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“Dici di essere un ribelle, di avvertire un disagio che nessun altro sembra sentire, e qual è la tua soluzione? Fuggire dove tutti sentono quello stesso disagio. E questo può dare loro sollievo? Può renderli più sopportabili? Mi fai pena, amico mio, perché, a differenza di quello che pensi, non sei mosso da una grande ambizione, ma afflitto da una malattia.”

Alvaro era un uomo crudele, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Il flusso continuo, monotono e sferzante delle parole di Alvaro avevano cullato John verso un sentimento di rabbia sorda che si manifestò quando finalmente il monologo dell’omino fu terminato.

— Voi! Voi mi fate la predica sul peccato dell’orgoglio, sulla malattia dell’ambizione. Ma cos’è la vostra Confraternita, Padre Alvaro, se non un’istituzione che si è prefissa di determinare il destino dell’Umanità? Dite di non ammettere alcuna illusione di vanità… alcun dio, però volete ergervi a Dio voi stesso. Preparate la strada all’Uomo Futuro, insegnate il trionfo dell’Uomo Futuro. Chi vi dà il diritto di determinare il futuro?

— Non abbiamo alcun diritto — ammise Alvaro. — In un certo senso hai ragione Ci facciamo carico di un sacco di cose, ci diamo da fare quando forse dovremmo solo aspettare, ma non lo facciamo per orgoglio. Non diciamo di essere gli Eletti che guideranno l’Umanità verso il suo destino. Non vediamo degli dei in noi stessi, non ci ergiamo al ruolo di Dio. Svolgiamo solo quello che pensiamo sia il ruolo dell’uomo. La tua accusa ha del vero, ne siamo coscienti e ne proviamo vergogna. Agiamo in nome delle nostre convinzioni, ed è impossibile credere che non vi sia vanità in tali azioni. Dopo tutto la vanità è un peccato così facile e subdolo. Facciamo quello che pensiamo sia meglio, John, ma non neghiamo che potrebbe risultare sbagliato. Perlomeno abbiamo l’umiltà di ammetterlo.

Ci fu di nuovo silenzio.

Nonostante la fiduciosa affermazione di John, non vedemmo più il sole e alla fine mi fermai senza preoccuparmi di consultare mio fratello una seconda volta. Saltai giù dal carro e mi diedi da fare per togliere la bardatura a Darling prima che John avesse anche solo pensato di poter protestare, cosa che infatti non avvenne.

Mentre ci preparavamo per la notte, dissi ad Alvaro riprendendo un discorso cominciato molto tempo prima: — Ho sempre pensato che il dipnoo potesse conquistare la terra. Respirava aria, non acqua.

Alvaro scosse la testa con un’aria che esprimeva un misto di condiscendenza e sopportazione. — No, Matthew. Un pesce che respira aria è ancora un pesce, così come una scimmia senza peli è solo una scimmia che pensa di essere più bella. I dipnoi uscirono dall’acqua per respirare aria, trovarono il modo di camminare sulla terraferma e di cacciare. Riuscivano a sopravvivere a lunghe estati di siccità, ma avevano ancora bisogno dell’acqua per riprodursi. Non costituirono il vero passaggio tra il mare e la terra, ma ne posero le basi. I loro figli, e i figli dei loro figli, progredirono grazie al caso e alla selezione naturale e vennero diversificati e riclassificali. E finalmente, al termine di un lungo percorso con vicoli ciechi, arrivarono i rettili. Vedete, esiste un’unica linea di discendenza che va dalla base dell’albero al punto più alto, ma nessuno sa quale sia il percorso perché non è diretto. Quella linea porta all’uomo, ma passa attraverso l’uomo. Che ora l’uomo sia il ramo più alto non implica che quello sia il limite delle aspirazioni dell’albero. L’albero continua a crescere, continua a mutare. Ci saranno nuovi rami più alti ancora. Non possiamo dire quanto crescerà l’albero, né se si fermerà.

— E quale sarà l’aspetto del vostro Uomo Futuro?

