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— È esatto, signore — confermò Beau.

Il lungo silenzio che seguì queste parole fu troppo per me; credo che la durata del mio “rimaner senza parole per la contentezza” sia la minima rintracciabile. Le mie arterie risanate riportarono un po’ di nutrimento al cervello, e gridai: — Sid, dimmi pure che sono una sgualdrina traditrice e la Gran Volpe di tutte le Volpi, ma che cavolo è Peterhouse?

— Il più antico college di Cambridge — mi rispose, assai freddamente.

16

Conoscete i fasci infiniti di universi e i sistemi aperti di postulati? Il concetto che tutto sia possibile — e intendo proprio tutto — e che tutto sia successo? Tutto.

Heinlein
I DOMINATORI DELLE POSSIBILITÀ

Un’ora più tardi, nella penombra del periodo del sonno, sedevo sul divano più lontano dal pianoforte, e, coccolando un whisky allungatissimo, mi curavo l’occhio pesto e prestavo pochissima attenzione al party che continuava a svolgersi dalle parti del piano e del bar, mentre il Locale si avviava all’incontro con l’Egitto e la Battaglia di Alessandria.

Sid aveva messo insieme tutti i nostri gravi problemi, e, poiché aveva in mano l’asso pigliatutto del Mantenitore Minore, li aveva risolti senza la minima fatica, come se fossimo stati un gruppo di scolaretti.

Si trattava pressappoco di questo:

Eravamo rimasti in Introversione per tutto il periodo in cui erano successe le cose più criminali, e dunque si pensava che soltanto noi ne fossimo al corrente; inoltre, ciascuno di noi vi era coinvolto più o meno gravemente, cosicché era giocoforza rimanercene tutti zitti, per proteggere le nostre delicate pellacce.

In effetti, il fatto che Erich avesse innescato la bomba faceva pari e patta col fatto che Bruce ci avesse incitati alla rivolta, e inoltre c’era l’ubriachezza di Doc, e tutti coloro che avevano approvato il messaggio di pace avevano qualcosa da nascondere. Di Marcus e Kaby pensavo di potermi fidare comunque; di Maud ero certa, e di Erich potevo fidarmi a proposito di questa specifica faccenda, accidenti a lui. Quanto a Illy, non mi sentivo affatto tranquilla, ma mi consolai dicendo che deve pur esserci sempre una mosca nel miele… una mosca maledettamente grossa, questa volta, e pelosa, per di più.

Sid non menzionò i suoi panni sporchi, ma tutti sapevamo che aveva fatto gravemente cilecca come capo del Locale, e che si era riscattato soltanto con quel gioco di prestigio dell’ultimo minuto.

Ricordando il trucco di Sid, pensai per un momento ai veri Ragni. Poco prima di tirare fuori il naso dall’Ambulatorio, mi ero creata un ritratto molto convincente del loro probabile aspetto, ma adesso non riuscivo più a ricordarlo. Era alquanto deprimente, questo fatto di non ricordare, ma forse la mia era stata soltanto un’impressione, come quando i drogati credono di avere visto i segreti dell’universo. Proprio io, Greta, scoprire qualcosa sui Ragni? Non fatemi ridere: tutt’al più potrò avere un’allucinazione, come nel corso della recente baruffa!

E la cosa più buffa (ah, ah) era che fossi finita col diventare la persona di cui nessuno si fidava. Sid non mi diede tempo di spiegare come fossi giunta, per pura deduzione, a scoprire ciò che era successo al Mantenitore, e quando Lili si decise a parlare e confessò di averlo nascosto lei, lo confessò con un tono così annoiato che non credo che una sola persona le abbia dato retta… anche se ci rivelò un dettaglio curioso: col guanto non aveva usato l’Inversione parziale; si era limitata a rovesciarlo, per adattarlo alla mano destra, e poi gli aveva applicato un’Inversione completa per rimettere all’interno le cuciture.

Cercai di spingere Doc a confermare di aver seguito il mio stesso ragionamento, ma lui disse di non ricordare nulla, tolto la prima parte della ricerca del Mantenitore; non ricordava neppure di avere chiesto a Maud, per ben due volte, di raccontargli tutto ciò che era successo, nei minimi dettagli. Compresi che sarebbe occorsa ancora molta fatica, prima di farmi la reputazione di grande detective.

