«E questo cos’è?» disse Michelle all’improvviso.
«Cos’è cosa?»
«È il telefono!» urlò Michelle. «Il mio cellulare! Dov’è?»
«Là dietro sul sedile.»
«Prendi il timone.»
Michelle afferrò il suo cellulare e premette il pulsante di risposta. Il cuore le fece una capriola in petto quando udì la voce di King.
«Michelle, riesci a sentirmi?»
«Sì. Io e Todd in questo momento siamo su un’imbarcazione, diretti verso la casa di Sylvia. Abbiamo avvertito tutti.»
«Stammi a sentire, Eddie ha ancora con sé Sylvia. È diretto verso l’insenatura sottostante il posto dove è stata rivenuta la prima vittima. Sai dove si trova?»
«Sì.»
«Sto per andarci anch’io con il mio motoscafo.»
Michelle corse ai comandi con il cellulare premuto sull’orecchio, afferrò il timone ed eseguì una brusca virata, costringendo il Sea Ray a piegarsi talmente su un fianco fino a essere quasi perpendicolare all’acqua. Williams perse di nuovo l’equilibrio.
«Sono in rotta. Dieci minuti. Manderemo tutti là. Ah… un’altra cosa, Sean…»
«Sì?»
«Grazie di essere vivo.»
Eddie puntò la prua verso l’ansa di argilla rossa che sporgeva dall’insenatura in cui era appena entrato, ridusse al minimo la potenza dei motori e diresse il FasTech dritto verso terra. Poi aprì il portello della cabina sottocoperta.
«Okay, dottoressa, andiamo.»
Il getto di schiuma dell’estintore lo investì in piena faccia. Eddie barcollò all’indierro e fu colpito in testa con la bombola. Accecato, si coprì il viso con le mani e cadde in ginocchio. Ma sentì Sylvia oltrepassarlo precipitosamente e la fece inciampare con una delle sue braccia muscolose.
«Stai lontano da me, bastardo, stai lontano da me!» gli urlò lei.
Eddie si asciugò il volto con la mano. Gli occhi gli bruciavano da pazzi. Afferrò Sylvia per il colletto della camicetta, la sollevò di peso in aria e la scagliò sulla riva di argilla dura, dove la donna piombò malamente a terra e restò immobile.
Eddie aprì un gavone che fungeva da ripostiglio e prese un’accetta, saltò giù dalla prua e atterrò in piedi sulla terraferma. Entrò in acqua a guado sul fondale basso e affondò la testa sott’acqua per ripulirsi del liquido schiumogeno con cui Sylvia l’aveva spruzzato. Drizzò il busto, osservò il lago e i fulmini che crepitavano in lontananza, inspirò una bella boccata d’aria fresca, si voltò e risalì a riva verso Sylvia.
«Alzati.»
Sylvia non rispose.
«Tirati su, ho detto.» Sottolineò il punto con un calcio nelle costole.
«Credo di essermi rotta un braccio» piagnucolò Sylvia.
«Quale?»
«Il sinistro.»
Eddie si abbassò, l’afferrò per il braccio sinistro e la rimise in piedi a forza mentre Sylvia strillava di dolore.
«Cristo santo, mi stai ammazzando, bastardo!»
«Esatto. Hai indovinato.» Eddie la trascinò nel bosco.
Il motoscafo di King filava sopra il lago. Sbirciò dietro di sé e intravide uno sfavillio di luci circa mezzo miglio più indietro. Premette il pulsante di chiamata automatica sul suo cellulare, che in un modo o nell’altro si era salvato dal tuffo in acqua.
«Sei tu dietro di me?» domandò.
«Sì, e sto arrivando a tutta velocità» rispose Michelle.
King fece rallentare il motoscafo manovrando adagio per entrare nella stretta insenatura. Non appena scorse il FasTech arenato, spense i fari.
«Bene» disse nel cellulare, «a quanto sembra sono scesi a terra.»
Il Sea Ray apparve all’imboccatura dell’insenatura. Michelle rallentò, spense i fari e procedette adagio nelle acque poco profonde fino ad accostarsi al motoscafo del suo socio.
«Sei armato?» gridò a King.
Questi alzò la sua pistola. «Ho fatto un salto in casa prima di ripartire.»
