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Tacque un istante per permettere al suo preambolo di fare presa su di noi, poi fece due passi e continuò, soffocando con la propria voce la protesta di Erich (“Bruce, per l’ultima volta…”) e traendo una nota di speranza dalle parole stesse che stava pronunciando: — Ma anche se ogni cosa ci appare spaventosamente nera, resta pur sempre una possibilità… possibilità minima, infinitesima, ma reale… di salvare il cosmo dalla Morte per Cambio e di ridare alla realtà la sua ricchezza, di ridare un sonno tranquillo ai Fantasmi, e forse perfino di riottenere il vero presente. I mezzi per ottenerlo sono in mano nostra. Basterebbe che il potere del viaggio nel tempo venisse usato non per la guerra e la distruzione, ma per guarire, per mutuamente arricchire le varie epoche, per la comunicazione e la crescita armoniosa; in poche parole, per trasmettere un messaggio di pace…

Anche il mio piccolo comandante è un attore che conosce l’arte di rubare la scena a un collega: Erich non era disposto a farsi azzittire da Bruce come una qualsiasi comparsa scritturata per fare la Voce dalla Folla. Ci passò di corsa davanti, nel corridoio tra noi e il bar, poi saltò e atterrò con un rumore sordo su quel maledetto baule dell’atomica.

Un istante più tardi, Maud mi mostrava con aria d’accusa la chiazza bianca sul braccio, poco al di sopra del gomito, dove l’avevo afferrata convulsamente, e Illy, ritirando dall’altra mia mano un fascio di tentacoli, mi rimproverava: — Piccola Greta, non permetterti di farlo una seconda volta.

Erich era in piedi sul baule. Evitava di schiacciare con gli stivali il cerchio di teschietti (comunque, non credo che il modo migliore per schiacciarli nel giusto ordine fosse quello di saltarci sopra con i piedi), e puntava la mano contro Bruce e gridava: — …la qual cosa si chiama ammutinamento, giovanotto. Um Gottes willen, Bruce, dammi retta e salta giù da quel bancone, prima di dire altro che peggiori la tua situazione. Sono più vecchio di te, Bruce, e così pure Marcus. Da’ retta ai tuoi Kameraden. Lasciati guidare dalla loro esperienza.

Erich era riuscito ad attirare la mia attenzione, certo, ma avrei preferito un pugno in un occhio.

— Più vecchio di me? — Bruce rise. — Perché hai passato i dodici anni di differenza ad assorbire le idee di una razza di sognatori sadici colpiti dalla paranoia, in un mondo in cui i pensieri erano già stati infangati da una guerra totale? Marcus più vecchio di me? Perché tutte le sue idee e i suoi princìpi sono quelli di un branco di lupi, di una squadra di picchiatori senza immaginazione, risalenti a duemila anni prima della mia nascita? O voi due siete più vecchi di me perché è più grande il vostro cinismo omicida, che è la sola saggezza che il Mondo del Cambio vi possa dare? Non fatemi ridere!

“Io sono inglese, e provengo da un’epoca in cui la guerra totale era ancora un sacrilegio e in cui i fiori e i germogli del pensiero non erano stati ancora calpestati. E io sono un poeta, e i poeti sono più saggi di ogni altra persona, perché sono gli unici che abbiano il coraggio di pensare e di sentire nello stesso tempo. Vero, Sid? Quando vi parlo di un messaggio di pace, desidero che pensiate concretamente alla mia proposta: usare i Locali per portare aiuto dove esso occorre veramente, al di là delle montagne del tempo, e non per portare aiuto non meritato o conoscenze premature o contaminanti; usarli a volte per non portare nulla di nulla, ma soltanto per controllare con infinita tenerezza e sollecitudine che tutto sia in ordine e che le glorie dell’universo si dispieghino così come fu originariamente inteso…”

— Sì, Bruce, l’abbiamo capito, sei un poeta — lo interruppe Erich. — Suoni con tutta l’anima il tuo flauto di canne, e ci fai venire le lacrime agli occhi. Sai mettere la nota giusta nelle canne dell’organo, e ci fai tremare come se fossero l’orma dei passi di Geova. Da venti minuti ci stai dando una dimostrazione molto charmante della forza della tua poesia… ma tu cosa sei? Un Intrattenitore, oppure un Soldato?

