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Williams la fissò di rimando con aria impotente. «Dannazione, dottoressa, ora sono qui e ce la sto mettendo tutta, okay? Allenti le briglie.»

«Non tenerci sulle spine, Sylvia» esclamò King. «Basta con la suspense. Com’è morta? E per piacere, vedi di ricorrere a un linguaggio adatto a dei neofiti, se ci riesci.»

Sylvia impugnò una lunga bacchetta di acciaio e, dopo averne infilato la punta nella bocca della sconosciuta, la usò per fare leva sulla mandibola.

«Le ha messo la canna di una pistola calibro 22 in bocca e ha sparato. L’angolo di tiro era intorno ai 75 gradi. La pallottola ha terminato la corsa incastrandosi nel cervelletto. Ho notato che aveva uno strano residuo sui denti, che non era stato lasciato dall’esplosione del colpo; in questo caso, la causa della morte sarebbe stata subito individuata. L’assassino deve aver ripulito i denti e la bocca con un liquido detergente per eliminare la prova. La ferita all’interno della bocca è stata cicatrizzata dai gas caldi emessi quando il colpo è esploso dalla pistola, cauterizzando il foro d’entrata del proiettile. Tuttavia i raggi X hanno rivelato la pallottola piantata nel cervelletto. Di norma sottoponiamo il soggetto ai raggi X prima di eseguire qualsiasi incisione, ma c’è stato un intoppo nello sviluppo della pellicola, perciò ho cominciato l’autopsia. Dopo che l’ho aperta, il solco della ferita e il proiettile si sono rivelati. Quando abbiamo avuto gli esiti della radiografia, la pallottola alloggiata nel cervelletto era impressa sulla pellicola.»

«Una canna di pistola in bocca non è un tipico metodo per suicidarsi?» commentò Michelle.

«Non per le donne» ribatté Sylvia. «È un classico Marte contro Venere, testosterone contro estrogeni. Gli uomini si suicidano di preferenza con armi da fuoco o impiccandosi. Le donne preferiscono veleni o barbiturici, incidersi le vene dei polsi o asfissiarsi mettendo la testa nel forno a gas. Inoltre sulle mani non ci sono tracce di polvere da sparo.»

Bang rifletté a voce alta. «L’assassino avrebbe dovuto sapere che la causa della morte alla fine sarebbe stata scoperta, nonostante abbia cercato di nasconderla.»

«Un altro punto interessante» disse Sylvia. «La donna non è stata uccisa nel bosco. È stata assassinata da qualche altra parte, all’interno di una costruzione, e il suo corpo è stato trasportato più tardi nel bosco. Più probabilmente a bordo di un’auto. Inoltre il cadavere era avvolto in un telo di plastica.»

«Come fai a esserne così sicura?» volle sapere King.

«Come ben sai, il rigor mortis è un semplice processo biochimico che si verifica dopo il decesso. Ha inizio nei piccoli muscoli della mascella, della mandibola e del collo e si estende verso il basso con il flusso sanguigno, interessando via via i gruppi muscolari maggiori, il tronco e le estremità, e di solito si completa in un lasso di tempo compreso tra le sei e le dodici ore. Dico di solito perché esistono varie eccezioni alla regola. Le diverse tipologie corporee e le condizioni ambientali possono influire in varia misura sull’estensione temporale del fenomeno. In una persona obesa il rigor mortis può non intervenire, e mentre da un lato il freddo inibisce l’inizio della rigidità cadaverica, il caldo la accelera. La rigidità permane in tutto il corpo fra le trenta ore e i tre giorni, dopo di che scompare nello stesso ordine in cui è comparsa.»

«D’accordo, e questo che cosa ci dice?» domandò Michelle.

