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«La famiglia Battle è tutta qui?» domandò Michelle. «Solo Bobby e Remmy?»

«No, c’è anche un figlio, Edward Lee Battle, anche se tutti lo chiamano Eddie. Ha quasi quarant’anni. Il nome per esteso di Bobby è Robert E. Lee Battle. Non siamo parenti. Lee è solo il suo terzo nome di battesimo, non un cognome. È piuttosto comune qui nel Sud, come lei di certo sa. C’era un altro figlio, Bobby Jr, gemello di Eddie. È morto di cancro quando era adolescente.»

«Poi c’è Dorothea, la moglie di Eddie» aggiunse King «e Savannah, la sorella minore di Eddie. Ho sentito che ha appena concluso gli studi all’università.»

«Ha detto che Eddie è prossimo alla quarantina» osservò Michelle «eppure Savannah si è appena laureata?»

Harry rispose: «Be’, Savannah è piovuta inaspettatamente dal cielo. Remmy aveva passato i quaranta quando il fagottino è arrivato. Per ironia della sorte, Remmy e Bobby sono stati separati per un certo periodo di tempo prima che nascesse Savannah, con la ferma intenzione di divorziare».

«Qual era il problema?» chiese King.

«Remmy scoprì il marito con un’altra donna, una prostituta. Non era la prima volta. Bobby aveva un debole irrefrenabile per quel tipo di donne. All’epoca tutto fu tenuto nascosto con la massima discrezione. Pensavo che fosse davvero la goccia che fa traboccare il vaso, ma poi fecero pace e il matrimonio si rinsaldò.»

«Un fagottino fa questo e altro» commentò King.

«Abitano tutti insieme?» domandò Michelle.

Harry scosse il capo. «Bobby, Remmy e Savannah vivono nella grande villa di famiglia. Eddie e Dorothea abitano accanto, in quella che un tempo era la rimessa per le carrozze, ma che adesso è una parte separata della proprietà. Ho sentito delle voci secondo le quali anche Savannah presto potrebbe trasferirsi altrove.»

«Immagino che parte del suo fondo fiduciario scada a università terminata» disse King.

«E mai troppo presto per lei, probabilmente» confermò Harry.

«Mi pare di capire che non va molto d’accordo con i genitori, eh?» osservò Michelle.

«Mettiamola così: Bobby è stato un padre molto assente, e sia Savannah che Remmy sono donne forti e indipendenti, cioè ben poco disposte ad accettare imposizioni.»

«Eddie e Dorothea cosa fanno?» domandò Michelle.

Fu Harry a rispondere. «Eddie è un pittore professionista e un appassionato di rievocazioni storiche della Guerra civile americana. Dorothea ha una sua agenzia immobiliare e se la passa piuttosto bene.» Scoccò a Michelle un sorriso malizioso. «Gli appartenenti alla cerchia sociale dei Battle cambiano partner a un ritmo allarmante, e di conseguenza sono spesso alla affannosa ricerca di nuove e ancor più sfarzose dimore. Se da un lato le finanze personali di Dorothea traggono beneficio dalla sua occupazione privata, dall’altro l’agenzia immobiliare le fornisce più di un’occasione per essere sempre aggiornata su chi sta con chi.»

«Sembra quasi di essere a Peyton Place» commentò Michelle.

«Oh, ci siamo lasciati alle spalle Peyton Place anni fa» ribatté Harry.

«E ora veniamo a Junior» soggiunse King.

Harry posò la tazza di tè e prese un fascicolo dalla sua scrivania. «Junior stava eseguendo non so quale lavoro per i Battle. Specificamente, un lavoretto nel guardaroba di Remmy, adiacente alla camera da letto. È bravo nel suo mestiere. Ha persino fatto alcuni lavori per me qui, e si dà da fare per un mucchio di altra gente della zona.»

«E il reato di cui è accusato?» domandò King.

«Furto con scasso. Nel guardaroba di Remmy c’era uno scomparto segreto nel quale la donna teneva gioielli, denaro in contanti e altri preziosi. Il cassetto è stato forzato e svuotato del suo contenuto. E c’era pure un nascondiglio segreto nel guardaroba di Bobby. Anche questo è stato scassinato e svaligiato. Un furto per un valore totale intorno ai duecentomila dollari, ho sentito, compresa, purtroppo, la fede nuziale di Remmy.» Harry lesse qualcosa nel fascicolo, poi aggiunse: «E l’inferno stesso non si può paragonare alla furia di una donna defraudata della sua fede nuziale».

