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Ora Kallimer disse: — Tenendo presenti le testimonianze precedenti, vorrei richiamare l’attenzione dei giudici sulla costruzione e sulla forma di quest’arma illegale.

Joyce si chinò in avanti. C’erano un certo numero di dettagli strani nella pistola, ed egli ne fu subito attratto.

— Primo — disse Kallimer, — quest’arma è ovviamente costruita a mano. La struttura è un pezzo di metallo solido, acciaio, secondo il parere di un tecnico competente, che mostra chiaramente i segni di una lima. In più ha una forma piuttosto primitiva. Ha una canna liscia, forata dalla bocca fino all’otturatore ed è congiunta all’otturatore per mezzo di una mortasa che può contenere una cartuccia ed un cane a molla. Altre munizioni sono stivate nel calcio, coperto da una pietra a frizione. Si spara tirando indietro il cane con il pollice e poi rilasciandolo, dopo di che, per poter ancora sparare, bisogna prima rimuovere il bossolo e poi ricaricare.

«Un’arma costruita in gran fretta. Un’arma della disperazione, messa insieme da qualcuno che aveva solo poche ore di tempo.

Kallimer posò la pistola. — Un’arma inefficiente e inadeguata. Mi dicono che la canna non era neppure stata forata parallelamente all’asse della struttura, e che anche i mirini rudimentali erano storti, rendendo ancor più complicato il problema della mira. È sorprendente che il Giudice Joyce sia stato colpito e non fa meraviglia che l’Imputata non sia riuscita a sparare un secondo colpo.

Joyce scosse piano la testa. Era assolutamente ovvio come la ragazza fosse riuscita a colpirlo. Ma Kallimer, con le sue opinioni lievemente eccentriche, non avrebbe certo pensato di tener conto del Messire.

Kallimer stava di nuovo parlando.

— Ma non è questa la cosa rilevante. È la natura di quest’arma che ci interessa. Ovviamente non è stata costruita da qualcuno particolarmente esperto in questo campo, e il disegno manca completamente di originalità. Non è probabile che vi siano altri esemplari in circolazione. Ne consegue che la ribellione, se posso chiamarla così per il momento, è decisamente ristretta alla… ah… parentela dell’Imputata. Non esiste in effetti alcuna azione organizzata su larga scala.

«Abbiamo la testimonianza del signor Pedersen e della Guardia Civile. È ovvio che il piano di colui che ha lanciato l’arma aveva come scopo solo di fornire all’Imputata una pistola. Quello che è seguito è stata una dimostrazione spontanea. Questa, insieme ad altri dati rilevanti già emersi nelle testimonianze, è la base su cui abbiamo fondato il nostro programma di correzione.

Kallimer si volse verso il centro del tavolo. — Giudice Normandy.

Normandy era un uomo anziano, con i capelli grigi e sopracciglia folte e spioventi. Si alzò sostenendo il proprio peso con le mani, e si sporse in avanti verso i Giudici minori che erano seduti di fronte. Joyce lo osservò con curiosità. Normandy non era mai stato Giudice Capo. Era diventato Primo Giudice Aggiunto sotto Kemple, il Giudice Capo che aveva preceduto quello a cui era subentrato Joyce. Figlio maggiore di una delle Prime Famiglie, Normandy si era ritirato dalla professione attiva diventando prima Cancelliere e poi Presidente dell’Associazione Forense. Aveva ricoperto quella carica più a lungo di quanto Joyce fosse stato Giudice Capo, e doveva avere almeno settant’anni.

Joyce si domandò che cosa lui e Kallimer avessero deciso di fare.

La voce di Normandy era aspra a causa dell’età. Ogni parola gli usciva a fatica.

— Il Giudice Kallimer ha riassunto molto bene i fatti. A Nyack, una ribellione puramente personale contro la Legge ha dato l’avvio ad una dimostrazione spontanea. Avete notato la mancanza di prove che dimostrino l’esistenza di provocatori, a parte i parenti dell’Imputata. Questi non sono altro che carpentieri. C’è stata la parziale adesione di alcuni tecnici, perché ci voleva un minimo di competenza per capire l’importanza di interrompere le comunicazioni. Ma questo è successo solo dopo che lo sconvolgimento emotivo ha avuto la possibilità di diventare contagioso.

