Parlò in inglese, e ignorò totalmente il titolo onorifico. — ChinTekki — esordì — perché non mi è stato detto che volevate compiere un altro atterraggio in Africa?
La risposta venne solo dopo un paio di secondi, ma quando arrivò il tono dell’Anziano era a dir poco glaciale. — Parla in hakh’hli e non in lingua terrestre! — ordinò perentoriamente. — Per quale motivo ti permetti di pormi una simile domanda e con un simile tono?
— Perché mi sono state tenute nascoste molte informazioni — rispose Sandy. — Possibile che io debba apprendere notizie dei piani degli hakh’hli dagli esseri umani e non dagli stessi hakh’hli?
La pausa che seguì fu superiore al tempo richiesto dalla trasmissione nei due sensi. — Non mi hai mai parlato a questo modo, Lisandro — disse infine ChinTekki-tho scandendo le parole molto lentamente. — Per quale motivo sei cambiato tanto?
— Forse sono cresciuto un po’ — disse Sandy.
— Forse sei diventato un po’ più terrestre — ribatté l’Anziano hakh’hli lentamente. — Mi è stato detto che hai danneggiato una femmina terrestre attraverso l’anfilassi, Lisandro. Per quale motivo hai fatto ciò?
Sandy divenne paonazzo in volto. — Non le ho causato alcun danno permanente. Del resto, non è forse un privilegio dell’essere umano di sesso maschile quello di unirsi in anfilassi a un essere umano di sesso femminile? Non sono forse io un essere umano di sesso maschile?
— A quanto pare — replicò ChinTekki-tho con un sospiro — lo sei a tutti gli effetti. Certamente non sei più un hakh’hli, poiché un vero hakh’hli non si rivolgerebbe mai in questo modo a un Anziano.
— Forse — ribatté Sandy — un hakh’hli non ne avrebbe motivo. Sono solo io che non sono stato informato sui piani hakh’hli riguardo la visita in Africa.
— Ma perché mai non dovremmo farlo? — domandò ChinTekki-tho con tono paziente. — In fondo, che valore ha l’Africa per gli esseri umani della Terra?
— È loro!
Sandy sentì chiaramente il sibilo di rimprovero. — L’Africa non è attualmente in uso — disse ChinTekki-tho con cocciutaggine. — Ciò che chiediamo agli umani della Terra è poco e non è affatto molto. Abbiamo chiesto un’isola per costruire il trampolino affinché ne traessero beneficio sia gli hakh’hli che gli umani, ma gli umani ci hanno detto che non era possibile perché gli abitanti dell’isola erano contrari. Ora potranno forse dire che non possiamo avere l’Africa, un continente completamente privo di umani, perché gli elefanti sono contrari?
Sandy si produsse in una smorfia. — Non riesco a capire — disse. — Che valore può avere l’Africa per gli hakh’hli?
— Questa è una decisione che spetta solo ai Grandi Anziani e a nessun altro — dichiarò ChinTekki-tho seccamente. — Una cosa del genere non può essere decisa da una persona così giovane e non ancora matura. — Seguì un attimo di silenzio, poi la voce riprese, più greve che mai. — Speravo di poter conversare in maniera proficua con te, Lisandro, ma ho capito che ciò sarà impossibile. Di conseguenza, non mi dilungherò in ulteriori discussioni con te. Ora desidero parlare privatamente con Ippolita. E in quanto a te, Lisandro, rifletti bene su ciò che fai, e ricordati che sono stati gli hakh’hli, e non gli esseri umani della Terra, che ti hanno dato la vita!
Quando Sandy giunse all’ospedale, Marguery Darp non si trovava nella sua stanza. Un’infermiera lo scortò fino alla sala solarium, dove Marguery stava parlando con qualcuno al telefono. Era completamente vestita e apparentemente pronta a lasciare l’ospedale, ma non appena smise di parlare al telefono, fece cenno a Sandy di sedersi sul divano al suo fianco. Lo fissò con occhi indagatori. — C’è qualcosa che non va, Sandy? — chiese.
Sandy scoppiò a ridere. — Quale delle tante cose che non vanno vuoi sentire per prima? — le domandò.
