— Va bene — ribatté Marguery senza alcuna esitazione. — Allora parliamo di fare l’amore. — Sandy si produsse in una smorfia, più perplesso che mai. L’espressione del volto di Marguery non sembrava essere in sintonia con l’argomento che aveva scelto. — Avrei qualche domanda da porti anche a questo proposito — continuò. — A proposito del modo in cui lo fanno gli hakh’hli. Se non sbaglio, mi hai detto che le femmine sono sempre pronte, e che quando uno dei maschi è pronto, ci danno subito dentro.
— Esatto — disse Sandy, non sapendo se assumere un atteggiamento imbarazzato o irritato. Parlare di sesso appena dopo averlo fatto gli poteva anche andare bene, ma perché Marguery doveva essere per forza così esplicita?
Ma Marguery continuò come se nulla fosse, diventando addirittura più esplicita di prima. — E i maschi hakh’hli hanno lo stesso birillo che hai tu?
Sandy divenne paonazzo in volto, incapace di credere che avesse capito bene. — Birillo?
— Va bene, lo stesso tipo di pene, allora.
— Ah, l’organo sessuale. A dir la verità, non ho mai avuto l’opportunità di vederne uno molto da vicino… — In verità però, quando un maschio hakh’hli entrava nel suo periodo di fertilità, chiunque si trovasse nelle vicinanze aveva la possibilità di vedere di che cosa si trattava. Quando glielo spiegò, Marguery insistette per conoscere ogni piccolo dettaglio fisiologico. Ogni piccolo dettaglio a proposito dell’organo maschile hakh’hli in stato di eccitazione. Poi volle sapere dell’organo femminile nonché dell’atto sessuale in se stesso, l’anfilassi, pretendendo anche in questo caso una spiegazione dettagliata; come si svolgeva, quanto durava e come ogni singola femmina della nave fosse sempre e invariabilmente ben disposta, poiché il fatto di deporre uova fertilizzate era la più grande gioia per lei.
Nel corso della spiegazione Marguery assunse un’espressione quasi disgustata, ma rimase comunque stranamente determinata. — E come fanno le femmine a sapere quando il maschio è in calore? — domandò. — Sentono i ferormoni o semplicemente vedono che ce l’ha duro?
Quando gli ebbe spiegato il significato di quegli ultimi due termini, Sandy scosse il capo con fare dubbioso. — Non penso che sia nessuna delle due cose — disse. — È che loro sono sempre pronte, capisci? Voglio dire, per loro non rappresenta un problema. Non devono prepararsi in nessun modo per farlo. Si limitano a compiere l’anfilassi, a farsi fertilizzare le uova, e circa mezz’ora dopo vanno a deporle. Tutto qui.
— Capisco che sia un’ottima cosa per i maschi — osservò Marguery — ma che vantaggio ne traggono le femmine?
— Te l’ho appena detto! — spiegò Sandy. — Loro depongono le uova!
Marguery assunse un’aria pensierosa. — Detto così, parrebbe che il fatto di deporre le uova sia addirittura più importante dello scop… dell’anfilassi, volevo dire.
— Immagino che sia proprio così. Sono le uova che contano… almeno per le femmine. — Emise una risatina. — La peggior cosa che si possa fare a una femmina hakh’hli è rubare le sue uova e buttarle nella tazza del bagno. In quel caso, diventerebbe furiosa. Una cosa del genere non si può nemmeno dire a una femmina hakh’hli, a meno che non si abbia un motivo più che legittimo. Se dicessi una cosa del genere a Polly, mi darebbe un calcione tale da farmi rientrare le budella.
Marguery ci rifletté sopra un istante, poi assunse un’espressione decisamente più rilassata. — Be’ — disse — tutto ciò è molto interessante.
Lisandro non rispose nemmeno. Attese l’arrivo della prossima bordata di domande, ma apparentemente la curiosità di Marguery si era improvvisamente placata. Gli rivolse un sorriso. — Vuoi ancora caffè? — domandò. Sandy scosse il capo. Nemmeno Marguery lo prese, e assunse invece un’aria pensierosa. — Per certi versi — disse — penso che vada decisamente meglio alle femmine umane.
