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Credo che anche i due leopardi ci pensassero e restarono accanto al nano, sempre all’erta. Si vedeva da come rizzavano il pelo e agitavano minacciosamente la coda, come fanno i gatti quando si trovano davanti a un cane.

— Andrà tutto bene. — Peter rincuorò la sorellina. — Altrimenti Aslan non li avrebbe mandati.

Dopo qualche minuto la Strega Bianca apparve in cima alla collina, attraversò il grande prato e fu davanti ad Aslan.

I tre ragazzi, che non l’avevano mai vista, sentirono un brivido giù per la schiena solo a guardarla. Dal gruppo degli animali che circondavano Aslan venne un sordo brontolio. Sebbene il sole brillasse alto nel cielo, tutti provarono uno strano senso di freddo improvviso. Gli unici che sembravano a loro agio erano Aslan e la strega stessa, anche se, visti l’uno accanto all’altra, formavano il più strano contrasto. Con la grande criniera bionda Aslan sembrava tutto d’oro, mentre la strega aveva il pallore di un cadavere. Inoltre (il signor Castoro lo notò subito) i suoi occhi evitavano di fissarsi in quelli del grande leone.

— Fra i tuoi c’è un traditore, Aslan — cominciò la strega.

Naturalmente tutti sapevano che alludeva a Edmund, ma il ragazzo, dopo tante avventure e il colloquio della mattina con Aslan, non ci pensava più: guardava il grande leone senza curarsi di quel che diceva la Strega Bianca.

— Ebbene, quel traditore non ti ha offesa — obiettò Aslan.

— Hai dimenticato la Grande Magia?

— Diciamo che l’ho dimenticata — rispose gravemente il leone. — Parlamene tu.

— Devo parlartene io? — chiese la strega con voce stridula. — Devo ripeterti quello che è scritto là, sulla Tavola di Pietra? Devo ricordarti che sulla tavola sono scritte le stesse cose che la spada incise profondamente nella roccia infuocata della Collina Segreta? Che si tratta delle parole intagliate sullo scettro dell’imperatore d’Oltremare? Sai bene qual è l’incantesimo che l’imperatore ha gettato su Narnia all’inizio dei tempi. Sai che ogni traditore mi appartiene, è mio per legge. Ogni tradimento mi dà diritto a un’uccisione.

— Adesso capisco! — esclamò il signor Castoro, in tono ironico. — Quella crede di essere la regina e invece fa da boia per conto dell’imperatore d’Oltremare. Capisco… capisco…

— Buono, buono, caro signor Castoro — disse Aslan e fece sentire un ringhio soffocato.

— Quell’essere umano mi appartiene — continuò imperterrita la strega. — Ho diritto a confiscargli la vita, a prendermi il suo sangue.

— Vieni a prendertelo, allora — esclamò il toro con la testa d’uomo: la sua voce somigliava a un profondo muggito.

— Imbecille — replicò la strega con un sorriso che era quasi una smorfia crudele. — Credi che il tuo padrone possa abolire i miei diritti con l’uso della forza? Lo sa bene, lui, cosa stabilisce la Grande Magia: se non avrò il sangue di quel traditore, Narnia sarà distrutta dall’acqua e dal fuoco. Questo dice la Grande Magia.

— È vero — mormorò Aslan. — Non posso negarlo.

— Oh, Aslan! — esclamò Susan, e poi, avvicinando le labbra all’orecchio del leone, sussurrò: — Non possiamo permetterlo. Voglio dire che tu non lo permetterai, vero? Non si può far nulla per rompere l’incantesimo? Ma tu non puoi far qualcosa contro la Grande Magia?

— Qualcosa contro quello che l’imperatore ha stabilito dall’inizio dei tempi? — chiese Aslan, volgendo alla ragazza uno sguardo lievemente accigliato.

Nessuno gli aveva proposto una cosa del genere, mai.

Edmund era a fianco di Aslan, dall’altra parte, e non staccava gli occhi da lui. Seguiva tutto quello che veniva detto e per un attimo provò l’angosciosa sensazione di dover intervenire, ma un attimo dopo fu sicuro che dovesse semplicemente stare zitto, aspettare che gli ordinassero qualcosa e obbedire.

