Lisandro sognava ogni notte, e quasi tutti i suoi sogni erano uguali. Erano sempre popolati di esseri umani di sesso femminile che sapevano esattamente cosa fare… e che lo facevano. Anche se, quando si svegliava, Lisandro non riusciva mai a ricordare esattamente che cosa avessero fatto.
Prima o poi, gli avevano promesso gli Anziani, Lisandro si sarebbe trovato sulla Terra, con tutte quelle femmine umane nubili. Lisandro non vedeva l’ora.
Sandy spense il film che aveva scelto. Si intitolava Jesus Christ Superstar, ed era decisamente troppo complicato per guardarlo da solo. Aprì il suo armadietto privato, ne tirò fuori la fotografia di sua madre e la osservò a lungo. Era così bella! Snella, candida, con gli occhi azzurri, così splendida…
C’era una sola cosa di quella fotografia che preoccupava un poco Sandy; grazie ai molti film terrestri a cui aveva assistito, sapeva che gli uomini della Terra usavano portarsi dietro la fotografia della loro madre per mostrarla in momenti di particolare intensità emotiva. Tuttavia, non gli era mai capitato di vedere uno di quegli uomini terrestri che mostrasse una foto di sua madre completamente nuda. Si trattava di un vero e proprio mistero, e nessuno dei suoi compagni di coorte, e tantomeno gli studiosi hakh’hli che avevano trascorso le loro vite a studiare la cultura dei terrestri come lui, era riuscito a fornirgli una spiegazione in proposito. Per quanto riguardava Sandy, gli sembrava una cosa un po’ sconveniente. Anzi, era più che sconveniente, era addirittura imbarazzante. Infatti, quando guardava quella fotografia di sua madre, così bella, così nuda, così invitante, gli venivano alla mente pensieri eccitanti e non voluti che, ne era quasi del tutto certo, non erano del tutto adatti a una simile circostanza.
E non riusciva bene a capire perché provasse questa sensazione.
Decise che comunque non lo avrebbe certo capito quel giorno. Una volta terminato il pasto, riportò i suoi avanzi al carretto, quindi tornò nel suo angolo a lavorare sulla poesia.
Sandy si addormentò senza accorgersene, e se ne rese conto solo quando si risvegliò con Obie che torreggiava su di lui. — Stai diventando un vero hakh’hli — disse Obie, evidentemente approvando il suo sonnellino digestivo. — Che cos’hai lì?
— È solo una poesia che ho scritto — disse Sandy coprendo il bloc-notes con la mano.
— E allora perché non me la fai vedere? Noi ti mostriamo sempre le nostre poesie.
— Non è ancora finita — protestò Sandy, alzandosi in piedi giusto in tempo per vedere Polly che si avvicinava con espressione irritata.
— Lisandro — lo accusò subito Polly — non hai ripulito dopo il pranzo. Ci manca solo che arrivino gli insetti, così saremo costretti a ricorrere alle api-falco.
Sandy rimase colpito da quella critica ingiusta. — Perché dai la colpa a me? Perché devo essere sempre io quello che pulisce per tutti?
— Perché tu sei l’unico che non dorme. Lo sai benissimo.
— Be’, oggi invece ho dormito anch’io, e quindi non ho avuto il tempo per ripulire.
— Però hai avuto tutto il tempo per scrivere una poesia — intervenne maliziosamente Obie. Si rivolse a Polly. — E non vuole nemmeno farmela vedere. Dice che non l’ha ancora finita, ma a me sembra più che finita.
— Vediamo questa poesia — ordinò Polly stringendo i pollici in maniera molto significativa. A malincuore, Sandy le passò la poesia. Nel frattempo, il resto della coorte si stava lentamente avvicinando, fra sbadigli e stiracchiamenti vari.
— È un tentativo di scrivere una poesia di tipo hakh’hli in lingua inglese — spiegò con fare nervoso il poeta.
— Hum — commentò Polly senza sbilanciarsi.
