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Intanto Maud e Beau avevano preso il Romano per le ascelle e lo stavano accompagnando a un divano (la maggior parte del peso la reggeva Maud), mentre Sid si limitava a dirigerli e il Ragazzo, tutto solo, continuava a rodersi il fegato. Naturalmente, con lui ci sarebbe dovuta essere la Ragazzina, ma non potei scorgerla da nessuna parte: probabilmente si era andata a rifugiare nel Ristoratore, in preda a una crisi di nervi, la scioccherella.

— Il Romano mi pare conciato molto male, Erich — dissi.

— Oh, Marcus ha la pelle dura. Ha virtù, come dicono i suoi concittadini. E la nostra antica astronauta riuscirà a restituirlo alla vita, se la cosa è ancora possibile e se…

— …e se questa si può chiamare vita — terminai con le parole di prammatica.

Erich aveva ragione. Maud ha al suo attivo una cinquantina d’anni di pratica psichiatrica, nel 23° secolo. In verità quel lavoro sarebbe stato di pertinenza di Doc, il quale però aveva al suo passivo una cinquantina di sbronze di troppo.

— Maud e Marcus… — fece Erich. — Dovrebbe essere un esperimento piuttosto interessante. Come quelli di Goering coi marinai assiderati e le ragazze zingare nude.

— Sei un osceno nazista. Maud userà l’ipnosi indotta elettricamente e la suggestione della psiche profonda, a quanto ne posso sapere.

— E come potrai saperne qualcosa, Liebchen, se la tua amica tirerà le tende sul divano, come mi pare stia per fare?

— Sei un osceno nazista: l’ho detto e lo ripeto.

— Precisamente. — Batté i tacchi e si inchinò di un millimetro. — Erich Friederich von Hohenwald, Oberleutnant dell’esercito del Terzo Reich. Caduto a Narvik, dove venne Reclutato dai Ragni. Linea di vita prolungata a causa di un Grande Cambio dopo la sua prima morte, e, in base agli ultimi rapporti ricevuti. Comandante di Toronto, dove possiede estesi allevamenti di bambini per assicurarsi le bistecchine per la prima colazione, se dobbiamo credere ai manifesti della Resistenza. Ai vostri ordini.

— Oh. Erich, è tutto così penoso — dissi, prendendogli la mano. Erich era uno di quei poveretti che sono Risorti da un punto della loro linea di vita molto distante dalla morte: nel suo caso, ciò era dovuto al fatto che la data della sua morte era stata spostata in avanti da un Grande Cambio, dopo la sua Resurrezione. Come ogni Demone giunge prima o poi a scoprire (a meno che non riesca a immaginarselo fin dal primo momento), è una tremenda tortura ricordarsi il proprio futuro, e tanto più breve è il tempo trascorso dalla vostra Resurrezione alla vostra morte, laggiù nel cosmo, tanto meglio per voi. Nel mio caso, per fortuna, il periodo si riduce a soli dieci minuti, assai movimentati, sulla North Clark Street.

Erich appoggiò lievemente l’altra mano sulla mia.

— Sono i casi della Guerra del Cambio, Liebchen. Ma almeno sono un Soldato, e qualche volta vengo assegnato a operazioni che si svolgono nel futuro… anche se non so perché mai dobbiamo avere questa mania di sapere cosa succeda alle nostre personalità del futuro, laggiù nel cosmo. La mia è quella di uno stupido Oberst, sottile come un foglio di carta, e indignata contro i suoi detrattori! Ma vedo che ricevo un certo aiuto psicologico dal fatto di poterla vedere così in prospettiva, e almeno ritorno nel cosmo abbastanza regolarmente, Gott sei Dank, cosicché me la passo meglio di voi Intrattenitori. Non gli dissi a voce alta che un cosmo che Cambia è peggio che non averlo, ma rivolsi una preghiera al buon Dio per l’eterno riposo di mio padre, perché i Venti del Cambio soffiassero piano sulla linea di vita di Anton A. Forzane, professore di fisiologia, nato in Norvegia e sepolto a Chicago. Il Cimitero di Woodlawn è un luogo fresco e verde.

— Certo Erich — gli dissi. — Ma anche noi Intrattenitori abbiamo i guanti, come dite voi tedeschi.

