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«Kyle ha appena passato i trenta, e non gradisce per nulla lavorare qui dentro.»

«Immagino sia difficile abbordare le donne nei bar con la frase: “Ti va di vedere qualche bella salma?”» osservò Michelle.

«Credo che il sogno di Kyle sia quello di far parte di una rock band di fama mondiale» disse Sylvia.

«Bene, insieme ad altri venti milioni di ragazzini americani» commentò King. «Deve mettersi il cuore in pace. Io l’ho fatto a diciassette anni.»

Sylvia diede un’occhiata fugace ad alcuni fogli sulla scrivania, li firmò, chiuse il fascicolo, allungò le braccia sopra la testa stirandosi e sbadigliò. «Scusate. È da parecchio tempo che non eseguo tre autopsie una dietro l’altra, e c’è un’epidemia di influenza. Era di questo che mi stavo occupando nell’ambulatorio qui accanto.» Scosse il capo con aria stanca. «È una specie di schizofrenia. Un minuto prima sto esaminando la gola di una cinquantenne e un minuto dopo sto incidendo qualcuno col bisturi per accertare come è stato assassinato. Di solito passano anche dei mesi senza che metta piede nell’obitorio. Ultimamente non posso dire la stessa cosa.»

«Ci vuole una persona veramente speciale per fare quello che fai tu, Sylvia» disse King.

«Non ero a caccia di complimenti, stavo solo affermando un fatto palese. Comunque grazie lo stesso.»

Sylvia si rivolse a Williams, il cui pallore sembrava aumentare a vista d’occhio con il trascorrere dei minuti. Quando aprì bocca per parlare, il suo tono non era certo mieloso o cordiale. «Spero vivamente che si sia ripreso dalla prima autopsia, Todd.»

«Con la testa penso di sì, non sono sicuro di poter dire la stessa cosa riguardo allo stomaco.»

«Speravo davvero di vederla durante la necroscopia sui corpi di Steve Canney e Janice Pembroke» proseguì Sylvia. Poi aggiunse in un tono ammonitore che chiarì perfettamente il suo pensiero: «La presenza del capo della polizia di solito è utilissima».

Williams le rivolse una penosa occhiata di scusa. «Intendevo farlo, ma poi sono stato chiamato altrove.»

«Naturalmente.» Sylvia rivolse a King e Michelle un’espressione improvvisamente dura e inflessibile. «Voi invece avete entrambi lo stomaco forte?»

Michelle e King si scambiarono un’occhiata. King rispose per entrambi. «Abbastanza.»

Sylvia si rivolse a Williams. «Todd, ha qualcosa da obiettare se danno un’occhiata ai cadaveri? Naturalmente desidero che anche lei, o almeno uno dei suoi agenti, partecipi. A una giuria potrebbe apparire strano che nessun membro delle forze di polizia abbia esaminato i corpi almeno dopo l’autopsia.»

Sulle prime Williams parve seccato, poi impegnato in una lotta interiore. Alla fine, scrollò le spalle. «Che diamine, andiamo.»

10

La sala per le autopsie assomigliava molto allo studio medico di Sylvia, tranne che per il calore e i tocchi femminili. Tutto era d’acciaio inossidabile e perfettamente pulito. Due postazioni di lavoro con PC erano collocate su un lato della sala, e due tavoli da dissezione d’acciaio cromato, dotati di fori di scolo, tubi dell’acqua, rubinetti e canne flessibili erano posti sull’altro lato. I quattro avevano fatto tappa nello spogliatoio e indossato camici, grembiuli, guanti di gomma e mascherine prima di entrare. Sembravano extraterrestri in un mediocre film sul bioterrorismo.

Michelle si rivolse sussurrando a King, mentre Sylvia li precedeva per andare a parlare con Kyle.

«Vi ci vedo bene insieme, voi due. Avete entrambi il gene super mutante della pulizia immacolata. Ma non preoccuparti: ho sentito che stanno facendo ricerche per trovare una cura.»

«Non sperarci troppo» le bisbigliò King attraverso la mascherina. «Non oltrepasserò mai il confine della parte oscura.»

«Per prima cosa vi mostrerò la sconosciuta del bosco» disse Sylvia, tornando da loro.

Fu aperta una grande porta d’acciaio inox, e mentre Kyle spuntava spingendo un lettino a rotelle con un lenzuolo che copriva la donna morta, alcuni refoli di aria gelida uscirono dalla cella refrigerata.

