Ma a volte mi domando se la nostra memoria sia davvero buona come noi crediamo, e se un tempo l’intero passato non sia stato completamente diverso da ciò che ricordiamo, e se non abbiamo dimenticato di avere dimenticato.
Come dicevo, la Galleria mi mette giù di corda, cosicché ordinai a me stessa: “Torna al tuo piccolo comandante, Greta” e mi feci forza con il famoso calcione mentale.
Erich teneva fra le mani una larga coppa di colore verde, con decorazione in oro raffigurante delfini o astronavi, e spiegava: — Secondo me, questo dimostra che le forme artistiche etrusche derivano da quelle egizie. Non sei d’accordo, Bruce?
Bruce distolse lo sguardo da Lili, tutto sorridente, e disse: — Che cosa dicevi, caro amico?
La fronte di Erich divenne scura quasi come la Porta, e ringraziai la sorte per il fatto che gli ussari avessero messo via le sciabole con i colbacchi. Tuttavia, prima che Erich potesse lanciare a Bruce uno dei suoi insulti in tedesco, arrivò Doc, nel suo stato normale di “ubriachezza frenata”, che è assai simile a una sorta di trance ipnotica, e, muovendosi come una marionetta, tolse delicatamente la coppa dalle mani di Erich e disse: — Un ottimo esempio proveniente dal Medio Sistemico Venusiano. Quando Eightaitch lo ebbe terminato, mi disse che non era possibile guardarlo senza sentire le onde delle Secche Nordiche Venusiane infrangersi contro gli zoccoli. O sta meglio girato al contrario? Non saprei. Chi siete voi, giovane ufficiale? Nicevò. - E rimise con cura la coppa sul suo ripiano, poi si allontanò.
In effetti, Doc conosce la Galleria d’Arte meglio di chiunque altro: la conosce a menadito, dato che è il più vecchio abitante del Locale, ma questa volta aveva scelto il momento meno adatto per dispensare le proprie conoscenze.
Erich stava per andargli a dire due parole, ma io gli dissi: — No, Kamerad, ricorda le faccende dei guanti e dello zucchero — ed egli si accontentò di lamentarsi: — Quel suo nicevò… è così triste e disperato, ungeheuerlich. Secondo me, Liebchen, non dovrebbero lasciar lavorare i russi per i Ragni, neppure come Intrattenitori.
Gli sorrisi e gli presi la mano. — Come Intrattenitore, Doc non è molto in forma in questi giorni, non ti pare?
Mi restituì il sorriso in modo un po’ troppo accondiscendente, ma il suo volto si rasserenò. I suoi occhi azzurri ripresero per un istante il loro sguardo dolce, ed egli disse: — Non dovrei prendermela così con la gente, Greta, ma alle volte sono soltanto un vecchio gelosone — cosa che non è affatto vera, perché non aveva un giorno di più dei suoi trentatré anni, anche se aveva i capelli completamente grigi.
I nostri due innamorati si erano allontanati di alcuni passi e stavano per scomparire dietro i paraventi dell’Ambulatorio. Era l’ultimo posto che io avrei scelto per i doverosi preliminari di un corteggiamento all’inglese, ma probabilmente Lili non condivideva i miei stessi pregiudizi, sebbene mi avesse detto di avere fatto anche lei un breve periodo di servizio presso un Ospedale da Campo dei Ragni, prima di venire trasferita al Locale.
Era probabile, però, che non avesse mai avuto un’esperienza simile a quella da me avuta nel corso della mia breve e amara carriera come Infermiera dei Ragni, quando mi procurai il più orrendo dei miei incubi e crollai clamorosamente (nel senso del lavoro, ma anche a terra svenuta) nel vedere che un medico premeva un interruttore e un individuo, ferito gravemente, ma pur sempre un essere umano, diveniva un lungo grappolo di uno strano frutto… ugh!, ogni volta mi vien voglia di rigettare la colazione. E pensare che il mio caro papino voleva che la sua Greta facesse il medico.
Comunque, queste riflessioni non mi avrebbero condotto a nulla, e in fin dei conti c’era un party.
Doc stava raccontando qualcosa a grande velocità a Sid; sperai soltanto che non gli venisse l’uzzolo di mettersi a fare le sue solite imitazioni di animali, che sono di pessimo gusto, e anzi, una volta hanno offeso gravemente un Extraterrestre venuto al Locale a recuperare.
Maud stava dimostrando a Marcus i passi di un two-step del ventitreesimo secolo, e Beau sedeva al piano e improvvisava tranquillamente, seguendo il ritmo da lei suggerito.
Non appena udì le prime note del piano, Erich si illuminò in viso e mi condusse verso Beau. Finalmente potei staccare i piedi da quel pavimento duro come il diamante (non mettiamo tappeti perché la maggior parte degli Extraterrestri, benedetti loro, preferisce un pavimento duro), e andai a sedere sul divano accanto al piatto, tutta circondata da cuscini e con in mano un bicchiere pieno, mentre il mio boy-friend nazista si accingeva a scaricare il suo Weltschmerz, il suo dolore cosmico e irrimediabile, mediante le canzoni. (Il programma non mi allarmava, poiché Erich ha una passabile voce di baritono.)
Le cose parevano davvero andare nel migliore dei modi possibili, come se il Mantenitore girasse al minimo, giusto quel tanto che occorreva per mantenere in esistenza il Locale e per tenerlo ormeggiato al cosmo, senza dover fare nessuno sforzo, o, tutt’al più, limitandosi a dare mollemente qualche colpo di pagaia di tanto in tanto. Alle volte la solitudine del Locale può anche essere allegra e confortevole.
Beau sollevò un sopracciglio verso Erich, che annuì con il capo: subito si lanciarono in una canzone che conosciamo tutti, anche se non sono mai riuscita a scoprirne l’origine. Questa volta la canzone mi fece pensare a Lili, e me ne chiesi il motivo… domandandomi anche perché ci sia la tradizione, nelle Stazioni di Recupero, di chiamare Lili la Ragazzina l’ultima venuta (anche se questa volta, per puro caso, Lili era il suo vero nome).
4
Mi accorsi che il suono del piano non accompagnava più Erich; alzai la testa e vidi che Beau, Maud e Sid si stavano precipitando verso il divano di controllo. Sul Mantenitore Maggiore si accendeva e spegneva a intermittenza, molto rapidamente, la luce verde delle chiamate d’emergenza.
Il codice era abbastanza semplice, e perfino io riconobbi la chiamata di soccorso dei Ragni: per un istante mi sentii malissimo. Poi Erich mandò fuori con uno sbuffo, nel bel mezzo di “Porta”, la riserva d’aria che aveva accumulato in vista dell’acuto, e io mi diedi un altro di quei calcioni immaginari che tanto mi sono utili quando voglio farmi forza, e tutt’e due ci precipitammo a raggiungere gli altri nel centro del Locale, seguiti a poca distanza da Marcus.