Lui aggrottò le sopracciglia e mi fissò con sospetto, chiedendosi se non stessi dando i numeri.

— Guanti? — disse. — Cosa intendi dire? Io non li ho, come vedi. Ti riferisci ai guanti di Bruce… che, tra parentesi, devono avergli dato qualche fastidio, non so quale? No, seriamente, Greta, a cosa servono i guanti, a voi Intrattenitori?

— Ci servono perché abbiamo paura. Io almeno. La frase non ti dice niente?

Sul suo viso prussiano scese finalmente una piccola luce. — Abbiamo i guanti… — borbottò. In inglese: Got mittens. “Gott mit uns”… Dio con noi. — E aggiunse, incollerito: — Greta, non sopporto che tu assassini la grande lingua tedesca per fare delle battute da scolaretti.

— Devi prendermi come sono — gli risposi — guanti e tutto il resto, grazie all’Abbondio… — e mi affrettai a spiegare: — Viene dal francese… le bon Dieu… non picchiarmi. Non ti rivelerò mai più nessuno dei miei segreti, lo giuro.

Fece una debole risatina, come se fosse in punto di morte.

— Fatti coraggio — gli dissi. — Non sarò qui per sempre, e ci sono posti peggiori del Locale.

Lui annuì, imbronciato, e si guardò intorno. — Vuoi sapere una cosa, Greta? — mi chiese. — Ma devi promettermi di non fare un’altra di quelle tue indescrivibili battute. Quando sono fuori in missione, mi ripeto sempre che presto mi recherò dietro le quinte, a corteggiare nel suo camerino la grande danzatrice Greta Forzane, famosa in tutto il mondo.

E aveva perfettamente ragione a parlare di quinte. Il Locale è come un teatro, a pianta greca, e come pubblico ha il Vuoto: il grigiastro Vuoto, non interrotto dai paraventi dietro cui si celano l’Ambulatorio (Ugh!), il Ristoratore e i Depositi. Tra questi due ultimi sono situati il bar e la cucina, e il pianoforte di Beau. Tra l’Ambulatorio e la zona in cui di solito appare la Porta ci sono gli scaffali e i bassi tavolinetti della Galleria d’Arte. Il divano di controllo è nel centro esatto di questo “palcoscenico”. Intorno a esso, a distanze regolari, ci sono sei divani larghi e bassi (ai lati di uno di essi, in questo momento, le tendine si innalzano fino a svanire nel grigio), e alcuni tavolini.

Sembra la scenografia per un balletto, e i folli personaggi e i curiosi costumi che vi compaiono non guastano l’illusione. Tutt’altro. Diaghilev li avrebbe scritturati quasi tutti per i Balletti Russi, a prima vista, senza neppure informarsi se sapessero tenere il tempo.

2

La scorsa settimana a Babilonia, La notte scorsa a Roma.
Hodgson
UN GUANTO DESTRO

Beau si era recato dietro al bar e stava parlando tranquillamente con Doc, ma i suoi occhi fissavano altrove; aveva un aspetto pallido e molto professionale nel suo abito bianco, e mi dissi, accidenti, sembra di essere nel Quartiere Latino. Ma non vedevo la Ragazzina. Sid, finalmente si stava recando dal Ragazzo dopo il lavoro di recuperare Marcus. Mi fece un cenno, e io mi diressi verso di lui, portandomi dietro anche Erich.

— Benvenuto, caro giovanotto — attaccò Sid. — Io sono Sidney Lessingham, vostro ospite, e inglese al par di voi. Nacqui a King’s Lynn nell’anno di grazia 1564, e studiai a Cambridge, ma Londra fu la mia vita e la mia morte, sebbene io sia sopravvissuto a Bessie, Jimmie, Charlie e per poco quasi anche a Ollie… cioè Elisabetta la Grande, re Giacomo, re Carlo e Oliviero Cromwell. Quanto alla vita, poi, che vita! Di volta in volta cancelliere, spia, mezzano… due professioni che calzano come mano e guanto… poeta senza valore, accattone e trafficante in contratti di resurrezione. Beau Lassiter, le nostre gole sono secche come l’esca di un acciarino!

Alla parola “poeta”, il Ragazzo aveva alzato lo sguardo, ma con una certa irritazione, come se temesse di cadere in una trappola.