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Tornò a casa per una licenza di trenta giorni. Dopo aver ottenuto l'approvazione dei genitori, cavalcò oltre le colline fino alla fattoria di Rega Toebawe, per chiedergli la mano della figlia. Il rega e sua moglie dissero alla figlia che approvavano la proposta del giovane e le chiesero, non essendo dei genitori severi, se voleva sposare Teyeo. «Sì,» rispose lei. In quanto donna cresciuta e nubile viveva reclusa nella parte della casa adibita alle donne. Ma lei e Teyeo avevano il permesso di incontrarsi e anche di passeggiare insieme mentre lo chaperon si teneva a una certa distanza. Teyeo le disse che aveva una ferma di tre anni: preferiva sposarlo in fretta adesso oppure aspettare tre anni per avere un matrimonio con tutte le carte in regola? «Adesso,» disse lei chinando il viso luminoso e sottile. Teyeo scoppiò in una risata di gioia, e lei rise con lui. Nove giorni dopo erano sposati. Non si poteva fare prima, essendo necessarie alcune formalità e cerimonie, anche se era il matrimonio di un soldato, e per diciassette giorni Teyeo e Emdu fecero l'amore, camminarono insieme, fecero l'amore, cavalcarono insieme, fecero l'amore, impararono a conoscersi, impararono ad amarsi, litigarono, fecero la pace, fecero l'amore, dormirono l'uno nelle braccia dell'altra. Poi lui partì per la guerra su un altro mondo e lei si trasferì nella casa del marito, nelle stanze delle donne.

La sua ferma di tre anni veniva prorogata anno dopo anno, mentre il suo valore di ufficiale veniva riconosciuto, mentre la guerra su Yeowe passava dalle sporadiche scaramucce di contenimento a una ritirata sempre più angosciosa. Nel suo settimo anno di servizio, un ordine di congedo per gravi motivi familiari fu inviato ai quartieri generali di Yeowe per il Rega Teyeo, la cui consorte stava morendo per complicazioni del berlot. A quel punto non c'erano più quartieri generali su Yeowe, l'esercito si stava ritirando da tre direzioni verso la vecchia capitale coloniale, la divisione di Teyeo stava combattendo una difesa di retroguardia nelle paludi costiere, le comunicazioni erano interrotte.

Il comando supremo di Werel continuava a ritenere assurdo che una massa di schiavi incapaci di maneggiare anche i più rudimentali tipi di arma potesse sconfiggere l'esercito del Voe Deo, un corpo di soldati disciplinati e allenati con un'infallibile rete di comunicazione, velivoli vari e tutti gli armamenti e strumenti permessi dal Patto della Convenzione deH'Ekumene. Una consistente fazione nel Voe Deo diede la colpa di quegli insuccessi a questa adesione sottomessa alle regole aliene. Al diavolo le convenzioni deH'Ekumene! Bombardate quei dannati straccioni e ricacciateli nel fango da cui sono usciti. Usate la bio-bomba. A che cosa serve, se no? Tirate fuori i nostri uomini da quel lurido pianeta e spazzatelo via. Ricominciamo da capo. Se non vinciamo la guerra su Yeowe, la prossima rivoluzione sarà proprio qui su Werel, nelle nostre città, nelle nostre case! Il governo traballante tenne duro contro questa pressione. Werel era sotto osservazione, e il Voe Deo voleva guidare il pianeta allo stato ecumenico. Le sconfitte venivano minimizzate, le perdite non erano elencate, gli uomini, i mezzi e le armi non venivano rimpiazzati. Alla fine del settimo anno di Teyeo, l'esercito su Yeowe era stato praticamente abbandonato dal suo governo. All'inizio dell'ottavo anno, quando all'Ekumene fu finalmente permesso di mandare inviati su Yeowe, il Voe Deo e gli altri paesi che avevano fornito truppe ausiliarie finalmente cominciarono a rispedire a casa i loro soldati.

Fu soltanto quando tornò su Werel che Teyeo venne a sapere della morte della moglie.

Tornò a casa, a Noeha. Lui e suo padre si salutarono con un abbraccio silenzioso, e sua madre pianse mentre l'abbracciava. Lui si inginocchiò di fronte a lei per scusarsi di averle arrecato più dolore di quanto lei potesse sopportare.

Quella notte restò sdraiato in una stanza fredda nella casa silenziosa, ascoltando il suo cuore che batteva come un lento tamburo. Non era infelice, il sollievo di essere in pace e la dolcezza di ritrovarsi a casa erano troppo grandi. Ma era una calma desolata, con un sottofondo di rabbia. Lui non era abituato alla rabbia e non era sicuro di quello che provava. Era quasi come se un fioco lampo di un rosso cupo gli stesse colorando ogni immagine nella mente. Mentre giaceva sdraiato, cercò di ricapitolare i sette anni su Werel, prima come pilota, poi nella guerra al suolo, e infine nella lunga ritirata, uccidere o essere uccisi. Perché erano stati lasciati là per essere cacciati e massacrati? Perché il governo non aveva mandato dei rinforzi? Erano domande che non valeva la pena di farsi allora, quindi neanche adesso. Avevano solo una risposta: facciamo quello che ci chiedono di fare e non protestiamo. Ho combattuto sempre e comunque, pensò, senza orgoglio alcuno. Una nuova consapevolezza lo colpì di netto, come un coltello, attraverso tutte le altre consapevolezze… E mentre combattevo lei moriva. Tutto uno spreco là su Yeowe, tutto uno spreco qua su Werel. Si sedette nell'oscurità, la fredda oscurità, silenziosa e dolce, della notte sulle colline. «Signore Iddio Kamye,» disse ad alta voce. «Aiutami, la mente mi tradisce.»

Durante il lungo congedo a casa rimase spesso seduto accanto alla madre. Lei voleva parlare di Emdu, e all'inizio lui si dovette sforzare di ascoltarla. Sarebbe stato così facile dimenticare la ragazza che aveva frequentato per diciassette giorni sette anni prima, se soltanto sua madre gli avesse permesso di dimenticare. Gradualmente imparò a prendere quello che lei gli voleva donare, la conoscenza di colei che era stata sua moglie. Sua madre voleva dividere tutto quello che poteva con lui, la gioia che aveva trovato in Emdu, la sua amata figlia e amica. Anche suo padre, ora in pensione, un uomo silenzioso e spento, era capace di dire, «Era la luce della casa». Lo stavano ringraziando per lei, gli stavano dicendo che non era stato uno spreco.

Ma cosa li aspettava? La vecchiaia, una casa vuota. Naturalmente non si lamentavano, e sembravano contenti del loro tranquillo e austero tran tran quotidiano. Ma per loro la continuità del passato col futuro era stata interrotta. «Dovrei risposarmi,» disse Teyeo alla madre. «Hai notato qualche ragazza?»

Stava piovendo, luce grigia attraverso le finestre bagnate, un ticchettio soffice sulle grondaie. Il viso di sua madre era indistinto mentre stava china a rammendare. «No,» disse lei. «Non proprio.» Lo guardò dopo una pausa e gli chiese, «Dove pensi che ti manderanno?»