— Non lo so! Non lo vedrò. Sapete, il tempo sembra volare, ma in realtà scorre molto lentamente. Temo che un giorno o l’altro si fermerà. Quel giorno, probabilmente, sarà il giorno dell’Uomo Futuro. Io morirò molto prima di quel tempo.

John si era allontanato. Lo raggiunsi per dargli la buonanotte ma si era già addormentato. Sicuramente sognava di un nuovo giorno, di un incontro e di un viaggio. Era tutto raggomitolato nelle coperte come un feto.

— Dorme come un bambino — dissi ad Alvaro.

L’omino scosse la testa, come per dissentire, ma non si diede la pena di dare spiegazioni.

5. Vecchia luna

Come se la strada che percorrevamo tra le montagne non fosse già sufficientemente tortuosa, l’uomo che viaggiava nel tempo cominciò a cambiare direzione ogni volta che chiedevamo di lui. I villaggi di montagna erano rari e sparsi disordinatamente lungo i pendii, collegati da sentieri accidentati che di rado avevano visto mezzi di trasporto. L’uomo sembrava deciso a toccare ogni paese. Ovviamente non aveva fretta, ma le strade sulle quali dovevamo viaggiare per inseguirlo erano così difficili e faticose che quasi disperammo di riuscire mai a raggiungerlo.

Ormai doveva essersi accorto che lo stavamo seguendo. Il suo percorso era così irregolare, e le informazioni viaggiavano così velocemente tra i paesi che la notizia della nostra ricerca poteva facilmente aver raggiunto prima di lui una delle sue mete.

Gradatamente ci avvicinammo ai solitari picchi dell’ovest. Avendo lasciato la strada principale per i sinuosi sentieri di montagna e i tratturi di formazione più recente, la distanza tra i centri abitati era così difficile da coprire che spesso riuscivamo a trovare un riparo solo a notte fonda. Non volevamo dormire all’aperto a quell’altitudine perché il vento gelido, che spesso soffiava dalle montagne, poteva trasformare il nostro sonno in sofferenza. In quei giorni cominciammo ad apprezzare la presenza del Padre: la gente lo conosceva, o almeno conosceva i suoi compagni, ed era contenta di offrirci cibo e riparo per pochi soldi o gratuitamente. John lasciò intendere che sarebbe stato interessante sapere quale servizio poteva rendere loro la Confraternita in cambio di questa sollecitudine, ma il ragazzo era spesso irrispettoso nei confronti delle azioni e dei pensieri di Padre Alvaro, e venne saggiamente ignorato.

Un giorno viaggiammo per quasi quattordici ore rese estenuanti dal fatto che le ruote si ostinavano a rimanere bloccate nelle fenditure del terreno e per liberarle dovevamo continuamente scaricare e caricare il carro. Faceva già buio da un’ora, e una luna piena, incredibilmente grande e luminosa, sovrastava la cima del Picco dei Dolori, quando udimmo delle voci portate dal vento notturno.

Le voci sembravano intonare una cantilena, cosa che non preoccupò né me né mio fratello, ma che sembrò agitare Alvaro.

— Fai attenzione Matthew — mi avvertì. Lo disse con evidente trepidazione, e per un uomo abitualmente tanto calmo e fiducioso era indizio di qualcosa di strano e sinistro.

— Che succede? — domandai fermando il carro.

— Potrebbe trattarsi di qualcosa con cui non vorremmo avere a che fare — rispose vagamente Alvaro.

— Ma cosa?

Alla fine ammise: — Non lo so. Non conosco questo territorio. Ci troviamo molto più a ovest, di dove sia mai arrivato. Temo che il piacere della vostra compagnia mi abbia portato un po’ fuori strada, ma non è importante. Questi villaggi così isolati spesso hanno delle consuetudini bizzarre. Non giudicate ogni villaggio da quello che avete visto in uno solo. Gli abitanti delle montagne sono gelosi della propria gente e delle proprie abitudini.

— Ma stanno solo cantando — protestai.

Darling riprese la marcia senza che gliene avessi dato l’ordine. Di sicuro si era stufata delle nostre discussioni di quegli ultimi giorni: ne aveva ascoltate a sufficienza per una vita intera.