Aveva continuato a fare con esattezza il proprio dovere per tutto il tempo in cui era rimasto Invertito, salvo che per un particolare: essendo rivoltato su se stesso, aveva fatto impazzire gli indici dei Comunicatori da polso.
15
Ragni dalle zampe nere, dai rossi cuori infernali.
— Gesù! — udii esclamare. Mi voltai, e scorsi la faccia di Sid: sporgeva dal paravento di fumo, come un bassorilievo colorato e appeso a una parete grigia, ed ebbi l’impressione che avesse inavvertitamente sbirciato, dalla fessura di un arazzo, nella stanza da bagno della regina Elisabetta.
Comunque, non ebbe il tempo di analizzare le proprie emozioni, neppure se avesse voluto farlo: un braccio cerchiato di rame penetrò nel paravento e lo colpì alle costole; era Kaby, che portava Lili, tenendola per il collo. Dietro di loro venivano Erich, Marcus e Illy. Scorsero la luce azzurra del Mantenitore e s’immobilizzarono stupefatti alla vista del loro lungamente perduto. Erich mi rivolse un’occhiata che pareva dirmi: “Ah, sei stata tu; ma la cosa non ha importanza”. Poi si chinò, lo prese, se lo cacciò saldamente sotto il braccio sinistro, nell’incavo formato da dita, braccio e fianco, e tese la mano destra verso l’interruttore dell’Introversione con la stessa aria soddisfatta con cui l’avrebbe tesa verso una bottiglia di whisky.
La luce azzurra si spense, e i Venti del Cambio mi colpirono come il primo sorso di una bevanda robusta che avesse tardato molto, moltissimo tempo ad arrivare, o come una squillante nota di cornetta scaturita dal nulla.
I Passati Cambiati soffiarono attraverso di me, e i dubbi scivolarono via, sibilando; la realtà, che prima era rigida come una lastra di ghiaccio, si ammorbidi e perse i suoi doveri, le sue necessità impellenti, e i piccoli ricordi svanirono lontano, ridotti a brandelli, e se ne andarono ondeggiando come foglie d’autunno, senza lasciarsi alle spalle neppure il proprio fantasma, e tutti i più pazzi atteggiamenti mentali si riversarono in me come al calar del sole la folla festante, la sera del Martedì Grasso, nelle vie cittadine, e qualcosa dentro di me ebbe il coraggio di affermare che non aveva importanza che la morte di Greta Forzane cavalcasse su quei Venti: erano così piacevoli…
E posso garantirvi che anche gli altri venivano colpiti nello stesso modo. Perfino Lili, muta e tartassata, pareva dire: “Mi costringete a bere questa robaccia, e io vi odio, ma la amo”. Credo che ciascuno di noi avesse temuto che neppure il ritrovamento del Mantenitore e la restituzione dell’interruttore dell’Introversione alla sua posizione normale ci avrebbero permesso di rimetterci in contatto col cosmo e di riavere i Venti che tanto odiamo e amiamo.
La cosa che per prima ci colpì, mentre, immobili, riassaporavamo la nostra condizione, non fu tanto il pensiero della bomba — che però, entro pochi secondi, ci avrebbe nuovamente colpito — quanto la voce di Sid. Sid era ancora fermo in corrispondenza del paravento, ma adesso la sua faccia era rivolta dall’altra parte. Potevamo vedere soltanto la sua schiena; ma, naturalmente, il suo “Gesù” giunse alle nostre orecchie come se non ci fosse stato nessun paravento.
Dapprima non riuscii a capire con chi stesse parlando, ma giuro di non avere mai udito una tale nota di ossequiosa piaggeria nella sua voce, così forte eppure così piena di riverenza e di una nota sotterranea di… certo: terrore puro.