«Moltissimo. La sconosciuta era una donna giovane, muscolosa e ben nutrita ma non sovrappeso. In assenza di forze ambientali particolari il rigor mortis su di lei deve essersi verificato secondo i normali parametri. La notte prima che fosse scoperta nel bosco la temperatura era scesa al di sotto dei 10 gradi, il che ha inibito in qualche modo il processo di irrigidimento del cadavere. Ebbene, la rigidità cadaverica della donna era completamente assente, e il suo corpo era flaccido quando l’ho esaminato sul luogo del delitto. Questo significa che al momento del ritrovamento era già morta da tre giorni al massimo, o come minimo da trenta ore. Data la risoluzione del rigor mortis malgrado il clima freddo, tenderei più verso l’ipotesi che fosse morta già da tre giorni quando è stata trovata.»

«Ma ha appena detto che la rigidità cadaverica non ha tempi precisi e varia a seconda dei casi» intervenne Michelle. «Forse c’era qualcos’altro… un altro fattore che ne ha alterato il processo.»

«C’è stato un altro riscontro oltre al rigor. Quando ho esaminato il corpo nel bosco, era già scolorito e gonfio dei gas prodotti dai batteri che si erano diffusi nel cadavere. Anche sulla pelle erano già comparse pustole e vesciche, e i fluidi stavano colando da ogni orifizio. Questo non inizia quasi mai prima di tre giorni dal momento del decesso.» Sylvia si interruppe brevemente. «E se giaceva in quel bosco da almeno trenta ore, e a maggior ragione da tre giorni, l’infestazione di larve e insetti sarebbe stata drammaticamente diversa rispetto a quella che ho riscontrato. Mi aspettavo di vedere una pesante aggressione di tafani e mosconi verdi, entrambi varietà da aria aperta. Le mosche attaccano un corpo morto quasi immediatamente e vi depongono le loro uova. Entro un lasso di tempo compreso tra uno e due giorni le uova si schiudono e il ciclo continua a ripetersi. Ora, quando nel bosco ho esaminato la bocca, il naso e gli occhi, ho trovato larve di mosca appena uscite dalle uova, ma di quelle che sono poi risultate normali mosche da casa. Le larve di mosca da ambiente esterno non si erano ancora dischiuse. Inoltre, al momento del ritrovamento del cadavere vermi e coleotteri da carogna avrebbero dovuto letteralmente infestarlo. Nulla impedisce agli insetti di compiere la loro opera. E a conclusione di tutto, dopo tre giorni trascorsi in quel bosco gli animali selvatici avrebbero dovuto aggredire la salma e rimuovere grosse parti carnose delle estremità. L’unica cosa che mancava erano le dita.»

Sylvia girò il cadavere di fianco e indicò delle macchie rosso-violacee sulla parte frontale, laddove il sangue si era coagulato dopo l’autopsia. «Sono ricorsa anche a un altro metodo per confermare la mia teoria secondo cui il corpo è stato spostato. Le macchie ipostatiche mi hanno effettivamente rivelato ciò che mi occorreva sapere. Come potete vedere, le macchie donano alla pelle un aspetto bruciato con i loro ricami scuri. Tuttavia, qui, potete anche notare che lo scolorimento cutaneo è sulla parte anteriore del torso, delle cosce e della parte bassa delle gambe. Le striature bianche che vedete sull’addome, la parte bassa del petto e su alcune parti delle gambe indicano i punti in cui il corpo è giaciuto contro qualcosa di duro, e la pressione conseguente ha inibito il processo di stravaso sanguigno.»

Sylvia piegò il cadavere in avanti in modo che potessero vederlo di schiena.

«Sulla schiena o sulla parte posteriore delle gambe potete vedere che non c’è questo tipo di scolorimento. In conclusione: è stata uccisa e poi è stata deposta a faccia in giù, e il processo di stravaso sanguigno ha avuto inizio. La macchie ipostatiche di solito si manifestano all’incirca un’ora dopo la morte e si completano entro le tre o quattro ore. Se il corpo viene rimosso entro altre tre o quattro ore, lo scolorimento originale può scomparire parzialmente e nuove tracce si formano quando il sangue fluisce di nuovo all’interno. Però le macchie ipostatiche fresche non sono prodotte da cambiamenti di posizione dodici ore dopo il decesso, perché a quell’ora il drenaggio del sangue si è completato.»