— Ritiratevi tutti — disse improvvisamente Aslan. — Voglio parlare con la strega da solo.

Si misero infatti a parlottare vivacemente tra loro, a voce bassa. Tutti aspettavano con grande ansia, chiedendosi cosa avrebbero deciso Aslan e la Strega Bianca.

— Oh, Edmund! — esclamò a un tratto Lucy, e scoppiò in lacrime perché non ne poteva proprio più.

Peter aveva voltato le spalle e guardava lontano, verso il mare. I signori Castoro si tenevano per la zampa e restavano muti, con la testa china sul petto. I centauri non scalpitavano più e nel silenzio profondo si percepivano i minimi rumori della foresta: il frullo delle ali di un uccello, il ronzio di un calabrone, lo stormire delle foglie al vento.

E la discussione tra il leone e la strega continuava. Finalmente si udì la voce di Aslan: — Tranquillizzatevi, va tutto bene. Ho sistemato la faccenda. La strega rinuncia ai suoi diritti sul sangue di vostro fratello.

Allora si udì uno strano rumore, come se tutti, che fino a quel momento non avevano osato neanche respirare, ora tirassero insieme un gran sospiro di sollievo. La Strega Bianca se ne andava: aveva sul volto un’espressione di gioia feroce. A un certo punto si fermò e voltandosi disse: — E come faccio a essere certa che manterrai la promessa?

— Raaauug! - ruggì il leone, e fece l’atto di alzarsi dal trono dove stava seduto.

La Strega Bianca restò a guardarlo un attimo, sbalordita. Poi Aslan spalancò maggiormente la bocca, lei si raccolse la gonna tra le mani e fuggì a gambe levate.

14

Il trionfo della strega

Appena la strega se ne fu andata, Aslan disse: — Dobbiamo andarcene anche noi, immediatamente. Questo posto è destinato ad altri scopi. Ci accamperemo al guado di Beruna.

Tutti morivano dalla voglia di sapere cosa avessero combinato Aslan e la Strega Bianca, ma il leone aveva un’espressione molto grave e nell’aria vibrava ancora l’eco del suo terribile ruggito. Perciò nessuno osò fare domande.

Fecero colazione all’aperto (il sole era così cocente che l’erba cominciava già a inaridirsi), poi smontarono la grande tenda e si misero in viaggio. Marciavano senza fretta, in direzione nord-est. La meta non era molto lontana.

Strada facendo, Aslan spiegò a Peter cosa bisognava fare per sconfiggere la strega.

— Per il momento lei non si allontanerà di qui; deve sbrigare un piccolo affare. Poi si ritirerà nel suo castello per sostenere il nostro assedio. Non credo che darà battaglia in campo aperto, a meno che tu non riesca a tagliarle la strada. Forse ce la farai, forse no. — Aslan, infatti, aveva preparato due piani di battaglia: uno per lo scontro nel bosco e uno per l’assalto al castello. — Dovrai disporre i centauri qui e qui — diceva. — Non dimenticare di piazzare le sentinelle…

— Ma ci sarai anche tu, immagino — lo interruppe Peter, alquanto preoccupato.

— Questo non te lo posso promettere — rispose il leone, e continuò a dare istruzioni dettagliate.

Nell’ultima parte del viaggio, Susan e Lucy restarono sempre vicine ad Aslan, che sembrava di umore triste e depresso. Quando giunsero a un punto dove la valle si allargava parecchio, il Grande Fiume si faceva più ampio e l’acqua molto bassa, Aslan diede l’ordine di fermarsi: quello era il guado di Beruna.

Dato che il sole era ancora alto, Peter disse: — Non sarebbe meglio continuare il cammino e accamparci almeno sull’altra sponda? Forse, stanotte, la strega ci attaccherà di sorpresa.

Aslan, che sembrava immerso in tutt’altri pensieri, alzò di scatto la testa, scosse la magnifica criniera e chiese: — Come? Cosa hai detto?

Peter dovette ripetere la sua osservazione e la proposta, che evidentemente Aslan non aveva nemmeno sentito.

— Certo — rispose il leone. — La tua idea è giusta. È proprio così che deve pensare un bravo soldato. Ma la strega non ci attaccherà stanotte, certamente no — e fece un lungo sospiro.