Babbo Natale aveva un’espressione dolce, buona e affettuosa ma al tempo stesso solenne e che incuteva rispetto. Non aveva assolutamente niente di buffo (come capita a volte qui da noi) e solo a guardarlo ci si sentiva invadere da una strana sensazione di gioia, da una pace intima e solenne e, come ho già detto, da un senso di profondo rispetto.
— Sono arrivato, finalmente — esclamò. — Quella è riuscita a tenermi lontano molto tempo, ma Aslan si avvicina e gli incantesimi della Strega Bianca non hanno più effetto su di me.
Lucy sentì un brivido di gioia invaderla tutta, lo stesso brivido di pace e felicità che ti prende quando sei in silenzio, immerso nella preghiera.
— E ora — continuò Babbo Natale — veniamo ai regali. Qui c’è una macchina per cucire nuova e migliore: è per lei, signora Castoro. Farò in modo di lasciargliela a casa quando passerò di là.
— Se le fa comodo, signore; ma l’avverto che casa nostra è chiusa a chiave.
— Serrature e paletti non contano, per me — disse Babbo Natale. — Quanto a lei, signor Castoro, troverà la diga finita e i guasti prodotti dal ghiaccio riparati, le fessure tappate e nuovi cancelli per le chiuse.
Il signor Castoro fu così contento che aprì la bocca… e non seppe cosa dire.
— Peter, figlio di Adamo — chiamò Babbo Natale.
— Eccomi, signore. — Peter fece un passo avanti.
— Non ti darò giocattoli, Peter, ma qualcosa che forse ti servirà presto. Usali bene, questi — e così dicendo Babbo Natale porse al ragazzo uno scudo e una spada.
Lo scudo era color argento e al centro c’era l’immagine di un leone rampante rosso vivo, il colore delle fragole mature quando è tempo di coglierle. La spada aveva l’impugnatura dorata, il fodero e la cintura: tutto del peso e della misura adatti a Peter. E lui ricevette quei doni in silenzio, ma con aria grave, ben comprendendo che si trattava di un regalo speciale.
— Susan, figlia di Eva — chiamò ancora Babbo Natale. — Questi sono per te. — E le consegnò un arco, una faretra piena di frecce e un piccolo corno d’avorio. — Dovrai usare quell’arco solo in caso di estrema necessità, perché non voglio che tu scenda in battaglia. Quando avvicinerai quel corno alle labbra, in qualsiasi posto tu sia… soffiaci dentro, se avrai bisogno di aiuto, l’aiuto verrà.
E infine Babbo Natale si rivolse a Lucy, chiamandola figlia di Eva, e Lucy fece un passo avanti per ricevere il suo dono: una bottiglietta di cristallo (ma più tardi qualcuno disse che era puro diamante) e anche un piccolo pugnale.
— In questa bottiglietta c’è un liquore estratto dai fiori di fuoco che crescono sulle Montagne del Sole. È un cordiale: se tu o qualcuno dei tuoi amici sarete feriti, basteranno poche gocce per farvi guarire immediatamente. Il pugnale è per difenderti in caso di grave pericolo, perché neanche tu dovrai scendere in battaglia.
— E perché no, signore? — chiese la piccola Lucy. — Credo che… mi sembra… che sarei abbastanza coraggiosa anch’io.
— Non è questo il punto — la interruppe Babbo Natale. — Le battaglie diventano troppo ignobili, quando combattono anche le donne. — Poi, perdendo un po’ della sua aria grave, aggiunse: — Ma pensiamo al presente, ora. Questo è per tutti voi. — E tirò fuori (non si capì bene da dove, probabilmente dal grosso sacco che era sulla slitta alle sue spalle) un gran vassoio con cinque tazze, cinque piattini, la zuccheriera, un bricco di panna e una gran teiera fumante.
Poi gridò: — Buon Natale! Evviva il vero re! — e schioccò la frusta.
Un attimo dopo la slitta era già fuori di vista senza che nessuno si fosse neppure accorto che aveva cominciato a muoversi.