Michelle e Todd presero due grosse torce elettriche dalla cabina del Sea Ray, e i tre scesero in acqua dalle rispettive imbarcazioni, raggiungendo la riva a guado, con le pistole puntate verso il FasTech giusto nel caso Eddie fosse steso là in agguato ad attenderli.
Coprendosi l’un l’altro, perlustrarono rapidamente il motoscafo superveloce e non trovarono nulla, a parte un estintore usato.
Si diressero di nuovo verso riva e si inoltrarono nel bosco.
«Distribuiamoci» suggerì King, «teniamoci però in contatto visivo. Niente luci per il momento, altrimenti potrebbe colpirci facilmente.»
Una folgore si scaricò a terra sulla collina di fronte, con una forza tale che il suolo parve tremare.
«Se non ci incenerisce prima uno stramaledetto fulmine» borbottò Williams.
Avanzarono a fatica fino in vetta alla collina e guardarono in basso.
«Duecento metri più giù sulla destra c’è il posto in cui è stato rinvenuto il primo cadavere, se non sbaglio» bisbigliò Ring.
«Più o meno» confermò Michelle.
«Avanzeremo adagio e con prudenza» disse Williams. «Quell’individuo è un pazzo scatenato, ma è cauto come un serpente. Non ho nessuna intenzione di fare la stessa fine di Chip…»
L’urlo straziante di Sylvia li fece sobbalzare, raggelandoli fin nelle viscere.
King si precipitò di corsa giù dalla collina, con Michelle alle calcagna, e Williams che li tallonava rumorosamente imprecando in retroguardia.
98
«Dio! Ti scongiuro, non farlo!» Sylvia era in ginocchio, con la testa appoggiata su un ceppo marcescente tagliato, e un ginocchio di Eddie piantato in mezzo alla schiena che la manteneva a forza in quella posizione.
«Ti prego» continuò a gemere. «Ti supplico.»
«Taci!»
«Perché lo fai? Perché?»
Eddie ripose la pistola nella cintura per attrezzi che aveva indossato sul motoscafo e tirò fuori un cappuccio nero dall’interno della muta da sub. Lo indossò e sistemò i buchi per gli occhi in modo da poter vedere. Non era il cappuccio nero con il simbolo del cerchio e della croce confiscatogli dalla polizia, ma sarebbe andato ugualmente bene per quell’estemporanea esecuzione.
Roteò l’accetta stringendo forte l’impugnatura nella mano.
«Le tue ultime parole?»
Sylvia aveva quasi perso i sensi per il dolore e la paura. Cominciò a mormorare qualcosa.
Eddie rise. «Stai pregando? Merda! Bene, hai avuto la tua chance.»
Sollevò l’accetta sopra la testa. Ma prima che avesse il tempo di calarla sul collo della sua vittima, il manico dell’accetta esplose in piccoli frammenti.
«Un colpo fantastico, Maxwell» borbottò Williams mentre si lanciavano in avanti.
Se pensavano che si sarebbe semplicemente arreso, compresero alla svelta che non era così.
Eddie spiccò un balzo di lato, quanto bastava per raggiungere una ripida china, e rotolando e scivolando arrivò in fondo. Si rialzò da terra in un istante e fuggì precipitosamente.
King corse da Sylvia e l’abbracciò amorevolmente.
«Va tutto bene, Sylvia» le sussurrò dolcemente. «È tutto finito.»
Accanto a loro ci fu un movimento fulmineo.
«Michelle!» gridò King. «No!»
Michelle saltò dalla china, rotolò giù e arrivò in fondo. Scattata in piedi con la stessa rapidità di Eddie, si lanciò all’inseguimento.
«Maledizione!» urlò King. Affidò Sylvia a Williams e seguì in volata la sua socia.
Correndo nel sottobosco, era in grado di dire dov’era diretta solo quando il buio nero pece veniva illuminato brevemente da un fulmine. O quando udiva uno schianto di passi in corsa davanti a sé.
«Perché diavolo lo fai?» gridò all’indirizzo di Michelle, anche se non era affatto certo che l’avrebbe udito.
Dopo aver trascorso l’ultima ora con Eddie Battle non aveva alcun desiderio di ritrovarsi ancora accanto a quell’uomo, a meno che non fosse dietro le sbarre con dodici guardie armate che lo circondavano. E forse anche così avrebbe preferito evitarlo.