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— Buono, buono, caro signor Castoro — disse Aslan e fece sentire un ringhio soffocato.

— Quell’essere umano mi appartiene — continuò imperterrita la strega. — Ho diritto a confiscargli la vita, a prendermi il suo sangue.

— Vieni a prendertelo, allora — esclamò il toro con la testa d’uomo: la sua voce somigliava a un profondo muggito.

— Imbecille — replicò la strega con un sorriso che era quasi una smorfia crudele. — Credi che il tuo padrone possa abolire i miei diritti con l’uso della forza? Lo sa bene, lui, cosa stabilisce la Grande Magia: se non avrò il sangue di quel traditore, Narnia sarà distrutta dall’acqua e dal fuoco. Questo dice la Grande Magia.

— È vero — mormorò Aslan. — Non posso negarlo.

— Oh, Aslan! — esclamò Susan, e poi, avvicinando le labbra all’orecchio del leone, sussurrò: — Non possiamo permetterlo. Voglio dire che tu non lo permetterai, vero? Non si può far nulla per rompere l’incantesimo? Ma tu non puoi far qualcosa contro la Grande Magia?

— Qualcosa contro quello che l’imperatore ha stabilito dall’inizio dei tempi? — chiese Aslan, volgendo alla ragazza uno sguardo lievemente accigliato.

Nessuno gli aveva proposto una cosa del genere, mai.

Edmund era a fianco di Aslan, dall’altra parte, e non staccava gli occhi da lui. Seguiva tutto quello che veniva detto e per un attimo provò l’angosciosa sensazione di dover intervenire, ma un attimo dopo fu sicuro che dovesse semplicemente stare zitto, aspettare che gli ordinassero qualcosa e obbedire.

— Ritiratevi tutti — disse improvvisamente Aslan. — Voglio parlare con la strega da solo.

Si misero infatti a parlottare vivacemente tra loro, a voce bassa. Tutti aspettavano con grande ansia, chiedendosi cosa avrebbero deciso Aslan e la Strega Bianca.

— Oh, Edmund! — esclamò a un tratto Lucy, e scoppiò in lacrime perché non ne poteva proprio più.

Peter aveva voltato le spalle e guardava lontano, verso il mare. I signori Castoro si tenevano per la zampa e restavano muti, con la testa china sul petto. I centauri non scalpitavano più e nel silenzio profondo si percepivano i minimi rumori della foresta: il frullo delle ali di un uccello, il ronzio di un calabrone, lo stormire delle foglie al vento.

E la discussione tra il leone e la strega continuava. Finalmente si udì la voce di Aslan: — Tranquillizzatevi, va tutto bene. Ho sistemato la faccenda. La strega rinuncia ai suoi diritti sul sangue di vostro fratello.

Allora si udì uno strano rumore, come se tutti, che fino a quel momento non avevano osato neanche respirare, ora tirassero insieme un gran sospiro di sollievo. La Strega Bianca se ne andava: aveva sul volto un’espressione di gioia feroce. A un certo punto si fermò e voltandosi disse: — E come faccio a essere certa che manterrai la promessa?

— Raaauug! - ruggì il leone, e fece l’atto di alzarsi dal trono dove stava seduto.

La Strega Bianca restò a guardarlo un attimo, sbalordita. Poi Aslan spalancò maggiormente la bocca, lei si raccolse la gonna tra le mani e fuggì a gambe levate.

14

Il trionfo della strega

Appena la strega se ne fu andata, Aslan disse: — Dobbiamo andarcene anche noi, immediatamente. Questo posto è destinato ad altri scopi. Ci accamperemo al guado di Beruna.

Tutti morivano dalla voglia di sapere cosa avessero combinato Aslan e la Strega Bianca, ma il leone aveva un’espressione molto grave e nell’aria vibrava ancora l’eco del suo terribile ruggito. Perciò nessuno osò fare domande.

Fecero colazione all’aperto (il sole era così cocente che l’erba cominciava già a inaridirsi), poi smontarono la grande tenda e si misero in viaggio. Marciavano senza fretta, in direzione nord-est. La meta non era molto lontana.

Strada facendo, Aslan spiegò a Peter cosa bisognava fare per sconfiggere la strega.

— Per il momento lei non si allontanerà di qui; deve sbrigare un piccolo affare. Poi si ritirerà nel suo castello per sostenere il nostro assedio. Non credo che darà battaglia in campo aperto, a meno che tu non riesca a tagliarle la strada. Forse ce la farai, forse no. — Aslan, infatti, aveva preparato due piani di battaglia: uno per lo scontro nel bosco e uno per l’assalto al castello. — Dovrai disporre i centauri qui e qui — diceva. — Non dimenticare di piazzare le sentinelle…

— Ma ci sarai anche tu, immagino — lo interruppe Peter, alquanto preoccupato.

