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«Un pacco per te. Ci fermeremo a pranzo in quella tavola calda davanti alla quale siamo passati venendo qui, così potrai aprirlo.»

Era davvero una sudicia bettola piena di camionisti, ma il cibo era buono e il caffè bollente. Scovarono un tavolo sul retro e pranzarono con appetito.

«Non vuoi sapere come sta?» domandò King.

«No. Perché, ti ha chiesto di me?»

King ebbe un attimo di esitazione, e poi rispose: «No, non ti ha mai neppure nominato».

Michelle deglutì a fatica il suo boccone e lo innaffiò con un sorso di caffè.

«C’è ancora una cosa che non so spiegarmi» disse.

«Davvero? Soltanto una?» King tentò di sorridere.

«Che cosa c’era nel suo cassetto segreto che Remmy rivoleva a tutti i costi?»

«Penso che fossero delle lettere di un certo gentiluomo di sua conoscenza.»

«Allora Remmy aveva veramente una relazione?»

«No, è un caso di amore non corrisposto. Il gentiluomo in questione non avrebbe mai acconsentito ad avere una relazione con una donna sposata. Ma Remmy voleva comunque indietro le sue lettere.»

«Mi domando chi potrebbe mai aver…» Michelle si interruppe bruscamente, sgranando gli occhi. «Non…»

«Sì» si affrettò a dire King. «Sì. Ma era accaduto tanto tempo fa, e lui non fece mai nulla di cui vergognarsi. Si prese semplicemente a cuore una donna che, come risultò, non lo avrebbe meritato.»

«Dio, che storia triste…»

King l’aiutò a strappare la carta che avvolgeva il pacco. Entrambi restarono seduti a fissare ciò che conteneva.

Era il ritratto di Michelle nel costume da ballo dipinto da Eddie.

King guardò prima Michelle poi il quadro, ma non disse niente. Pagarono il conto e se ne andarono. Prima di salire in auto, Michelle buttò il quadro nel cassonetto della tavola calda.

«Pronta a tornare a casa?» domandò King mentre Michelle si accomodava al volante.

«Oh, sì.»

Michelle premette l’acceleratore, e ripartirono in un turbinio di polvere.

RINGRAZIAMENTI

A Michelle, difficile a credersi, il decimo romanzo, e non è finita qui. Non avrei mai voluto condividere l’avventuroso viaggio con nessun’altra.

A Rick Horgan, perché mi aiuta a vedere l’insieme e il particolare quando mi occorre veramente.

A Maureen, Jamie e Larry, per tutto quel che fate, e per essere degli amici straordinari.

A Tina Andreadis, per essere una cara amica e uno dei motivi principali per cui il pubblico sa chi sono.

Al resto dello staff della Warner Books, per l’immane lavoro di redazione e di supporto. So che i libri non si vendono da soli.

Ad Aaron Priest, per la sua costante disponibilità.

A Lucy Childs e Lisa Erbach Vance, per tutto quel che fate.

A Maria Rejt, per i solleciti commenti editoriali.

Alla dottoressa Monica Smiddy, per la sua incredibile perizia nel campo della patologia legale. Saresti un’ottima insegnante.

Alla dottoressa Marcella Fierro, per aver risposto con pazienza a tutti i miei quesiti e per avermi concesso uno sguardo dietro le quinte nell’ufficio del medico legale di Richmond.

Alla dottoressa Catherine Broome, per aver reso questo autore molto più attendibile in campo medico di quel che sia in realtà.

A Bob Schule, il mio esperto enologo, correttore di bozze intergalattico e grande amico.

Alla dottoressa Alli Guleria e a suo marito, il Dr Anshu Guleria, per avermi dato una mano nelle questioni mediche, per aver acconsentito a prestarmi le loro splendide automobili per la mia storia, e per essere dei meravigliosi amici. Splendida cosa i consulenti, eh?

A Jennifer Steinberg, per le eccellenti ricerche. Non ti ho ancora sconcertata, ma continuerò a provarci.

A Lynette e Deborah, per tutto quel che fate ogni sacrosanto giorno per farmi rigare diritto. So che non è un compito facile.

FINE