«C’è aria di ribellione, è vero, ma è appena allo stato embrionale. Non si spargerà, se noi non lo permetteremo, e certo faremo qualsiasi sforzo in questo senso. Entro il pomeriggio di domani tutto sarà tornato normale.

«Grazie, Giudici. Quest’udienza è conclusa e il signor Kallimer, il signor Joyce ed io ci tratterremo per un’ulteriore discussione.

Joyce osservò i Giudici minori uscire ordinatamente dall’aula delle udienze, molto meno nervosi di quando vi erano entrati. Normandy aveva ridato loro vigore.

Anche Joyce si sentiva meglio. Aveva avuto ragione nell’aspettarsi che Kallimer e Normandy avessero pronta una soluzione. Lasciava la Legge in mani capaci.

Normandy aspettò che la sala fosse vuota. Poi si voltò verso Kallimer con un’espressione di disgusto.

— Be’, ci hanno creduto. Sarei stato più contento se qualcuno di loro non l’avesse fatto.

Kallimer alzò le spalle. — Non c’è modo di dirlo. Se qualcuno di loro ha letto fra le righe, è stato abbastanza intelligente da non mostrarlo.

Normandy inarcò un sopracciglio, sporse le labbra e dopo un momento sghignazzò: — Questa è una buona osservazione.

Joyce li guardò entrambi senza capire. — Debbo presumere — disse alla fine, — che la situazione sia più seria di quanto le notizie divulgate facciano ritenere. — Sentì riaffiorare un po’ della vecchia inquietudine, ma non era certo panico.

Normandy e Kallimer si voltarono verso di lui ed entrambi lo guardarono meditabondi.

Normandy annuì. — Molto più seria. Ai tecnici c’è voluto un po’ per rendersi conto di quello che stava succedendo, ma hanno preso il comando della ribellione nel giro di un’ora. Adesso sono loro a dirigerla. Abbiamo dovuto bombardare la stazione radio ed impiantare un falsa trasmittente sulla stessa lunghezza d’onda. Sembra probabile che i tecnici avessero già un piano pronto a scattare, ma non in così breve tempo. Sono stati presi un po’ in contropiede.

Normandy fece una smorfia. — Non troppo, però. Ci aspettavamo dei guai laggiù, ma non eravamo assolutamente preparati a quello che poi abbiamo scoperto. La Guardia Civile non è in grado di controllare la situazione. Questa mattina ha mandato l’Esercito.

Kallimer borbottò. — Lo sapete — disse a Normandy, — che avevo chiesto a Joyce di riconsiderare la sentenza?

Normandy spalancò gli occhi. — Davvero? Perché?

— Non ci serviva una prova a quel punto. Sentivo odore di guai in quella folla, non c’erano dubbi. Non se ne rendevano conto, ma stavano cercando di scatenare una sommossa. — Scrollò le spalle. — Joyce ha prevalso su di me, naturalmente. Ed è stato un bene, altrimenti non avremmo mai scoperto in tempo quanto fosse ramificato il complotto.

Normandy guardò pensoso in lontananza, annuendo fra sé senza quasi muovere il capo. — Sì — sussurrò sottovoce.

Guardò intensamente Joyce. — Fino a che punto tutto questo vi colpisce, Giudice?

Joyce stava fissando il viso di Kallimer. La sua espressione era diventata pesantemente ironica.

— Io… — si interruppe e scrollò le spalle in risposta alla domanda di Normandy. — Non lo so davvero. Ma sono sicuro che siete consapevoli di ciò che fate. — Nonostante tutto era sorpreso. Non riusciva a capire cosa aveva voluto dire Kallimer.

Normandy lo scrutò con i suoi occhi neri e penetranti. — Sono sempre stato incerto su di voi — disse con voce pensosa. — Credo di aver scelto saggiamente, ma con individui come voi non si è mai sicuri. — Fece un sorriso in quel suo modo brusco. — Ma a volte un rischio calcolato è giustificato. A volte, solo un uomo onesto può riuscire.

La sorpresa di Joyce aumentava. Capiva che Normandy era in quel momento molto più sincero con lui di quanto non lo fosse mai stato. Vagamente, si rese conto che la situazione aveva obbligato Normandy a comportarsi così.