Peter tirò subito la spada dal fodero. Era intento a mostrarla al signor Castoro quando la signora Castoro intervenne: — Via, via, piantatela, il tè diventa freddo. Sempre uguali, voi uomini, nessuno che mi aiuti a portare il vassoio. Venite a far colazione. Per fortuna ho pensato a portare il coltello per il pane.
Così tornarono alla caverna dov’erano i fagotti. Il signor Castoro si mise a preparare tramezzini di pane e prosciutto, mentre la moglie versava il tè bollente. Fecero una splendida colazione. Non appena ebbero finito, il vecchio signor Castoro si alzò in piedi dicendo: — È tempo di rimetterci in cammino, andiamo.
11
Aslan si avvicina
Edmund, nel frattempo, passava dei momenti poco allegri. Il nano era andato a preparare la slitta e il ragazzo sperava che la regina si sarebbe mostrata gentile come la prima volta. E invece no. Quando si azzardò a chiedere: — Maestà, potrei avere i dolci che mi ha promesso? — Ella rispose seccamente: — Zitto tu, imbecille. — Poi sembrò ripensarci e mormorò tra sé: — Non vorrei che questo marmocchio mi svenisse dalla fame, strada facendo. — Quindi batté le mani col suo fare imperioso e subito comparve un altro nano. — Porta qualcosa da mangiare e da bere a quest’essere umano — ordinò, e dopo un attimo il nano fu di ritorno. In una mano teneva un piatto di ferro con del pane secco, nell’altra una brocca d’acqua.
— Ecco i dolci per il principino — disse con un sogghigno ripugnante, e depose il tutto sul pavimento ai piedi di Edmund.
— Porta via subito questa roba — gridò Edmund, con stizza. — Non mangio pane secco, io.
La strega si voltò verso di lui e lo guardò con un’espressione così terribile che il ragazzo si affrettò a scusarsi, prese il pane e cominciò a sbocconcellarlo.
Mentre Edmund masticava un boccone che sapeva vagamente di muffa, entrò il primo nano annunciando che la slitta era pronta. Allora la Strega Bianca si alzò e si avviò decisa verso l’uscita, ordinando al ragazzo di seguirla.
Prima di partire la strega chiamò Maugrim, il lupo, che arrivò a grandi balzi e si mise ai suoi ordini.
— Prendi con te il più veloce dei lupi — disse la strega. — Andrai di corsa sulla diga, alla casa dei castori, e ucciderai tutti quelli che troverai all’interno. Io andrò a ovest e dovrò percorrere qualche miglio prima di trovare il punto adatto per attraversare il fiume con la slitta. Se non c’è nessuno alla diga, va’ di corsa alla Tavola di Pietra e nasconditi ad aspettarmi. Se incontrerai per strada qualche essere umano, sai cosa devi fare.
— Tu hai parlato, Maestà — ringhiò il lupo. — Io obbedisco. — Maugrim se ne andò veloce come un cavallo al galoppo, chiamò uno dei suoi peggiori lupacci e si diresse di corsa alla diga. Giunto sul posto in pochi minuti, puntò dritto sulla casetta dei castori. Buon per loro e per i tre ragazzi che dopo la partenza fosse caduta molta neve: altrimenti Maugrim e il suo compare avrebbero annusato la traccia dei fuggitivi e li avrebbero raggiunti ben presto, certo prima che si rifugiassero nella caverna a riposare. Così, invece, i due lupi trovarono la casa vuota e annusarono a lungo ma inutilmente tutt’intorno: ogni odore era scomparso, le orme giacevano sotto un morbido strato di neve.
Nel frattempo il nano cocchiere guidava la slitta nel buio della notte fredda, frustando le renne che filavano come il vento. Fu un viaggio terribile per il povero Edmund, che batteva i denti. Dopo un quarto d’ora era tutto coperto di fiocchi di neve; dapprima aveva tentato di toglierseli continuamente, ma poi aveva rinunciato: ne buttava via alcuni ma gliene cadevano addosso altri e sempre più numerosi.