— Davvero? — domandò Sandy. Aveva i suoi dubbi in proposito, poiché sapeva benissimo del lungo processo implicato nell’allevamento di un piccolo di razza umana, e gli sembrava decisamente più faticoso rispetto all’efficace sistema hakh’hli basato sul congelamento immediato e sul nutrimento programmato. — E perché?
— Be’, hai detto che alle femmine importa solo il fatto delle uova. Quindi deve aspettare di averne di nuove prima di… be’, di farlo di nuovo.
— Sì, ma non trascorre molto tempo. In verità dipende tutto dal maschio. Le uova si riformano ogni giorno, e nel giro di una settimana qualunque femmina è di nuovo pronta per l’anfilassi.
— Mentre le femmine umane — intervenne Marguery con un sospiro — possono rifarlo anche immediatamente. Sempre ammesso che il maschio umano sia in grado, naturalmente.
Lo fissò in un modo che lo turbò. Qualsiasi cambiamento di argomento tanto improvviso metteva Sandy decisamente a disagio. Ciò nonostante, pensò, chi non risica, non rosica… — Be’ — disse — se ti interessa sapere come stanno le cose riguardo a questo particolare soggetto, credo che il maschio umano in questione sia perfettamente in grado.
In effetti, era in grado. E di fatto, ebbe modo di dimostrarlo con grande orgoglio. Solo che prima dovette attendere un periodo di tempo apparentemente interminabile mentre Marguery era al bagno. Sandy non riusciva a capire per quale motivo vi rimanesse così a lungo. Sentiva l’acqua che scorreva, ed ebbe anche l’impressione di sentire la voce di Marguery, per quanto molto debole. Ma del resto chi poteva sapere quali cose intime le femmine umane facevano prima, durante o fra un’anfilassi e l’altra? Decise che glielo avrebbe domandato non appena fosse uscita, ma quando questo avvenne Marguery era talmente splendida… No, forse non era questa la parola adatta; era talmente disponibile, che Sandy si dimenticò di tutto il resto.
Poi ebbe una sorpresa.
Fra le molte cose che Lisandro Washington non aveva mai saputo a proposito dei costumi sessuali dei terrestri, vi era anche il fatto che, una volta terminato l’atto sessuale in sé stesso, era d’uso che l’uomo e la donna dormissero abbracciati nello stesso letto per il resto della notte.
Sandy si rese conto di questo fatto solo quando scoprì che si era addormentato. Quando aprì gli occhi, infatti, notò che Marguery Darp si trovava al suo fianco. Quando fece per spostarsi, lei mormorò: — Non te ne andare — stringendolo a sé con entrambe le braccia.
Come conseguenza più o meno inevitabile, fecero nuovamente l’amore, rimanendo quasi addormentati ma gustando ugualmente la sensazione. Quando Sandy si risvegliò nuovamente era pieno giorno e Marguery era in cucina.
Tornò in camera da letto con un sorriso un po’ diffidente, ma avvicinò ugualmente la guancia alle labbra di Sandy affinché gliela baciasse, come se stessero assieme da anni.
— C’è un pacco per te — disse, indicando il tavolo della cucina alle sue spalle.
Sandy si alzò ed esaminò il pacchetto con curiosità. In effetti, si trattava di una spessa busta marrone con il suo nome stampato sopra. — È arrivata stamattina — disse Marguery. — Sono i nastri e le trascrizioni delle traduzioni che hai fatto ieri. Ham vuole che tu riascolti tutto per controllare se ci sono delle inesattezze. Ora ti mostro come funziona l’apparecchio.
A malincuore, Sandy prese il pacco. Era molto pesante. Aveva sperato di trascorrere una giornata più interessante. — Forse farei meglio a fare un salto in albergo, prima — disse. — Immagino che Polly sarà preoccupata per me.
— No — disse Marguery con tono cupo. — Polly non si preoccuperà affatto. — Rivolse lo sguardo al suo orologio. — Guarda che ore sono! — esclamò improvvisamente. — Devo fare una telefonata.
Vi era un telefono sul tavolo davanti a loro, ma Marguery non lo usò. Si infilò invece nel bagno, sbattendosi la porta alle spalle.