— Scegli tu — rispose Marguery, e ascoltò con attenzione mentre Sandy le raccontava della burrascosa conversazione che aveva avuto con ChinTekki-tho. Marguery aveva un aspetto diverso oggi, pensò Sandy; non sembrava malata, assolutamente, e non era nemmeno ostile. Non appariva distante, ma solo per qualche verso più seria di quanto non fosse stata il giorno prima. Quando Sandy ebbe terminato il suo resoconto, commentò: — A quanto pare hanno piani un po’ più grandi rispetto a quelli che ci hanno esposto per quanto riguarda l’Africa. Ti ha per caso detto qualcosa su ciò che stanno costruendo laggiù?
Sandy era esterrefatto. — Costruendo? No. Perché, stanno già costruendo qualcosa?
— A quanto pare — disse Marguery. Ebbe un attimo di esitazione, poi continuò. — Lisandro? Tu sai che abbiamo registrato tutte le trasmissioni hakh’hli fra il modulo di atterraggio e la nave madre. Saresti disposto a tradurne qualcuna per noi?
Sandy fece una smorfia. — Se le trasmissioni sono in hakh’hli — osservò — è perché gli hakh’hli non vogliono che gli umani le capiscano.
— Questo è ovvio. Ma se non stanno facendo nulla di male, perché non dovremmo ascoltare ciò che si dicono?
Un’altra domanda difficile. Mentre Sandy ci rifletteva sopra, Marguery intervenne nuovamente con tono suadente. — Non lo faresti nemmeno come favore personale nei miei confronti? — domandò. L’espressione di Sandy si fece improvvisamente cupa. — Cosa c’è che non va?
— Sono confuso — rispose Sandy con un sommesso borbottio. — Ci stiamo forse innamorando, o cosa?
Marguery rispose in tono molto serio. — Credo che l’unico modo per scoprirlo sia di aspettare e vedere che cosa succede — disse.
— Sì, ma… Insomma, è tutto così complicato! Siamo solo amici? O innamorati? Ci sposeremo? O tutto questo avviene solo perché ti hanno ordinato di mantenermi interessato affinché tu possa spiarmi meglio?
Marguery gli rivolse un’occhiata di fuoco. — Sì, era questo il mio incarico, almeno all’inizio. E allora, che cosa c’è di male? Il tuo incarico non era forse quello di spiare noi?
Sandy fece una smorfia. — Be’, più o meno… credo.
— Allora siamo pari, giusto? Sandy, caro — disse dolcemente prendendogli una mano — abbiamo a che fare con due cose ben distinte fra loro. Una siamo io e te, e per quanto riguarda questa non penso che ci sia altro da fare se non stare a vedere che cosa succede. L’altra invece ritengo che sia un po’ più urgente. Si tratta della razza umana contrapposta alla razza hakh’hli, e tu devi decidere da che parte stare. Adesso.
Sandy le rivolse uno sguardo contrariato. — Perché devo per forza mettermi da una parte piuttosto che un’altra?
— Perché ci sono due parti — ribatté Marguery — e non c’è spazio per nessuno in mezzo fra le due. Hai intenzione di tradurre quelle trasmissioni per noi o no?
Sandy ci rifletté sopra per un lungo istante, poi prese la sua decisione. — Se non c’è nulla di male in ciò che si dicono gli hakh’hli fra loro, certamente non arrecherò loro alcun danno traducendo i messaggi, giusto? E se invece c’è effettivamente qualcosa di male… E va bene — disse, alzandosi in piedi. — Lo farò. Adesso andiamo, che ti porto a casa.
Marguery si alzò in piedi a sua volta. — Così mi piaci — disse, producendosi in un piccolo applauso. — Solo che non andiamo a casa, non adesso almeno.
— Ma credevo di essere venuto qui apposta per questo…
— Caro Sandy — disse Marguery con tono a metà fra l’affettuoso e il serio — più tardi potrai portarmi a casa. Magari lo potrai fare anche un sacco di altre volte, ma al momento dobbiamo andare in un altro posto.
L’“altro posto” era un edificio di granito grigio senza finestre sulla cui facciata di pietra erano incise le seguenti parole: