— Vorrei scambiare qualche parola con voi, signora — disse John.
La donna lo guardò sorpresa. Scrollai le spalle e mi spostai di lato verso il fuoco per godere di quell’intenso calore che mi faceva dolere il viso e le mani. Passò qualche secondo prima che mi portassi a una distanza più ragionevole e più gradevole.
Le parole di John, sebbene pronunciate a bassa voce, arrivarono fino a me. — Ho sentito dire che siete una veggente — affermò John.
Questa era una novità per me. Di certo non eravamo mai passati per quella strada prima d’ora, ma John parlava sempre con un sacco di gente. Forse qualcuno gli aveva fatto il nome di Queen e del Lupo rosso.
— E allora? — domandò sospettosa. Mi voltai e la vidi lanciare occhiate fulminee all’avventore più vicino. Ma l’uomo o non aveva udito o se ne fregava. Continuò a parlare del tempo con chi gli stava a fianco.
— Mi hanno riferito di certe storie che raccontate — continuò John.
— Che cosa vuoi? — domandò la donna. — Ti costerà parecchio se vuoi che ti predica il futuro.
— Non mi interessano le predizioni — rispose, sprezzante. — Solo le strane storie. Potrebbero somigliare ad altre che ho sentito raccontare. Credo che le abbiate ascoltate da un uomo che conosco e vorrei sapere dov’è adesso.
La donna rifletté.
— Non dovresti rivolgerti così a una che ha il dono della profezia — disse con uno sguardo gelido. John non ne fu per nulla impressionato. Quando era sicuro del fatto suo diveniva praticamente imperturbabile. — Le cose che non capisci — continuò la donna — non sono tutte bugie.
— Non mi interessano nemmeno le bugie — rispose John con un tono diplomatico che non era da lui. Pensai che forse finalmente aveva imparato la buona educazione. — Vi sarei grato se mi diceste semplicemente dov’è andato — disse pazientemente.
— Via — rispose la donna in maniera evasiva. — Se rifiutare questo mondo significa che vuoi il suo, allora sei matto com’era lui. Si guardava costantemente alle spalle, era sempre impaurito. Ma parlava, certo. In continuazione. Sì, uso le sue storie per spaventarli — e indicò i clienti. — E perché no? Se io non ho visto quello che racconto, conosco chi l’ha fatto. E forse non gli ho già dato abbastanza per questo? — Si fermò all’improvviso. — Chi è quell’uomo? Rispondi alla mia domanda e ti dirò che strada ha preso.
— Era un uomo che proveniva da un altro mondo — disse John. Muoveva gli occhi da tutte le parti. — Molto lontano da qui. Non vi ha raccontato che poteva viaggiare nel tempo? Non si è vantato di poterlo fare? Sono sicuro di sì perché da quel che so di lui non era certo il tipo da lasciarsi sfuggire un’occasione per vantarsi. Anche voi vedete che questo mondo ormai è morto, è vecchio e in rovina, ma lui può percorrere altre strade, può ritornare ai giorni in cui le nostre città ricoprivano il mondo, può andare ovunque vuole… in tempi dove c’erano scopi nella vita e ricchezze da cercare. Voglio trovarlo, voglio che lui mi porti là.
— E cosa faresti se ti dicessi che è ritornato da dove è venuto? — disse aspramente, — Che è ritornato nel passato, dove non puoi raggiungerlo?
— L’ha fatto davvero? — domandò John, C’era un accenno di terrore nella sua voce. Quella era una cosa che temeva davvero.
— No, ma l’avrebbe fatto se ci fosse stata anche una sola parola di verità in tutte le sciocchezze che raccontava. Perché sarebbe dovuto restare qui se il luogo da cui proviene è così bello? È andato a ovest, nelle terre sterili. Più morte del resto del mondo, se vuoi il mio parere. Perché avrebbe dovuto farlo, eh? Con tutte quelle belle città dove andare? Stai correndo dietro a un sogno, ragazzo. A una favola.
“Diceva di cercare il futuro, ma non voleva andargli incontro. Gli ho chiesto di restare e dividere il futuro con me, l’ho implorato, ma lui mi ha ignorato. Si ferma per un po’ e poi riparte, è così che fa. — La donna inarcò leggermente le labbra, come se avesse avuto un gusto amaro in bocca. — Mi ha lasciato per le terre disabitate dell’ovest. Mi ha lasciato con tutti i suoi folli deliri e le sue pazze storie. Mi ha lasciato a recitare la parte della veggente con le sue parole, ma mi ha lasciato anche degli incubi.”
Decisi che parlava troppo. Chissà che bella coppia avevano fatto!
— Anche a me ha lasciato qualcosa: dei sogni — disse John, e mi raggiunse vicino al fuoco.
— A ovest — mi disse semplicemente.
— La conoscevi? — gli chiesi.
— Ne avevo sentito parlare.
Risi sottovoce.
— Che c’è?
— Perché lo fai? — gli chiesi. — Cosa deve pensare di te quella donna quando fai quei discorsi ridicoli e dici di rifiutare il mondo e di aver ricevuto in consegna dei grandi sogni da uomini che possono viaggiare nel tempo? Non vedi che per lei quell’uomo è solo il re dei bugiardi? Se l’è portata a letto con le sue storie fantastiche e poi è passato a qualcun’altra. L’hai fatta parlare troppo e si odierà per questo, e odierà anche te. Perché, John? Non sei tenuto a raccontare loro tutta questa folle storia. A quale scopo?
Mi guardò con un’espressione che da alcuni anni si era fatta sempre più evidente. Commiserazione deliberata. Uno sguardo che pareva dire: “Non posso aiutarti se tu non vuoi lasciarti aiutare”.
— Sei morto — disse in tono accusatorio. — Fai parte di questo gran marciume. Dovrei vergognarmi delle mie idee? Non hai una ragione per vivere?
— Nemmeno una — risposi — e prima ti renderai conto che le tue sono illusioni, prima ti adatterai a vivere una vita normale.
John non aggiunse altro. Si sedette semplicemente a guardare il fuoco dimenandosi nei vestiti bagnati.
— Faremmo meglio ad andare a dormire — dissi. — Lasciamo che i vestiti si asciughino da soli.
Scrollò le spalle di malumore e io andai a chiedere a Queen di mostrarci la nostra stanza.
2. Il sole
Così ci dirigemmo a ovest. In principio attraversammo colline più o meno verdeggianti, poi terre brulle, sterili e desolate a causa dell’accanito sfruttamento e del cattivo impiego del terreno avvenuto nei secoli precedenti. Passammo per un gran numero di paesini che si stringevano attorno alla strada dissestata aggrappandosi avidamente a qualunque pezzo di terra ancora coltivabile. Erano sempre ingombri di spazzatura e infestati da miriadi di mosche che ci infastidivano con il loro perenne ronzio quando ci fermavamo per mangiare o per fare domande. Non volevamo restare a dormire in quei posti, a meno che il tempo non fosse particolarmente brutto, cosa che accadeva raramente. La tempesta scoppiata la notte da noi trascorsa nella locanda del Lupo rosso fu infatti l’ultima pioggia che vedemmo per un lungo periodo.
Ovunque domandassimo dell’uomo che interessava tanto John, ricevevamo più o meno la stessa risposta: “Ah… chiedete di lui ad Anna. L’ha messa incinta e un mattino se n’è andato via prima che facesse giorno. Quando se n’è accorta, la poverina si è messa a piangere per strada, in ginocchio, in mezzo alla polvere. Sì, dritto verso ovest. Dove porta la strada? Be’, c’è solo deserto da quella parte, anche se…”.
E così raggiungemmo il deserto. Non era un deserto caldo e sabbioso come quelli che si dice esistano nel lontano sud, ma un territorio selvaggio di rocce e terra grigia e ruggine. Erano i resti di una città un tempo estesa per più di duecento chilometri.
Non eravamo mai molto colpiti dalla desolazione del paesaggio eccetto quando il sole di mezzogiorno risplendeva in un cielo terso. Fu nel primo pomeriggio di uno di quei giorni che vedemmo il secondo sole.
Darling avanzava lentamente evitando le fenditure di un terreno friabile e riarso dal sole. La strada era assai brutta in quel punto nonostante fosse poco battuta, o forse proprio per questo motivo. Il calore produceva una foschia che rifletteva le strìature color ruggine del suolo e mi faceva girare la testa. All’orizzonte comparve una luce intensa ma non vi prestai grande attenzione. John non disse niente, ma sono certo che la vide nello stesso istante in cui la vidi io.