— Ho una domanda da farvi. Qualcuno ha azionato l’innesco a orologeria della bomba? — chiese, con voce molto chiara, forte quel tanto che serviva. — Dunque, non può esplodere — continuò, dopo esattamente la pausa giusta, e il suo sorriso e i suoi modi vivaci mi rincuorarono leggermente. — E per di più, anche se venisse azionato, resterebbe pur sempre una buona mezz’ora di tempo. Mi pare che avessi detto mezz’ora, vero?
Puntò un dito verso Kaby. Lei annuì.
— Bene — riprese Bruce. — Più o meno il tempo che occorre per fuggire, a chiunque vada a portare la bomba nel campo dei Parti. Ed è il secondo margine di sicurezza.
“Seconda domanda. Qui dentro c’è un fabbro?” Bruce, nonostante tutta quella sua tranquillità, ci stava tenendo d’occhio come un’aquila imperiale. Colse i cenni affermativi di Beau e di Maud, ma, prima ch’essi potessero fare qualche precisazione o rivolgergli qualche domanda, proseguì: — Ottimamente. Se si dovessero presentare certe circostanze, voi due avrete l’incarico di aprire il coperchio. Tuttavia, prima di passare a questo, c’è ancora la domanda numero tre: Qualcuno di noi è un tecnico atomico?
Per rispondere a questa domanda occorsero vari chiarimenti. Illy dovette spiegare che, sì, gli Antichi Lunari avevano l’energia atomica (con cosa credevate che avessero distrutto la vita sul satellite e vi avessero scavato quegli orrendi crateri?), ma, no, lui non era propriamente un tecnico: era un “cosatore” (a tutta prima pensai che la sua scatola fonica avesse sbagliato parola). Che cos’è un cosatore? Be’, un cosatore era qualcuno che manipolava le cose in un modo che era assolutamente impossibile descrivere, ma no, non è affatto possibile cosare gli atomi; è un’idea del tutto ridicola: lui, Illy, non poteva essere un cosatore atomico; anzi, era una vera contraddizione in termini… mentre Sevensee, dal suo punto di superiorità sul Lunare — duemila millenni avanti nel tempo — borbottò qualcosa sul fatto che la sua cultura, in realtà, non usava nessun tipo di energia, bensì si limitava a spostare i satiri e gli oggetti piegando intorno a essi la curvatura dello spaziotempo: — …oppure li pensiamo via quando serve. Non puoi pensarli nel Vuoto, però, per fortuna. Se si prova… non so. Non ho mai provato.
— Bene — disse Bruce, per fare il punto — non abbiamo tra noi un tecnico atomico, la qual cosa rende non soltanto inutile, ma anzi assai pericoloso pasticciare con il baule. Non sapremmo cosa fare, anche se riuscissimo ad aprire la serratura e a raggiungere il suo interno. Ancora una domanda. — Si voltò verso Sid. — Quanto dobbiamo aspettare, prima di poter gettare fuori dalla Porta qualcosa?
Sid, un po’ ingelosito, ma assai soddisfatto del modo in cui Bruce era riuscito a calmare i suoi polli, cominciò una complessa spiegazione. Bruce, per non rischiare di perdere l’attenzione del suo pubblico, gli tolse la parola di bocca non appena l’altro arrivò a dire: “Ritmo”.
— Vale a dire che dovremo attendere il momento in cui potremo nuovamente sintonizzarci col cosmo. Grazie, Mastro Sid Lessingham. Occorreranno almeno cinque ore… ovvero l’intervallo tra due pasti di cui parlava la nostra compagna cretese. — Rivolse a Kaby un rapido sorriso cameratesco. — Perciò, indipendentemente dal fatto che la bomba finisca in Egitto o altrove, noi non possiamo fare nulla per almeno cinque ore. Benissimo!
Il suo sorriso si spense come una lampadina. Fece un paio di passi sul bancone, come per misurare lo spazio che aveva a disposizione. Due o tre bicchieri da cocktail finirono a terra e andarono in pezzi, ma Bruce non parve accorgersene, e anche noi non ci curammo della cosa. Il modo con cui continuava a fissare prima l’uno, poi l’altro di noi, era davvero impressionante. Dovevamo alzare la testa per fissarlo negli occhi. Dietro la sua faccia, avvolta da un alone di capelli biondi e scomposti, c’era soltanto il Vuoto.
