— E per risparmiare la vostra gola a favore delle bevande, cavalier mio, mi permetterò di prevenire una delle vostre domande e di dare a essa una risposta — continuò a dire Sid. — Sì, conobbi Will Shakespeare… vivevamo nella stessa epoca… ed era un furfantello così modesto, così schivo dei fatti altrui e dei propri, che tutti ci chiedevamo se fosse stato veramente lui a scrivere quei drammi. Vi domando scusa, ma, in fede mia, quella piccola ferita avrebbe necessità di cure.
E allora vidi che la Ragazzina non aveva affatto perso la testa, ma che invece era andata in Ambulatorio (Ugh!) a prendere una cassettina del pronto soccorso. Avvicinò un tamponcino alla guancia del ragazzo, sporca di sangue, e disse in tono un po’ acuto: — Se posso…
Ma aveva scelto il momento sbagliato. Le ultime parole di Sid e ravvicinarsi di Erich al mio seguito avevano fatto rabbuiare in viso il giovane Soldato, che scosse nervosamente il braccio, senza neppure voltarsi verso di lei, e le allontanò la mano con malagrazia. Erich mi strinse il gomito. La cassetta del pronto soccorso finì a terra… e anche uno dei bicchieri portati da Beau rischiò di fare la stessa fine. Fin da quando era arrivata la Ragazzina, Beau si era comportato come se facessero coppia fissa, anche se non credo che si fossero messi d’accordo. Beau l’aveva fatto perché io ero molto amica di Sid in quel periodo; quanto a Maud, si occupava di Doc, perché le piacciono i casi disperati.
— Calma, calma, giovanotto, e siatemi amico! — tuonò Sid, rivolgendo di nuovo a Beau la sua occhiata “Me ne occupo io”. Non è altro che una povera pagana che intende recarti sollievo — citò. — Trangugia la tua bile, o nero fellone, ed essa forse si tramuterà in poesia. — Quindi: — Alt, vi ho toccato in un punto debole, vero? Confessatelo, voi siete un poeta!
Raramente Sid procede per tentativi, ma per un secondo me ne dimenticai, e mi domandai se sapesse davvero dove voleva andare a parare.
— Sì, sono un poeta, certo — gridò il Ragazzo. — Sono Bruce Marchant, brutti Zombie che non siete altro. Sono un poeta in un mondo dove neppure i versetti della Bibbia di re Giacomo e le parole del vostro amico Will, che voi avete usato a sproposito per darvi il tono del sapiente, sono al riparo dalla putrida bava dei Serpenti e dalle sudice zampe dei Ragni. Essi cambiano la nostra storia, ci rubano le cose che per noi sono certe e sacrosante, proclamano di essere terribilmente onniscienti, di essere i meglio intenzionati e i più efficienti, e cosa ne nasce? Questo stramaledetto guanto O.R.!
Alzò la mano sinistra, ancora infilata nel guanto nero. Nella mano stringeva ancora l’altro guanto, e ce lo mostrò, agitandolo.
— Che cos’ha quel guanto d’Ordinanza dei Ragni, cuore impavido? — domandò Sid. — Devi esserci amico, devi dircelo.
Intanto Erich rideva. Disse: — Considerati fortunato, Kamerad. Io e Marcus non li abbiamo neppure, i guanti.
— Che cos’ha questo guanto? — strillò Bruce. — Questi accidenti di guanti sono entrambi per la mano sinistra! — E buttò a terra, con rabbia, il guanto che teneva in mano.
Tutti ci mettemmo a ridere, senza riuscire a trattenerci. Bruce ci voltò la schiena e si allontanò a grandi passi; ma ero sicura che si sarebbe tenuto lontano dal Vuoto.
Erich mi strinse il braccio e disse, tra una risata e l’altra: — Mein Gott, Liebchen, cosa ti ho sempre detto a proposito dei Soldati? Più grande il mugugno, più piccola la causa! È un principio infallibile!
Ma uno di noi non rideva. Dal primo momento in cui la Ragazzina aveva udito il nome di Bruce Marchant, i suoi occhi avevano assunto un’espressione di pura estasi, come se fosse disceso su di lei lo Spirito Santo. Ero contenta che si interessasse a qualcosa, perché fino a quel momento si era comportata da musona e da depressa, anche se era giunta al Locale con ottime referenze: era stata una vera entraîneuse, a Londra e a New York, nei Folli Anni Venti. Ci fissò con disapprovazione mentre raccoglieva la cassetta del pronto soccorso e il suo contenuto, senza dimenticare il guanto, che posò in bella vista sul coperchio, come se si fosse trattato di una sacra reliquia.