Guardai a lato del divano, e mi cadde sotto gli occhi uno dei guanti neri di Bruce, nella penombra. Lo raccolsi, ed era il guanto destro. Il mio grande indizio: ero nauseata. Lo gettai via, e Illy, come una piovra in agguato sul divano vicino al mio (non sapevo che si fosse messo lì a riposare) allungò un tentacolo e lo colse al volo come se si fosse trattato di un pezzo di spazzatura subacquea. Questi Extraterrestri, alle volte, riescono a comportarsi in modo talmente non umano da farvi rabbrividire.

Mi ricordai che razza di comportamento da pidocchioso calcolatore fifone fosse stato quello di Illy negli scorsi frangenti; mi venne in mente Sid, con i suoi facili sospetti; Erich e il mio occhio nero; e come, alla fine di tutto, come al solito, tutti mi avessero lasciata sola. I miei corteggiatori!

Bruce aveva spiegato come gli fosse capitato di essere un tecnico atomico. Al pari di vari altri, gli erano stati affidati gli incarichi più disparati, nel corso delle sue prime settimane nel Mondo del Cambio. Uno di questi incarichi consisteva nel fare da segretario a un gruppo di scienziati atomici di secondo piano, provenienti dai giorni del Progetto Manhattan e dei primi lanci spaziali. Aveva preso da loro, suppongo, anche la maggior parte delle sue idee politiche. Non avevo ancora deciso in che razza di eroi voltagabbana classificarlo, comunque era tornato amicone di Marcus ed Erich. Tutti i corteggiatori, e noti solo i miei!

Sid non aveva avuto bisogno di far discussioni con nessuno; le grandi decisioni, gli impulsi trascinanti si erano spenti, per il momento; per farli riaffiorare sarebbe occorso un lungo periodo di sonno ristoratore. Del resto, anch’io avrei saputo come utilizzare un buon sonno, vi assicuro.

La festa, accanto al pianoforte, cominciava a degenerare. Lili aveva danzato il black bottom in piedi sul coperchio, e poi era saltata fra le braccia di Sid e di Sevensee, e c’era rimasta assai più a lungo del dovuto. Aveva bevuto molto, e il suo vestito corto non aveva certo un’aria innocente. Continuava a danzare, distribuendo le proprie grazie in parti uguali tra Sid, Erich e il satiro. Beau non se ne curava affatto, e continuava imperterrito a suonare Tonight’s the Night che Lili gli aveva insegnato un paio di minuti prima.

Ero lieta di essermi tenuta lontana dal party. Chi potrebbe competere con una diciassettenne estremamente esperta, profondamente disillusa, che decide di buttarsi per la prima volta?

Qualcosa mi sfiorò la mano. Illy aveva teso un tentacolo fino a farlo diventare sottile come una sorta di filo peloso, e mi restituiva il guanto nero, anche se doveva certamente sapere che non me ne facevo nulla. Allontanai il guanto, pensando fra me che Illy era proprio un deficiente e una tarantola imbiancata, ma subito mi sentii in colpa. Con che diritto mi permettevo di criticare Illy? Sarei stata capace, io, di mettere in luce le qualità positive del mio carattere, se mi avessero chiuso in gabbia con undici ottopodi, un miliardo d’anni fa? E poi, da quando in qua mi metto a criticare gli altri?

Comunque, ero contenta di non avere preso parte alla festa, anche se continuavo a guardarla. Bruce stava bevendo, tutto solo, al bar. Una volta Sid si era recato da lui, e insieme avevano bevuto un bicchiere, e avevo sentito Bruce recitare a Sid alcuni versi di Rupert Brooke volutamente retorici: “Poiché il solo Paese è l’Inghilterra, Dove un Cuor Generoso può sostare; E di tutta Inghilterra il Cambridgeshire, È la Contea di color che san Capire” e mi ricordai che anche Brooke era morto giovane durante la prima guerra mondiale, e questo mi confuse. Ma per la maggior parte del tempo, Bruce si limitò a rimanersene in disparte e a ubriacarsi metodicamente. Ogni tanto, Lili gli lanciava un’occhiata, e subito smetteva di ridere e di ballare.