“Vi hanno assegnato delle ottime parti nel Götterdämmerung, e voi andate dall’autore, gli battete la mano sulla spalla e gli dite: ‘Scusatemi, Herr Wagner, ma questo vostro Crepuscolo degli Dei è una storia un pochino macabra. Perché non scrivete un’opera per me, in cui si parli dei bambini, quei cari riccioloni? La trama? Oh, lui e lei s’innamorano e poi si sistemano in una bella casetta per mettere su famiglia, qualcosa di simile’.
“Sterco di Satana suppurato e sublimato! Non pensate a che noia schifosa sarebbe la vita, se non ci fosse una Porta da cui uscire per trovare libertà e avventura, e per mettere alla prova il proprio coraggio e la propria capacità? Volete farvi venire la barba lunga e bianca andando avanti e indietro in questo asteroide rivoltato al contrario? Restare rinchiusi qui dentro fino all’ultimo dei vostri giorni, a passare il tempo pensando al cosmo dell’avvenir?… e, detto per inciso, in compagnia di una bomba innescata? La caverna del troglodita, il grembo materno, la piccola casetta opaca dove far nido… è dunque questo, ciò che volete? E pensate che possa avere uno sviluppo? Oh, certo, lo avrà: come le città che si sono ingoiate il bosco selvaggio, una proliferazione di Kinder, Kirche, Küche… e io dovrei accettarla?
“Femmine! Quanto odio i loro occhi soddisfatti, allorché mi studiano dal loro cantuccio, accanto al focolare, curve, traballanti e profondamente soddisfatte della loro vecchiaia e dicono: ‘Diventa debole comincia a cedere, presto dovrò aiutarlo perfino a sedersi e fare per lui le cose più semplici’. La tua lurida Dea Triforme, Kaby, colei che mette al mondo l’uomo, lo porta a letto e lo infila nella cassa da morto! La donna, colei che indebolisce, che incatena, che tarpa! La donna!… e i piccoli cancretti riccioluti che desidera tanto!”
Si piegò verso di noi, puntando un dito contro Lili: — Non ne ho mai vista una che non abbia desiderato tarpare le ali al suo uomo, se appena ne aveva la possibilità. Tarpargli le ali, mettergli la palla al piede, paralizzarlo, ridurlo a un ammasso informe per poi usare quell’ammasso per fare un altro uomo: un suo uomo, un burattino nelle sue mani. Sei stata tu a nascondere il Mantenitore, per poter avere il tuo nido e il tuo Bruce Marchant!
Qui s’interruppe, ansante, e io mi aspettavo che qualcuno gliene mollasse uno sul muso; credo che se lo aspettasse anche lui. Mi voltai verso Bruce, il quale pareva, tutto in una volta, dispiaciuto, colpevole, ansioso, incollerito, scosso e ispirato: peccato che la gente, alle volte, non sappia reagire nel modo semplice e incivile dei personaggi dei romanzi d’appendice.
Poi Erich fece l’errore — se tale si può chiamare — di voltarsi verso Bruce e di avviarsi, con passo un po’ barcollante, verso di lui, agitando le mani come se fosse stato sul punto di cadergli tra le braccia e mormorando: — Non lasciarti prendere, Bruce. Non lasciarti incatenare. Non permettere loro di mutilarti… nelle parole e nelle azioni. Tu sei un Soldato. Anche quando hai parlato di un messaggio di pace, ne hai parlato come di un’azione violenta. Indipendentemente dai tuoi pensieri e dalle tue convinzioni, Bruce, indipendentemente dalle bugie che tu abbia detto e dalle cose che vuoi nascondere, tu non puoi essere veramente dalla loro parte.
E questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Non glielo mollò abbastanza presto come avrei voluto, né, a parer mio, glielo mollò nella giusta condizione di spirito, ma devo dire a onor di Bruce che non rovinò la scena sferrandolo troppo di lato o con poca forza. Fece un passo avanti, la sua spalla ruotò intorno all’asse del corpo e il pugno colpì in modo piuttosto pulito e preciso.
E mentre colpiva, Bruce gridò una sola parola: — Loki! — e che mi venga un accidente se quella parola non mi richiamò alla mente le Dune dell’Indiana, e il campeggio, e mia madre che mi raccontava una storia delle Antiche Saghe nordiche: la storia del dio Loki, malvagio e beffardo, negatore di ogni valore, il quale, allorché gli altri dèi andarono per imprigionarlo nel suo nascondiglio presso il fiume, stava terminando di annodare una rete misteriosa, abbastanza grande, secondo me, per catturare l’intero universo; e lo avrebbe catturato, se gli altri avessero tardato di un minuto.