— Signore, mi colma di confusione il fatto che abbiate voluto in tal modo onorare il mio povero Locale — diceva Sid. — Il mio povero Locale, ho detto, e con ciò intendo dire che ho sempre cercato di dirigerlo fedelmente, in nome vostro, senza mai neppure lontanamente immaginare che vi sareste mai degnato… e pur sapendo che il vostro occhio vegliava certamente su di noi… sebbene io non sia altro che un povero bruscolo di polvere perso tra i soli… mi prosterno a voi. Vi prego, come posso servirvi, signore? Io non so neppure quale sia la forma più adatta per rivolgermi a voi, Signore… Re… Imperatore dei Ragni!
Mi sentii diventare piccolissima (ma non meno visibile, accidenti), e perfino coi Venti del Cambio che mi davano coraggio, pensai che questo, in verità, fosse veramente troppo, dopo tutto ciò che avevamo passato; esclamai in cuor mio: “Non vale!”.
E nello stesso tempo capii che ce lo dovevamo aspettare: i grandi capi dovevano avere messo su di noi i loro occhietti neri, lucidi e privi di palpebre, fin dal momento in cui ci eravamo Introvertiti, e dovevano essere pronti a saltarci addosso non appena fossimo ricomparsi. Cercai di raffigurarmi cosa ci poteva essere dall’altra parte dello schermo, e il frutto delle mie immaginazioni non mi piacque affatto.
Comunque, sebbene fossi impietrita dalla paura, faticai a non scoppiare a ridere come Pulcinella alla parata militare nel vedere l’espressione di coloro che erano con me nell’Ambulatorio.
I Soldati, voglio dire. S’irrigidirono come se avessero ingoiato il famoso manico di scopa; il loro viso assunse l’espressione delle grandi occasioni; si guardarono l’un l’altro e guardarono il pavimento senza muovere la testa, come se stessero valutando la distanza e marcassero mentalmente col gessetto i punti dove mettere i piedi. Il modo in cui Erich e Kaby tenevano i Mantenitori divenne marziale; il modo in cui lanciarono uno sguardo al Comunicatore e poi fecero gravemente cenno d’assenso col capo fu una cosa del tutto esoterica. Perfino Illy diede l’impressione di far parte della parata. E proprio allora, da dietro lo schermo, giunse quello che, in tali condizioni, mi parve il suono più orripilante che mai avessi udito: un remoto, agghiacciante lamento, apparentemente privo di parole, con una nota sotterranea che risultò estremamente allarmante (ma anche, mi parve, con qualcosa di familiare).
Forte, rapida, spaventata, si frappose la voce di Sid: — Oh, perdonatemi, Lord… non l’avevo pensato. Certo, la gravità… rimedierò subito. — Comparvero nel paravento di fumo, dalla nostra parte, un suo braccio e metà della faccia; schioccò le dita, senza guardarci, e prima che uno di noi potesse batter ciglio, Kaby gli mise in mano il Mantenitore Minore.
Sid si eclissò dietro lo schermo, e anche il lamento cessò, e io mi dissi che se era quello il modo con cui un Lord Ragno manifestava il proprio fastidio per la gravità troppo elevata, allora speravo che i grandi capi non si mettessero mai a intrattenere conversazione con me.
Erich storse le labbra e rivolse un cenno agli altri Soldati, e tutt’e quattro varcarono il paravento a passo marziale, come se si fossero esercitati per tutta la vita in previsione di quel momento. Mi venne il folle pensiero che forse Erich mi avrebbe sporto il braccio, ma lui mi passò davanti senza guardarmi, come se fossi stata… un’Intrattenitrice.
Allora provai anch’io un attimo di esitazione, ma mi dissi che dovevo vedere ciò che succedeva là fuori, anche a costo di venir mangiata dal lupo. Inoltre avevo l’impressione che se quelle cerimonie fossero andate molto per le lunghe, perfino Lord Ragno avrebbe finito per scoprire se era davvero immune a un’esplosione atomica in ambiente chiuso.
Attraversai il paravento insieme con Lili.
I Soldati erano fermi a pochi metri da noi. Mi osservai intorno, pronta ad affrontare coraggiosamente ciò che avrei visto, e a rivolgere l’inchino cerimoniale, o che altro fosse, che mi sarebbe stato richiesto.