Michelle cominciò a tremare in modo incontrollabile.

«Stai bene?» le chiese King.

«Certamente» ribatté Michelle battendo i denti per i brividi. «E tu?»

«Per un breve periodo sono stato studente di medicina prima di cambiare facoltà e iscrivermi a legge. E ho lavorato all’obitorio di Richmond per tutta un’estate. Ho visto una quantità di cadaveri.»

«Hai fatto l’assistente?»

«Pensavo che mi sarebbe servito ad agganciare le ragazze. Lo so, lo so… ma ero giovane e stupido.»

Kyle se ne andò. Prima di sollevare il lenzuolo, Sylvia scrutò Williams con un’espressione più gentile. «Si limiti a fare quel che le ho detto la prima volta, e non le accadrà nulla. Ha già visto il peggio di una necroscopia. Non ci saranno sorprese, glielo prometto.»

Williams annuì e si tirò su i pantaloni, dando l’impressione di trattenere il respiro e invocare un disastro naturale per potersela dare a gambe.

Sylvia sollevò il lenzuolo e tutti abbassarono gli occhi.

L’incisione a Y dal petto al pube dava l’impressione che il cadavere fosse stato aperto con una cerniera lampo. Gli organi interni della morta erano stati asportati, pesati e analizzati, dopo di che insieme a visceri, membrane e tessuti erano stati insaccati e richiusi nella cassa toracica. L’incisione che aveva aperto il cranio non era immediatamente visibile dal loro angolo di prospettiva, sebbene la faccia della donna si fosse afflosciata, come una bambola che avesse perso i punti metallici di sostegno.

«L’incisione paramastoidea è sempre rivelatrice» commentò King con ironia.

«Sono impressionata, Sean» osservò Sylvia, fissandolo negli occhi.

Williams diede invece l’impressione di voler strozzare King, se solo ne avesse avuto la forza.

L’odore del corpo era molto intenso nella stanzetta. Michelle fece per coprirsi il naso e la bocca con la mano nonostante indossasse già la mascherina. Sylvia fu lesta a impedirglielo.

«Il locale è tutt’altro che asettico, Michelle; ci sono germi ovunque, perciò non si tocchi il viso con le mani. E poi cercare di non sentire l’odore in quel modo non fa che peggiorare le cose. Con i fetori maleodoranti come questi i sensi si atrofizzano automaticamente nel giro di due minuti. Continui semplicemente a respirare.» Sylvia lanciò un’occhiata a Williams, il quale, a suo onore, stava inspirando grandi boccate d’aria a brevi intervalli l’urta dall’altra e si premeva una mano sul pancione prominente come per tentare di trattenerne a forza il contenuto. «Sul luogo del delitto i suoi agenti continuavano a correre via per riprendere fiato con un po’ di aria fresca e a tornare accanto al cadavere. Così l’unico effetto che ottenevano era quello di dare in continuazione ai propri sensi l’opportunità di riattivarsi.»

«Lo so» disse Williams tra un sibilo e l’altro. «Si sono vomitati addosso imbrattandosi la dannata uniforme. In un solo giorno ci siamo giocati un mese di budget destinato alla lavanderia.» Passò dal pallore cinereo al verde, ma continuò coraggiosamente a resistere.

Michelle si accorgeva di respirare velocemente e in modo irregolare. Come aveva detto Sylvia, il suo olfatto stava cominciando a diventare insensibile. Abbassò di nuovo gli occhi sul cadavere.

«Non è evidente alcuna ferita. È morta per strangolamento?»

Sylvia scosse il capo. «È stata la prima cosa che ho verificato. Sul collo ho usato un laser per vedere se c’erano abrasioni da legatura dal momento che nessun segno appariva alla luce normale. Pensavo che ne fosse rimasto uno sullo strato epidermico interno, ma non ne ho trovato. E lo ioide, la tiroide e la cricoide — una delle cartilagini della laringe — non erano rotte. Nei casi di strangolamento a volte lo sono.» La dottoressa guardò la sconosciuta sotto di sé. «Abbiamo fatto gli esami per verificare se c’era stata violenza sessuale. Sono risultati negativi. Chiunque l’abbia uccisa non l’ha stuprata o sessualmente violata. A causa delle procedure di un’autopsia ho potuto scoprire la causa del decesso solo alla fine. Sino a quel momento era stato un bell’enigma.» Sylvia adocchiò rapidamente Williams. «A quel punto lei se n’era già andato, Todd.»