Proprio in quel momento (non saprei con esattezza cosa fosse stato: forse Sid, schiarendosi la gola) mi accorsi che cominciavamo a non dare più retta a Bruce. Ebbi la curiosa sensazione che la realtà ci avesse riafferrato, come una morsa, trasformando in tinte scialbe ogni bel colore vivace, e facendo svanire ogni sogno. Soltanto allora compresi fino a che punto le parole di Bruce ci avessero soggiogato: fino al punto di spingere alcuni di noi al limite della rivolta, forse. Ero irritatissima con Erich perché lo aveva interrotto, ma del resto non potevo disconoscere la sua abilità.

Subivo ancora l’effetto delle parole di Bruce e delle realtà su cui si basavano, ma Erich si mosse e sfiorò col tacco uno di quei pulsanti a testa di morto; provai il desiderio di montare coi tacchi a spillo sulle teste di morto dei bottoni della sua uniforme. Non sapevo in verità per chi parteggiassi.

— Sì, sono un Soldato — gli rispondeva intanto Bruce — e spero tu non abbia preoccupazioni sul mio coraggio, perché occorrerà più coraggio di quanto ne abbiamo mai dovuto dimostrare in un’azione, più di quanto abbiamo mai immaginato di doverne avere, per portare il messaggio di pace agli altri Locali e ai punti dolenti del cosmo. Forse si tratterà soltanto di una corsa contro il tempo, e saremo spazzati via prima di avere segnato un solo punto a nostro vantaggio, ma che importa? Potremo almeno vedere i nostri veri padroni, quando verranno a schiacciarci: questa sarà già una grossa soddisfazione. E forse anche noi potremo spazzare via qualcosa, chissà.

— Allora, sei un Soldato — disse Erich, mostrando tutti i denti in un largo sorriso. — Bruce, ammetto che le cinque o sei operazioni in cui siamo stati insieme sono state più dure di qualsiasi cosa che mi sia apparsa nei primi cento sonni. E a questo riguardo ti assicuro tutta la mia comprensione. Ma che quelle operazioni ti abbiano ridotto al punto che basta l’amore di una ragazza per sconvolgerti e spingerti a parlare di messaggi di pace…

— Sì, per Dio, l’amore di una ragazza mi ha cambiato! — gli gridò Bruce, e io lanciai un’occhiata verso Lili e ricordai le ultime parole di Dave: “Sì, ho deciso di andare a combattere in Spagna”. Non credevo di poter arrossire a quel modo. — O, meglio — continuava Bruce — mi ha fatto insorgere a difesa di ciò in cui ho sempre creduto. Mi ha fatto…

— Wunderbar - esclamò Erich, e cominciò a muovere certi passettini effemminati sul coperchio del baule (cosa che mi tolse il fiato). Piegò polsi e gomiti ad angoli esagerati, si mise in posa, ancheggiò e piegò di lato la testa, battendo rapidamente le palpebre. — E mi inviterai al matrimonio, Bruce? Dovrai trovarti un altro testimone, ma io ti aiuterò facendo la ragazza dei fiori e gettando mazzolini a tutti i distintissimi ospiti. Ecco a te, Marcus; e a te, Kaby. Uno anche per te, Greta. Danke schön. Ach, zwei Herzen in dreivierteltakt… tata… ta-ta… ta-ta-ta-ta-ta…

— Ma cosa diavolo è, per te, una donna? — gli gridò Bruce, furibondo. — Una cosa per divertirti nel tempo libero?

Erich continuò a canticchiare Due cuori a tempo di valzer - e ad accennarne i passi, maledetto lui! — ma riuscì a infilarci anche un cenno d’assenso, all’indirizzo di Bruce, e un: “Esattamente”. Fu così che appresi cosa significassi in realtà per lui, ma la cosa non era certo una novità.

— Benissimo — disse Bruce — lasciamo che questa Camicia a Fiori si diverta per conto suo, e noi torniamo alle cose importanti. Vi ho fatto una proposta, e non c’è bisogno che vi dica che si tratta di una proposta assai seria, e che io e Lili affrontiamo tutto l’argomento con la massima serietà. Non soltanto dobbiamo infiltrarci a scopo di sovversione in altri Locali (i quali, fortunatamente, sono fatti apposta per essere infiltrati): dobbiamo anche entrare in contatto con i Serpenti e istituire rapporti operativi con i loro Demoni di rango uguale al nostro, come primo passo.