Выбрать главу

Lili continuò: — Era una magnifica idea, ma ormai non possiamo portare né trasmettere alcun messaggio, e comunque sono convinta che sia troppo tardi perché un messaggio di pace possa essere utile. Il cosmo è stato troppo lacerato dai cambiamenti, la sua rovina è giunta a uno stadio troppo avanzato. Si dissolverà, svanirà senza lasciare neppure le proprie macerie. Noi siamo gli unici superstiti. La fiaccola dell’esistenza è affidata alle nostre mani.

“Forse, anzi, noi siamo l’unica cosa ancora rimasta nel cosmo; non vi è venuto in mente che i Venti del Cambio potrebbero essersi estinti alla fonte? Forse non potremo mai raggiungere un altro cosmo, forse andremo eternamente alla deriva nel Vuoto, ma chi di noi è stato Introverso prima d’ora e sa ciò che potrebbe o non potrebbe succederci? Noi siamo un seme da cui nascerà il nuovo futuro. Forse tutti gli universi, quando sono prossimi alla rovina, disperdono i propri semi, come questo Locale. È un seme, è un embrione: facciamolo crescere”.

Lanciò in fretta un’occhiata a Bruce e poi a Sid, e citò alcuni versi: — Venite, amici, non è troppo tardi per cercare un mondo più nuovo.

Strinsi la mano di Sid e feci per mormorargli qualcosa, ma lui pareva avere dimenticato del tutto la mia presenza: ascoltava la citazione di Tennyson, fatta da Lili. con gli occhi incantati e la bocca aperta, come se scoprisse d’improvviso nuove profondità in quei versi… oh, Sid!

Poi mi accorsi che anche gli altri guardavano Lili nello stesso modo. Ilhilihis scorgeva foreste piumate, ancor più belle di quelle che sorgevano sull’antica Luna, defunta da centinaia di milioni di anni. La bambina Maud ap-Ares Davies, cresciuta sotto una cupola come una pianta di serra, immaginava di imbarcarsi clandestinamente su un’astronave diretta a un’altra galassia, oppure pensava a quanto sarebbe stata diversa la sua vita, ai figli che avrebbe potuto avere se fosse rimasta sui pianeti e si fosse tenuta lontana dal Mondo del Cambio. Perfino Erich pareva sedotto dal pensiero di conquistare con una Blitzkrieg, una guerra lampo, nuovi universi, e Marcus di sottometterli per un Führer-imperator. Beau vedeva un Mississippi ancora più grande e battelli a pale formato gigante.

Perfino io… be’, io non pensavo a una Grande Chicago, comunque. Non lasciamoci trascinare da questo genere di cose, mi dissi, ma alzai ugualmente gli occhi sul Vuoto e provai un brivido, perché mi parve che si ritirasse e che tutto il Locale cominciasse a crescere.

— Parlavo seriamente, quando parlavo di un seme — continuava Lili, piano. — So bene, come tutti voi, che non ci sono bambini nel Mondo del Cambio, che non possiamo averne, che tutti noi diventiamo istantaneamente sterili, che quella che viene definita una maledizione viene tolta a noi ragazze e che non siamo più vincolate ai cicli lunari.

Lili aveva ragione, certo… se c’è una cosa che è stata dimostrata milioni di volte nel Mondo del Cambio, è proprio questa.

— Ma adesso non siamo più nel Mondo del Cambio — continuò Lili, piano — e le sue restrizioni non dovrebbero più valere per noi, compresa la restrizione di cui ho appena parlato. Ne sono assolutamente convinta, ma… — si guardò intorno, lentamente — siamo quattro donne, qui, e forse una di noi ne ha avuto un’indicazione più diretta.

Il mio sguardo seguì il suo, così come avrebbe fatto quello di chiunque. Anzi, in verità ciascuno di noi si guardò intorno, eccetto Maud, la quale aveva sul volto l’espressione più sciocca e sorpresa che si possa immaginare. L’espressione non le scomparve dal volto, e infine, molto attentamente, lei scese dallo sgabello del bar, tenendo in mano il suo lavoro a maglia. Abbassò gli occhi sul pullover rosa ancora da finire, con infilati i lunghi ferri bianchi, e i suoi occhi si spalancarono ancora di più, come se si aspettasse di vederlo diventare, da un momento all’altro, un golfino per neonato, sotto i nostri occhi. Poi attraversò il Locale e andò a mettersi accanto a Lili. Nel tragitto, la sua aria sorpresa si trasformò in un tranquillo sorriso. Oltre a questo, si limitò soltanto a raddrizzare le spalle.