Erich era steso a terra, teneva la testa un po’ sollevata, si strofinava il mento e fissava Bruce con occhi fiammeggianti. Marcus, che era fermo di fianco a me, improvvisamente si scosse, e io pensai che intendesse fare qualcosa, che so, magari colpire Bruce in base al vecchio spirito di corpo (“Ehi, non ti permetto di fare questo al mio amico”) ma poi si limitò a scuotere la testa e a mormorare: — Omnia vincit amor. - Io, che non so il latino, alzai le sopracciglia, ed egli tradusse: — L’amore batte ogni cosa.
Non mi sarei mai aspettata da un romano una simile affermazione, comunque non aveva tutti i torti. Lili aveva avuto la sua vittoria: il matrimonio, celebrato col rito di stendere a terra l’amico misogino dei tempi del celibato, che in futuro avrebbe cercato di convincerlo a uscire la sera per andare al caffè. In quel momento, secondo me, Bruce desiderava Lili e desiderava vivere con lei più di quanto non desiderasse riformare il Mondo del Cambio. Be’, noi donne abbiamo sempre le nostre piccole vittorie… almeno fino a quando non suona la fanfara, o il Piccolo Caporale di casa non decide di tirar fuori dal cassetto l’artiglieria, o i Panzer non passano sotto la finestra.
Erich si rimise lentamente in piedi e rimase fermo dov’era, con le gambe un po’ piegate e la schiena un po’ curva, a massaggiarsi il mento e a fissare Bruce con occhi di brace, ma non fece nulla per continuare la zuffa; io, osservandolo, dissi a me stessa: “Se avesse una pistola, adesso si ucciderebbe, ne sono certa”.
Bruce fece per dire qualcosa, poi esitò, come avrei esitato anch’io nei suoi panni, e, proprio in quel momento, Doc, colto da una delle sue imprevedibili ispirazioni, si diresse verso Erich con passo barcollante, tendendo la scultura verso di lui e facendo dei gesti da sordomuto come quelli che aveva fatto prima. Erich lo fissò come se volesse ucciderlo, poi gli strappò di mano la scultura, la sollevò in alto, al di sopra della testa, e la scaraventò a terra con tutta la sua forza, ma la scultura, sorprendentemente, non si ruppe. Si limitò a scivolare sul pavimento, e venne a fermarsi accanto ai miei piedi.
Vedendo che non si era rotta, Erich perse il lume della ragione. Giuro di aver visto una nube rossa velargli gli occhi e salirgli fino al cervello. Si girò su se stesso, raggiunse la zona Deposito e fece di corsa i pochi passi che lo separavano dal baule di bronzo della bomba.
Ciò che accadde in seguito, anche se io non mi mossi, mi parve una scena cinematografica vista al rallentatore. Quasi tutti si precipitarono dietro a Erich. Soltanto Bruce non si mosse, e Sid si fermò dopo il primo scatto in avanti e tornò indietro, mentre Illy si accovacciò per spiccare un salto; nella zona vuota, tra le zampe pelose di Sevensee e i calzoni bianchi di Beau che si aprivano e chiudevano rapidamente, simili a forbici, vidi, come se lo vedessi col cannocchiale, il cerchio di teschietti e il dito di Erich che li premeva nell’ordine detto da Kaby: uno, tre, cinque, sei, due, quattro, sette. Riuscii anche a formulare per sette volte una preghiera perché sbagliasse ordine.
Erich si raddrizzò. Illy atterrò accanto al baule come un enorme ragno argentato, e i suoi tentacoli si strinsero inutilmente sul coperchio. Gli altri s’immobilizzarono, bloccati dal panico.
Il petto di Erich si muoveva affannosamente, ma la sua voce era fredda e precisa mentre egli diceva: — Avete detto qualcosa, relativamente al nostro futuro, Miss Foster. Ora potete fare delle previsioni molto più esatte. A meno che non si riesca a ritornare nel cosmo e a buttare fuori del Locale questo baule, o a trovare un tecnico atomico dei Ragni, oppure a comunicare con il Quartier Generale per chiedere come disinnescare la bomba, il nostro futuro durerà esattamente trenta minuti.