«Non è una mia scelta, signor Vecchia Musica,» rispose finalmente Teyeo la terza volta che glielo chiese. Era molto arrabbiato per l'impudenza dell'uomo e quindi parlò con particolare moderazione. Teneva lo sguardo discosto dagli occhi di Vecchia Musica, occhi azzurrognoli, con il bianco che spuntava come in un cavallo impaurito. Non riusciva ad abituarsi agli occhi degli Alieni.
«Non ti rimettono in servizio attivo?»
Teyeo annuì gentilmente. Possibile che quell'uomo, nonostante fosse di un altro mondo, non s'accorgesse minimamente del fatto che le sue domande erano smaccatamente umilianti?
«Vorresti servire nella guardia dell'ambasciata?»
Quella domanda lasciò Teyeo senza parole per un momento, poi commise l'estrema scorrettezza di rispondere a una domanda con un'altra domanda. «Perché me lo chiede?»
«Mi piacerebbe avere un uomo con le tue capacità in quel corpo,» disse Vecchia Musica, aggiungendo, con la sua franchezza terrificante, «Per la maggior parte sono spie o stupidi. Sarebbe fantastico avere un uomo che so non essere né l'uno né l'altro. Non si tratta soltanto di fare la sentinella, sai? Immagino che il tuo governo ti chiederà informazioni, c'è da aspettarselo. E noi ti useremo, appena ti sarai impratichito, e solo se sarai d'accordo, come ufficiale di collegamento, qui o in altri paesi. Però non ti chiederemo di darci informazioni. Sono stato chiaro, Teyeo? Non voglio che ci siano degli equivoci fra noi riguardo a quello che ti sto chiedendo».
«Lei sarebbe in grado…?» chiese cautamente Teyeo.
Vecchia Musica si mise a ridere e disse, «Sì, ho un aggancio nel vostro comando, un vecchio favore che mi devono. Ci penserai su?»
Teyeo rimase in silenzio per un minuto. Era quasi un anno che stava nella capitale, e le sue richieste di assunzione avevano solo incontrato evasività burocratiche e recentemente accenni al fatto che venivano considerate gesti insubordinati. «Accetto subito, se posso,» disse con una fredda deferenza.
L'Hainese lo guardò, passando dal sorriso a uno sguardo fisso e pensieroso. «Grazie,» disse. «Avrai notizie dal comando fra pochi giorni.»
Così Teyeo si rimise l'uniforme, tornò alla caserma cittadina e prestò servizio altri sette anni in territorio alieno. L'ambasciata ecumenica, per un accordo diplomatico, non faceva parte di Werel ma dell'Ekumene, un pezzo del pianeta che si era ormai staccato. Le guardie, fornite dal Voe Deo, erano protettive e decorative, una presenza altamente visibile nei prati dell'ambasciata con le loro uniformi bianche e dorate. Erano anche visibilmente armate, visto che le proteste contro la presenza aliena talvolta sfociavano nella violenza.
Rega Teyeo, all'inizio assegnato al comando di un plotone di queste guardie, presto fu trasferito a un compito diverso, quello di accompagnare i vari membri del personale dell'ambasciata per la città e in viaggio. Servì come guardia del corpo in bassa uniforme. L'ambasciata preferiva non usare la loro propria gente e le proprie armi, ma affidava la protezione al Voe Deo. Spesso gli veniva chiesto di fare da guida e interprete, e a volte da accompagnatore. Non gli piaceva quando visitatori di altri mondi dello spazio volevano essere amichevoli, chiedendogli notizie su di lui e invitandolo a bere con loro. Con disgusto perfettamente nascosto, con assoluta correttezza, rifiutava le offerte, faceva il suo lavoro e manteneva le distanze. Sapeva che era precisamente quello che l'ambasciata voleva da lui. La loro fiducia in lui gli dava una gelida soddisfazione.
Il suo stesso governo non aveva mai chiesto di fornirgli informazioni, nonostante lui sapesse cose a cui loro erano certamente interessati. I servizi segreti del Voe Deo non reclutavano agenti fra i veot. Lui sapeva chi erano gli agenti a guardia dell'ambasciata. Alcuni di loro cercarono di strappargli informazioni, ma Teyeo non aveva nessuna voglia di spiare per le spie.