Per un attimo provai una forte gelosia nei suoi confronti, ma per lei era un doppio miracolo, considerando la sua età, e la mia gelosia non poteva certamente durare. Inoltre, a dire il vero, ero un po’ allarmata. Anche con Dave, mi aveva sempre preoccupato questa faccenda dei bambini.

Comunque, mi alzai in piedi insieme con Sid — non potei farne a meno, e neppure lui, credo — e con la mano nella mano ci avviammo verso il divano di comando. Beau e Sevensee erano già laggiù, con Bruce, naturalmente, e poi, o fratelli, vi assicuro, anche quei Soldati dalla pianta dei piedi alla punta dei capelli, Kaby e Marcus, si mossero dal bar e io non potei vedere nei loro occhi nulla che riguardasse la maggior gloria di Roma o di Creta, ma soltanto, credo, qualcosa di molto personale, l’uno per l’altra. Dopo un istante anche Illy si staccò lentamente dal piano e li seguì, trascinando con leggerezza i tentacoli sul pavimento.

Non capivo come sperasse di poter avere dei piccoli Illy in nostra compagnia, a meno che non fossero vere certe cose che si mormorano a proposito dei vizietti dei Lunari, ma forse egli era veramente disinteressato, e forse no; forse pensava soltanto che fosse preferibile schierarsi dalla parte della maggioranza.

Udii dei passi strascicati dietro di noi, ed ecco giungere Doc dalla Galleria d’Arte, reggendo tra le braccia, come in una culla, una scultura astratta, grande come un bambino appena nato. Era un agglomerato di sfere perfette, grige e lucenti, grosse come palline da golf, e come aspetto complessivo faceva venire in mente un cervello umano, ma con varie zone vuote. La tese verso di noi, come se fosse stato un bambino da esibire alla nostra ammirazione, e mosse le labbra come se cercasse con grande difficoltà di dire qualcosa, ma non pronunciò nessuna parola comprensibile; io pensai: “Maxey Aleksevich Pyeshkov, sei talmente ubriaco da non riuscire a parlare, e hai in testa tutti i buchi che vogliamo, ma sei dei nostri, Dio benedica il tuo piccolo, sentimentale cuore russo”.

Ci eravamo tutti raggruppati accanto al divano di comando, come una squadra di palla ovale durante un’azione. La squadra dei Pacifondai, avrei potuto battezzarla. Sevensee poteva fare il terzino o il centrattacco, e Illy l’ala tornante… un ottimo stopper! Inoltre eravamo in undici: il numero giusto. Il dodicesimo, Erich, era rimasto tutto solo accanto al bar, ma adesso anche lui… “Oh, no! Non può essere!” pensai… venne verso di noi. Poi scorsi l’espressione del suo viso, ed era la più cupa che avessi mai visto. Si fermò a metà strada e ci fece un sorriso tirato, ma anche quel sorriso fu il peggiore che gli avessi visto sulle labbra. “Il mio piccolo comandante non si smentisce mai” mi dissi. “Nessuno spirito di gruppo.”

— Dunque, ora, Lili e Bruce… già, e anche Grossmutterchen Maud, la nostra nonnina… si sono fatti il loro piccolo nido — disse con voce stridula. — Ma il rimanente di noi, cosa dovrebbe fare, deporre le uova nel nido d’altri, come tanti cuculi?

Piegò il collo sulla spalla, agitò le braccia nell’aria, come se avesse le ali, e cominciò a fare: — Cucù! Cucù! — E io commentai tra me e me: “O fratello, ho sempre avuto l’impressione che tu fossi un po’ matto, ma adesso ne ho la certezza”.

— Teufelsdreck! Sterco di Satana!… siete stati tutti infettati da questo sogno di avere dei bambini. Ma non capite che il Mondo del Cambio è il giusto e naturale culmine dell’evoluzione? Un tempo di piacere e di aspro cimento, in cui perseguire in via definitiva le cose che le donne giudicano la massima rovina… “Soccorso! Mi vogliono violentare!” oppure: “Oh, ma cosa vogliono fare ai miei figlioletti?”… ma che per gli uomini rappresentano il soddisfacimento di profonde ambizioni.