— Penso che sia una cosa abbastanza difficile — aggiunse Chiappa.
— Forse non vale nemmeno la pena di provarci — intervenne Elena. — Non ha niente a che vedere con una vera poesia. Per me, quei caratterini striminziti sono veramente orribili.
— Fra l’altro — aggiunse Obie l’astronomo premendo un pollice sul bloc-notes che aveva in mano — hai sbagliato tutto. Le proporzioni non sono esatte. La Luna dovrebbe essere molto più piccola di così rispetto alla Terra.
— Se mi fossi attenuto alle vere proporzioni — si difese Sandy — non sarei riuscito a infilarci dentro le parole.
— Naturalmente, avresti dovuto fare la Terra molto più grande. Poi sono tutt’e due piuttosto appiattite rispetto alla loro vera forma. Assomigliano più a quel pianeta che chiamano “Giove”.
— È solo una poesia — ribatté Sandy con un moto di stizza. — Non è mica una lezione di astronomia.
— Sì — assentì Polly in tono severo — ma questo non significa che tu debba sbagliare tutto per forza. Fra l’altro, come può essere “dimenticata” la Terra per te? Tu non puoi averla dimenticata, perché non ci sei mai stato, giusto? I tuoi genitori sono stati trovati nello spazio.
— Si tratta di una licenza poetica — ribatté Sandy con testardaggine.
Polly fece schioccare la lingua in un suono di rimprovero. — I poeti non hanno la licenza di alterare i fatti — lo informò. — I poeti hakh’hli almeno non lo fanno, e il fatto che i poeti terrestri lo facciano non cambia proprio nulla. Ma adesso basta. Io propongo di guardare dei film mentre aspettiamo che torni MyThara.
Ma il film che la coorte scelse di vedere non era del genere gradito da Sandy. Si trattava infatti di un film di guerra e di terrorismo, che riportava solo le cose malvagie che gli esseri umani si erano fatti a vicenda nel corso del ventesimo secolo. Quando MyThara fece ritorno, la coorte stava discutendo sull’argomento. La vecchia tutrice si fermò sulla porta con una smorfia mentre Chiappa si rivolgeva a Sandy in tono serio: — Io penso che i governi della Terra siano molto stupidi.
— Il fatto è che tu non puoi capire — ribatté Sandy solennemente. — Probabilmente, avevano i loro buoni motivi per fare ciò che hanno fatto.
— Di quali motivi vai parlando, Sandy? Buoni motivi per uccidersi a vicenda? Per distruggere le fattorie quando nessuna delle due parti in guerra ha abbastanza cibo per sopravvivere? Per spargere veleni in giro? Non è certo questo il modo in cui si comporta un governo responsabile composto da persone sagge che sono state generate e addestrate al preciso scopo di governare, come lo sono i nostri Grandi Anziani. Ti è mai capitato per caso di vedere cose così orribili sulla nostra nave? Di vedere per esempio i guardiani degli hoo’hik che attaccano gli addetti alle riparazioni esterne?
— I guardiani degli hoo’hik verrebbero massacrati se ci provassero — intervenne Obie. — Quelli delle riparazioni esterne sono tipi tosti!
— Ma non è questo il punto! — ribatté Chiappa. — Il punto è che una cosa del genere non potrebbe mai accadere sulla nostra nave! Gli hakh’hli non si comportano in maniera così incivile!
Sandy insistette con la sua difesa. — C’è una bella differenza fra governare qualche migliaio di elementi e governarne qualche miliardo.
— Ah, sì? Davvero? — ribatté Chiappa sarcastico facendo schioccare la lingua. — Hai mai sentito parlare di simili atti di violenza sui nostri mondi hakh’hli, dove vivono migliaia di miliardi di noi?
— Non so proprio nulla di ciò che avviene sui pianeti originari degli hakh’hli — rispose Sandy in tono aggressivo — e se è per questo non ne sai niente nemmeno tu. Quando è stata l’ultima volta che la nave ha comunicato con loro?