— Questo non te lo posso promettere — rispose il leone, e continuò a dare istruzioni dettagliate.

Nell’ultima parte del viaggio, Susan e Lucy restarono sempre vicine ad Aslan, che sembrava di umore triste e depresso. Quando giunsero a un punto dove la valle si allargava parecchio, il Grande Fiume si faceva più ampio e l’acqua molto bassa, Aslan diede l’ordine di fermarsi: quello era il guado di Beruna.

Dato che il sole era ancora alto, Peter disse: — Non sarebbe meglio continuare il cammino e accamparci almeno sull’altra sponda? Forse, stanotte, la strega ci attaccherà di sorpresa.

Aslan, che sembrava immerso in tutt’altri pensieri, alzò di scatto la testa, scosse la magnifica criniera e chiese: — Come? Cosa hai detto?

Peter dovette ripetere la sua osservazione e la proposta, che evidentemente Aslan non aveva nemmeno sentito.

— Certo — rispose il leone. — La tua idea è giusta. È proprio così che deve pensare un bravo soldato. Ma la strega non ci attaccherà stanotte, certamente no — e fece un lungo sospiro.

L’umore di Aslan impressionò più o meno tutti, quella sera. La cena si svolse in un silenzio quasi completo e ognuno si chiedeva se i momenti di gioia all’arrivo di Aslan non fossero stati altro che un sogno. La felicità sembrava svanita, ed era durata così poco!

Peter, dal canto suo, era preoccupato all’idea di doversi impegnare in battaglia senza la guida di Aslan. Ce l’avrebbe fatta da solo? La strana sensazione di disagio che pervadeva tutti tormentò anche Susan, che non riusciva a prender sonno. Si voltava e rivoltava di continuo e a un certo punto sentì che Lucy sospirava nel buio.

— Sei sveglia anche tu, Lucy? Non puoi dormire?

— No — rispose Lucy. — Ma credevo che tu fossi già addormentata. Sai una cosa?

— Cosa?

— Ho un terribile presentimento. Come se ci stesse per capitare qualcosa di molto brutto. Un pericolo.

— Davvero, Lucy? Be’, anch’io ho la stessa sensazione.

— Qualcosa che riguarda Aslan, vero? — riprese Lucy.

— Qualcosa di molto grave che capiterà a lui o che lui farà, non so bene.

— Sì, è tutto il pomeriggio che ho la sensazione di qualcosa che non va — mormorò Susan, e dopo una breve pausa aggiunse: — Cosa diceva Aslan? Che non ci sarà, al momento della battaglia. Pensi che lo rapiranno? O che ci lascerà, forse proprio stanotte?

— Chissà dov’è, ora? — rispose Lucy. — Che sia qui, sotto la grande tenda?

— Non credo — rispose Susan.

— Usciamo all’aperto, vuoi? Forse lo vedremo.

— Sì, andiamo — fece Susan. — Sempre meglio che stare qui al buio senza dormire.

Pian piano le due sorelle si fecero strada tra i corpi addormentati e uscirono dalla tenda. La luna splendeva alta nel cielo e la notte era straordinariamente silenziosa, tranne per il tranquillo mormorio del fiume. Improvvisamente Susan afferrò il braccio di Lucy e mormorò: — Guarda!

In lontananza, dove finiva il grande prato su cui era montata la tenda e cominciava il bosco, videro il leone che se ne andava lentamente. Le due ragazze non ebbero bisogno di consultarsi: si misero subito a seguirlo.

Salirono per il pendio che portava oltre la valle e girarono a destra. Evidentemente Aslan seguiva la strada che avevano fatto quel giorno, diretto alla Tavola di Pietra. E camminava, camminava nell’ombra del bosco e nelle radure illuminate dal chiaro di luna, e di nuovo nel folto del bosco. Susan e Lucy avevano i piedi tutti bagnati per la rugiada che inzuppava l’erba, ma non se ne curavano. Aslan, davanti a loro, sembrava in qualche modo diverso dal grande leone che avevano conosciuto: camminava trascinando la coda per terra, a testa bassa e lentamente, come se fosse stanco, stanco, stanco. Quando arrivarono in un grande prato dove non c’erano alberi dietro ai quali nascondersi, le due sorelle videro che Aslan si fermava e si guardava intorno, ma non cercarono di fuggire. Anzi, si avvicinarono a lui e quando furono vicine, il leone esclamò: — Oh, bambine. Perché mi avete seguito?