— Benissimo, allora — ripeté. — Siamo dodici Ragni e due Fantasmi, e abbiamo il tempo di fare una piccola chiacchierata; siamo tutti nella stessa maledetta barca, combattiamo tutti la stessa maledetta guerra, e tutti sappiamo di cosa intendiamo discutere. Ho proposto l’argomento qualche tempo fa, ma ero troppo arrabbiato per quel guanto: tutta la faccenda è finita in una risata. Ma ora i guanti me li sono tolti.
Bruce li trasse dalla cintura dove li aveva infilati, e li sbatté sul bancone: quando passò di nuovo accanto a essi, nel corso del suo camminare avanti e indietro, li cacciò via con un calcio. La cosa non mi fece più ridere, ora.
— Perché vedete — continuò — comincio a scorgere un quadro completamente diverso: ciò che ha fatto a ciascuno di noi questa maledetta guerra dei Ragni. Oh, certo, è un gran divertimento andarsene in giro a piantar casino nello spazio e nel tempo, e poi venire qui, al di fuori dell’uno e dell’altro, per una bella bisboccia quando l’operazione è finita. Ed è dolce sapere che non c’è fessura della realtà così stretta, non c’è privacy così intima o sacra, non c’è parete di passato o di futuro abbastanza robusta da impedirci di penetrarvi. E la conoscenza è una cosa grandiosa, più dolce della lussuria, della gola e della passione della lotta, e superiore a tutt’e tre; la conoscenza è l’estrema, insaziabile sete, ed è esaltante essere Faust, anche se siamo soltanto uno dei tanti Faust del gruppo.
“È dolce rovesciare la realtà, cambiare l’intero corso della vita di un uomo o di una cultura, cancellare il suo passato con un colpo di penna e scriverne uno nuovo, ed essere l’unico che conosce questi cambi e che ne gioisce, ah! Azioni banali come uccidere uomini o violentare donne non possono neppure paragonarsi a questo, nel solleticare il nostro senso di potere. È dolce sentire soffiare su di te il Vento del Cambio e conoscere i passati che sono stati, e il passato che è, e i passati che possono essere. È dolce impugnare la Atropo, tagliare la linea di vita di uno Zombie o di un Nascituro, e fissare in viso il Doppelgänger per scorgere il bagliore della Resurrezione e Reclutare un fratello, dare il benvenuto a un camerata Demone neonato, inserirlo nei nostri ranghi con il compito che è più adatto a lui, decidendo se dovrà essere Soldato o Intrattenitore o altro.
“Oppure, quando non sopporta la Resurrezione, quando questa lo brucia o lo raggela, e occorre decidere se sia meglio restituirlo alla sua linea di vita, ai suoi sogni di Zombie (che d’ora in poi saranno un po’ più grigi e più tristi), o… quando si tratta di una donna che possiede quel certo fascino… se non convenga portare via con noi il suo involucro per usarlo come ragazza Fantasma: ebbene, anche questo è dolce. E in fondo è dolce sapere che la Morte per Cambio è sempre in agguato, sapere che il passato non è affatto la cosa preziosa e indistruttibile che ci hanno insegnato, sapere che, oltre a tutto, non c’è nemmeno la certezza del futuro, la certezza che possa esistere un futuro, e sapere che nessuna parte della realtà è sacra, che lo stesso cosmo potrebbe spegnersi come lo scatto di un interruttore, che Dio potrebbe non essere e che potrebbe non rimanere più nulla di nulla.”
Tese le braccia verso il Vuoto. — E conoscendo tutto questo, è doppiamente dolce attraversare la Porta ed entrare nel Locale, lasciare la zona dove i Venti del Cambio soffiano più forte e godere di un meritato Recupero, e dividere con i compagni il ricordo di ognuna delle dolcezze di cui vi ho parlato, e descrivere le affascinanti esperienze che avete accumulato nel cosmo, una dopo l’altra, mentre siete in compagnia del più simpatico gruppo di Faust, maschi e femmine, che esista!
“Oh, è una dolce vita, certo, ma voglio chiedervi… — e di nuovo i suoi occhi ci colpirono come pugnali, tutti noi, rapidamente — voglio chiedervi cosa ci ha fatto. Come dicevo, mi è apparso un quadro totalmente nuovo di ciò che era la mia vita e di ciò che sarebbe potuta essere se ci fossero stati certi cambi che neppure noi Demoni possiamo fare, e di ciò che invece la mia vita è.