— Voi non avete nulla a che fare con quello che vuole John, non è così? È stata tutta un’impresa inutile.
— Forse. Se non riuscirà a dimenticare i suoi sogni infantili e le sue ambizioni per vivere nel mondo reale allora sì, è stata un’impresa inutile.
— Lo giudicate infantile?
— Voi no?
— A volte — ammisi. — Ma ci sono momenti in cui sembra essere molto più adulto di noi. Ha uno “scopo” nella sua vita. Si fa chiamare Lucciola, ed è un bel nome. È il suo nome. Penso che mi disprezzi perché sono soddisfatto. Sono un uomo semplice, non desidero nulla di più, tutto quello che viene lo accetto. Con l’età ho perso le mie abitudini infantili. Ma sono più vecchio, più saggio o semplicemente meno vivo? Non sono veramente felice, ma quando sono infelice cerco di resistere e aspetto di ritornare a uno stato di neutralità emotiva. John non lo sopporterebbe. Per lui l’infelicità è una vera sofferenza e la felicità un vero sogno. Uno stato di neutralità emotiva non ha nessun significato per lui, non può esistere. Forse è un bambino, ma un bambino meraviglioso.
— Quello che vuole non è reale, è l’immagine di un passato illusorio, distorto dal tempo e dalla sua mente. L’Età dell’Oro, di cui parla tanto, non era un paradiso. Era un mondo duro e sgradevole, pieno di tensioni e contrasti. Questo spirito d’iniziativa che tanto ammira consumava gli uomini, li mutilava e li uccideva. E anche a quel tempo alla maggior parte degli uomini non importava di nulla. Ci saranno sempre milioni di persone come voi, Matthew, adesso come allora.
— John non può sapere queste cose — dissi.
— Io sì, sono nato lì. — Accese la pipa e aspirò con forza per far prendere fuoco al tabacco. — Ha inventato storie su se stesso e sugli altri in epoche e luoghi puramente immaginari. Ma creare storie ispirandosi alla realtà rischia di rovinare le storie stesse, non riesce a capirlo? Le storie sono chiare e coerenti, hanno un inizio, una fine e una morale. Sono distillate nei loro elementi base. Ma tutto ciò non è la vera vita. La vita è molto più varia, così varia che riusciamo a malapena a viverne un minuscolo frammento. È questo il nostro problema: non siamo capaci di “vedere”. Siamo dei vermi ciechi che strisciano nella terra, Matthew. Ovunque andrà John non riuscirà a trovare ciò che cerca, nemmeno se potesse tornare indietro nel tempo.
— Non trovare ciò che cerca non lo fermerà.
Ci fu un attimo di silenzio.
— Non gli potreste rivelare il vostro segreto? — gli domandai. — È vero, John non può tornare indietro nel tempo, ma qui non c’è speranza per lui, né in nessun altro luogo del mondo. Concedetegli almeno di visitare dei posti nuovi. In mancanza di meglio potrà conoscere il vostro Uomo Futuro e apprezzare la vostra verità per quello che è. Non gli dobbiamo almeno questo?
— Io non gli devo nulla.
— Nessun aiuto? Non gli dovete proprio nulla? Gli neghereste persino quello che potreste offrirgli?
Si alzò e girò intorno alla poltrona afferrando lo schienale e sporgendosi in avanti come se fosse turbato.
— Non posso dargli proprio niente — disse. — Ho mentito quando mi sono definito “l’uomo che può viaggiare nel tempo”. L’ho fatto una volta, ma ora non più. Non potrei andare nel futuro anche se lo volessi, e per questo dico a me stesso che non voglio andarvi. Qui sono un naufrago senza più risorse. Un tempo ero come lui: cercavo una risposta. Ho cercato e cercato, ho passato al setaccio l’Età dell’Oro, quella che John pensa possa avere una risposta, ma non ho trovato nulla. Ipocrisia, apparenza, falsa ragione e falsa speranza, ecco ciò su cui era fondata la sua Età dell’Oro. Tutto quello che aveva da offrire era tormento e miseria. Per questo ho continuato il mio viaggio nel tempo pensando che sarebbero giunti tempi migliori. Nonostante l’inadeguatezza del nostro modo di essere, quello che avevamo era così importante, così meraviglioso, e io sentivo dentro di me che l’intero universo sarebbe stato nostro, che un giorno o l’altro avremmo scoperto i segreti della vita. Ma mi sbagliavo. Anno dopo anno, secolo dopo secolo era sempre lo stesso. Il nostro modo di “essere” non mutava e quello che avevamo lo perdemmo perché non poteva darci ciò che volevamo. Se aveste visto quello che ho visto io… se solo poteste immaginare, allora capireste che è tutto inutile. Non esiste una risposta, e l’Uomo in sé non è una risposta esauriente. Quando rivedrete vostro fratello, ditegli che rincresce anche a me, che mi dispiace per quello che prova, per quello che pensa, per quello che crede di volere. Mi dispiace di non potergli offrire niente, né una risposta né un modo per viaggiare nel tempo.
— Potreste lasciargli continuare la ricerca — insistetti. — Potreste dirgli come andare avanti.
— Potrei dirglielo, ma non potrebbe farlo. Vedete, non è così semplice come sembra. Non ho attraversato “materialmente” il tempo, è il “tempo” che mi ha attraversato “quantitativamente”. Soggettivamente il risultato è lo stesso. Oggettivamente è molto differente. Il tempo non è una dimensione lungo la quale ci si può muovere. È una qualità della mente. L’orologio che registra i minuti e le ore è solo un interprete che crea un’illusione di esteriorità per un’esperienza che ha luogo solo “dentro” di noi. Il flusso del tempo non è sempre uguale. Siamo tutti sincronizzati l’uno con l’altro, ma quello che accade veramente in ognuno di noi è molto diverso. Si diceva che l’uomo sarebbe vissuto solo settant’anni durante la sua vita terrena, ma non era vero. Gli uomini hanno vissuto per secoli, per millenni. Sono stati loro stessi a limitarsi a una sola unità di tempo, a un quantum se preferisci. Il tempo dell’universo non è un passaggio misurato dal ticchettio di un orologio. È un’entità singola e composita della mente umana. Il limite, il solo limite, è la percezione dell’uomo.
“Ho assunto una droga che ha ampliato la mia percezione e la mia prospettiva, ma solo in un senso: come diciamo noi, in ‘avanti’. Non mi ha dato l’immortalità, non mi ha dato potere. Il mio essere è debole e limitato come il vostro. Si è semplicemente dilatato coprendo un periodo di tempo maggiore. Ma adesso è tutto finito. La mia percezione si è riassorbita, forse perché l’effetto della droga era solo temporaneo. Non so dire se ho perso le mie facoltà percettive perché non riuscivo più a vedere o perché non ‘volevo’ più farlo, ma per quel che mi riguarda è lo stesso.
“La droga ha fatto effetto su di me, ma potrebbe non farlo su vostro fratello. Potrebbe influenzare la sua mente in modo diverso, potrebbe ucciderlo. Ma se vuole provare, deve procurarsela. Non so da dove venga né come produrla. Non so nemmeno dove potreste trovare qualcuno che sappia dirvi qualcosa di più.”
L’uomo ricadde nel silenzio. E così il futuro poteva essere raggiunto attraverso una droga! Forse, dopo tutto, la fuga offertaci dal nano nel paese senza nome prima di Hawkeyrie era quella che cercava John. Ma cosa mi aveva rivelato la porta? “Senso unico. Non potete uscire da questa parte. Fuggire non serve a nulla.”
Si trattava comunque sempre di droghe e di altri espedienti per acuire la percezione. Il dio che plasmava statue senza sesso portava un anello. Qualcuno glielo aveva fornito, e qualcuno aveva fornito la droga al nano.
E c’era solo una fonte possibile…
11. Tempo di morire
Come avevo previsto, John non ritornò. Me ne andai verso mezzanotte. La luna risplendeva e l’aria di montagna era limpida e fredda. Immaginai che John fosse tornato al carro, nonostante la donna che ora aveva con sé la sua preziosa balestra.
Avevo ragione. A dire il vero, lo trovai in casa della donna, una piccola capanna nascosta tra gli alberi vicino alla strada dov’era abbandonato il nostro carro. Sembrava che l’odio della donna per i viandanti si fosse placato, tanto da offrire un riparo al ragazzo. La mente di John era occupata da sentimenti ben più seri del rancore per un cavallo morto o per una balestra rubata. E così la povera Darling fu ben presto dimenticata.