Vecchia Musica, che lui supponeva fosse a capo del sistema dei servizi segreti dell'ambasciata, lo chiamò a casa sua al ritorno da un congedo invernale. L'Hainese aveva imparato a non fare discorsi personali con Teyeo, ma non poté nascondere una nota di affetto nel salutarlo. «Ciao, rega, spero che la tua famiglia stia bene. Ottimo. Ho un lavoro molto pericoloso per te. Il regno del Gatay. Tu eri là con Kemehan due anni fa, vero? Be', adesso vogliono che gli mandiamo un inviato, sostengono che vogliono unirsi. Naturalmente il vecchio re è una marionetta del tuo governo, ma c'è molto di più. Un movimento separatista religioso molto forte. Una causa nazionalista che vuol cacciar via tutti gli stranieri, che siano del Voe Deo oppure alieni. Ma il re e il consiglio hanno richiesto un Nunzio e tutto quello che abbiamo da mandargli è una pivellina. Ti potrà dare qualche problema finché non avrà imparato i segreti del mestiere. La trovo un po' testarda. Materiale di prim'ordine, ma giovane, molto giovane. Ed è qui solo da qualche settimana. Ho richiesto te perché quella ha bisogno della tua esperienza. Sii paziente con lei, rega. Penso che la troverai piacevole.»
Non fu così. In sette anni si era abituato agli occhi degli Alieni, i loro vari odori, colori e maniere. Al riparo della sua cortesia impassibile e del suo codice stoico, aveva sopportato e ignorato il loro comportamento strano o disturbante, la loro ignoranza e il loro modo di pensare così diverso. Mentre serviva e proteggeva gli stranieri affidati a lui, si manteneva alla larga da loro, non si lasciava coinvolgere né li coinvolgeva. Le persone affidate alle sue cure impararono a contare su di lui senza pretendere troppo. Le donne erano spesso più veloci degli uomini a rispondere al suo segnale di stare alla larga. Teyeo aveva un rapporto rilassato, quasi amichevole, con un vecchio osservatore terrestre che aveva accompagnato in vari viaggi di esplorazione. «È così tranquillizzante stare con te, rega, che sembra di stare con un gatto,» gli disse una volta, mentre lui soppesava il complimento. Ma l'inviato per il Gatay era un altro paio di maniche.
Lei era fisicamente splendida, con la pelle chiara, d'un marrone rossiccio, come quella di un bambino, capelli ondulati lucidi, una camminata sciolta… troppo sciolta. Faceva sfoggio del suo corpo giovane e snello a uomini che non ne avevano l'accesso, esibendolo a lui e a chiunque altro senza pudore, con sollecitudine. Esprimeva la sua opinione su tutto con una rude sicurezza. Era una bambina viziata e aggressiva con la sessualità di un adulto, date le responsabilità di un diplomatico in un paese pericolosamente instabile. Teyeo scoprì, non appena l'ebbe conosciuta meglio, che questo era un incarico impossibile. Non poteva fidarsi di lei né di se stesso. La sua spudoratezza sessuale lo attraeva e lo disgustava. Era una puttana che lui doveva trattare come una principessa. Costretto a resistere e incapace di ignorarla, la odiò.
Era più predisposto alla rabbia di quanto non fosse mai stato, ma non all'odio. E questo gli dava molto fastidio. Non aveva mai chiesto in vita sua una riassegnazione, ma il giorno dopo che quella aveva fatto entrare il makil nella sua stanza, mandò una supplica decisa all'ambasciata. Vecchia Musica gli rispose con un messaggio sonoro sigillato, attraverso il canale diplomatico, «L'amore di Dio e del tuo paese è come il fuoco, un amico stupendo, un nemico terribile. Solo i bambini giocano col fuoco. Non mi piace questa situazione. Non c'è nessuno con cui ti posso sostituire, o sostituire lei. Riesci a resistere per un altro po'?»
Non sapeva come rifiutare. Un veot non rifiutava mai il dovere. Si vergognava di averci anche solo pensato, e la odiò anche per avergli causato quella vergogna.
La prima frase del messaggio era enigmatica, non era nello stile usuale di Vecchia Musica, ma ornato, indiretto, come un avvertimento in codice. Teyeo naturalmente non conosceva nessuno dei codici del servizio segreto del suo paese o di quello dell'Ekumene. Con lui Vecchia Musica doveva usare accenni e vie traverse. "L'amore di Dio e del tuo paese" poteva riferirsi ai Vecchi Credenti e ai Patrioti, due gruppi sovversivi del Gatay, entrambi fanatici nemici dell'influenza straniera, e il Nunzio poteva essere il bambino che giocava col fuoco. Possibile che lei fosse stata avvicinata da un gruppo o dall'altro? Non ne aveva nessuna prova, a meno che l'uomo nell'ombra di quella notte non fosse un uomo armato di coltello bensì un messaggero. Lei era sotto i suoi occhi tutto il giorno, la sua casa era sorvegliata tutta la notte dai soldati posti sotto il suo comando. Di sicuro il makil, Batikam, non agiva per nessuno di quei gruppi. Poteva anche essere un membro dell'Hame, il movimento clandestino di liberazione delle proprietà del Voe Deo, ma ciò non avrebbe messo in pericolo il Nunzio, visto che l'Hame vedeva l'Ekumene come il lasciapassare per Yeowe e la libertà.