Beau cercò di parlarle, ma lei gli passò davanti come un fantasma, e anche questa volta lui non poté trattenerla a causa del vassoio che teneva in mano, con i bicchieri. Beau venne da noi e ci passò rapidamente le bevande. Io mandai giù in fretta un lungo sorso, perché avevo visto la Ragazzina svanire dietro il paravento ed entrare nel settore Ambulatorio: non amo pensare all’esistenza di quel settore e sono lieta che Doc sia sempre troppo ubriaco per usarlo. Alcune delle tecniche mediche dei Ragni sono assai disgustose, lo so fin troppo bene per esperienza personale (un’esperienza che è al primo posto nella lista delle cose che voglio dimenticare).
Intanto Bruce era tornato a noi, e ci diceva in tono duro e controllato: — Capite, non si tratta della faccenda del guanto in sé e per sé. E lo sapete benissimo anche voi, brutti Demoni dei miei stivali.
— E di che si tratta, dunque, nobile cavaliere? — domandò Sid, alzando il mento. La sua bella barba, bionda e un po’ brizzolata, contribuì a fare di lui il ritratto dell’interesse e dell’innocenza.
— È il principio su cui si basa tutto questo — disse Bruce, guardandosi attorno con aria minacciosa. Ma nessuno di noi si azzardò a sorridere. — È questa sporca inefficienza, questa uccisione del cosmo… e non ditemi che si tratta di piccoli imprevisti!… camuffata sotto le apparenze di un’autorità benevola e onnisciente. I Ragni… e chi essi siano in ultima analisi, ci è ignoto; si tratta di un nome; noi vediamo soltanto dei semplici agenti, come noi stessi… i Ragni ci raccolgono dalle tranquille tombe della nostra linea di vita…
— E lo giudichi un male, ragazzo? — fece Sid, con aria innocente e decisa.
— …e ci fanno Risorgere, se possono farlo, e ci ordinano di combattere contro un’altra fazione capace di viaggiare nel tempo, chiamata i Serpenti… e anche questa volta si tratta di un semplice nome… che è votata a pervertire e rendere schiavo il cosmo nella sua totalità: passato, presente e futuro.
— E non è forse vero, ragazzo?
— Prima ancora che abbiamo potuto comprendere appieno la situazione, ci troviamo Reclutati nel Grande Tempo e veniamo sospinti in tane e covili al di fuori del nostro spaziotempo: questi miserabili bugigattoli, grige catapecchie, celle di galera (senza offesa per questo Locale, beninteso) creati dai Ragni, forse per mezzo di gigantesche implosioni, ma nessuno lo può sapere con certezza, e poi veniamo spediti in ogni sorta di missioni nel passato e nel futuro per cambiare la storia in modi che, a quanto ci è detto, dovrebbero mandare in fumo le trame dei Serpenti.
— Vero, ragazzo.
— E da quel momento in poi, procediamo a un passo così duro e scottante, e i traumi sono così frequenti, le nostre emozioni vengono sovvertite in tanti e tali modi, le nostre ideologie pubbliche e private vengono distorte in modi così folli, il filo profondo di realtà a cui ci afferriamo viene legato in nodi così odiosi, che non riusciamo più a valutare le cose nella giusta prospettiva.
— Sono sentimenti che abbiamo provato tutti — disse Sid, cupo; anche Beau annuì, con la sua magra testa simile a un teschio; Erich disse: — Avresti dovuto vedere me, Kamerad. Ricordo ancora i miei primi cinquanta sonni. — E io stessa aggiunsi: — Lo stesso succede anche a noi ragazze, Bruce.
— Oh, lo so che finirò coll’indurirmi e col farci l’abitudine, e non crediate che non sia capace di farlo. Ma non si tratta di questo aspetto personale della cosa — disse Bruce, seccamente. E non mi preoccuperei della confusione personale, la rovina che è divenuto il mio spirito. Non mi preoccuperei neppure del fatto di rifare la storia distruggendo inestimabili… indistruttibili, le avrei chiamate un tempo… bellezze del passato, se sentissi che tutto ciò vien fatto per il meglio. I Ragni ci assicurano che, per sconfiggere i Serpenti, la cosa più importante è che l’Occidente finisca per dominare l’Oriente. Ma che cosa hanno fatto, per ottenere questo risultato? Posso darvene degli egregi esempi. Per consolidare i rapporti di potere nell’antico mondo mediterraneo, hanno rinforzato Creta a spese della Grecia, rendendo Atene una città fantasma, Platone un banale cantastorie, e trasferendo tutta la cultura greca su una chiave minore.