«E sospettano di Junior perché stava eseguendo dei lavori in casa?» domandò Michelle.

«Be’, alcune prove parrebbero dimostrarlo e attribuirgli la responsabilità del furto.»

«Che cosa, per esempio?» chiese King.

Harry enumerò gli indizi sulla punta delle dita. «Il ladro ha commesso un’effrazione ed è entrato in casa da una finestra del primo piano. La finestra è stata forzata e sull’intelaiatura è rimasto il segno di un attrezzo e alcuni minuscoli frammenti di metallo che corrispondono a un grimaldello di proprietà di Junior. Questi possiede anche una scala in grado di arrivare all’altezza della finestra. Inoltre gli investigatori hanno trovato dei frammenti di vetro nei risvolti di un paio di pantaloni da lavoro di Junior. Non corrisponde esattamente al vetro della finestra scassinata a Casa Battle, ma è simile. Sono entrambi vetri affumicati.»

«Hai detto che il rapinatore ha forzato la finestra» osservò King. «Da dove sono usciti i frammenti di vetro?»

«Una parte della finestra si è rotta quando è stata forzata. Suppongo che l’ipotesi sia che a Junior siano rimasti addosso i frammenti di vetro quando ha scavalcato il davanzale per intrufolarsi in casa. Vicino alla finestra della stanza da letto di Remmy c’erano delle impronte sul parquet. Corrispondono a un paio di scarponcini da lavoro trovati a casa di Junior. Sul pavimento del guardaroba di Remmy è stato ritrovato del materiale da costruzione: della calcina, polvere di cemento, segatura, insomma il genere di roba che Junior avrebbe avuto sulle scarpe, considerato il mestiere che fa. C’erano anche tracce di terra che, si è scoperto, appartiene al terreno circostante la casa di Junior. Prove simili sono state trovate anche nel guardaroba e nella camera da letto di Bobby.»

«Quindi dormono in due stanze separate?» domandò Michelle.

Harry inarcò un sopracciglio. «Una notizia che sono sicuro Remmy avrebbe preferito tenere nascosta.»

«Okay, tutti indizi incrminanti, però circostanziali» osservò King.

«Be’, c’è un’altra prova evidente. O immagino che farei meglio a dire due prove. L’impronta di un guanto e un’impronta digitale che corrispondono a Junior.»

«L’impronta di un guanto?» ripeté Michelle.

«Era un guanto di pelle» spiegò Harry «e i guanti di pelle hanno trame e linee precise, proprio come delle vere e proprie impronte digitali, o almeno così mi hanno detto.»

«Ma se indossava un paio di guanti, com’è che hanno scoperto una sua impronta digitale?» insistette King.

«Presumibilmente c’era un buco in una delle dita del guanto. E Junior ne possiede uno così.»

King fissò Harry. «Qual è la versione dei fatti fornita da Junior?»

«Proclama con forza la propria innocenza. Dice di aver lavorato da solo tutta la notte fin quasi all’alba nella nuova casa che sta costruendo per sé e la sua famiglia lontano da qui, nella contea di Albemarle. Non ha visto nessuno e nessuno lo ha visto. Così non ha uno straccio di alibi.»

«Quando è stato scoperto il furto?» domandò King.

«Se n’è accorta Remmy intorno alle cinque di mattina, al ritorno dall’ospedale. La sera prima si era ritirata in camera da letto verso le otto, e in casa sono rimaste delle persone fin verso le undici, più o meno. Perciò probabilmente il furto è avvenuto suppergiù tra mezzanotte e le quattro di mattina.»

«Chiaramente nell’arco temporale in cui Junior dice di aver lavorato tutto solo nella sua nuova casa.»

«E nonostante tutte queste prove» dichiarò Michelle «lei pensa che sia innocente, giusto?»

Harry incrociò e sostenne il suo sguardo. «In passato ho rappresentato vari colpevoli. Fa parte della professione. Da giudice ho visto colpevoli andarsene liberi e innocenti finire in galera di tanto in tanto, e di solito in entrambi i casi mi sono trovato con le mani legate, impotente a porvi rimedio. Ora, nel caso di Junior, ho la ferma convinzione che non abbia commesso il reato di cui lo si accusa per una semplice ragione: con un valore di duecentomila dollari in mano, tra contanti, titoli al portatore e gioielli, quella povera anima non saprebbe più cosa fare, peggio che se io tentassi di vincere una medaglia d’argento alle Olimpiadi in un quattro con femminile.»