Dietro alla tenda vi era un vetro, apparentemente di quelli specchiati da un solo lato. E dietro al vetro vi era Polly.
Sandy rimase a fissare la scena con la bocca spalancata. Polly! Viva! Solo che si trattava di una Polly che Sandy non aveva mai visto in precedenza, singhiozzante e accovacciata in maniera disordinata davanti a uno schermo per comunicazioni. Marguery agì sul cursore del volume della sua console, e il debole lamento che Sandy aveva sentito poco prima divenne perfettamente udibile in tutta la stanza. Si trattava della voce di Polly, rotta dal pianto, che supplicava sia in hakh’hli sia in inglese: — Per favore! Le mie uova! Non lasciatele andare a male!
Sandy rabbrividì davanti a quella scena orribile. Il bracciolo della sua poltrona si staccò per la spinta che vi esercitò alzandosi in piedi. Incespicando sui suoi passi, rivolse ai due agenti dell’InterSec un’occhiata di fuoco. — Siete dei bastardi! — gridò. — Come avete potuto fare una cosa del genere? — Non riusciva a trovare altre parole. Anche Marguery lo aveva tradito, e di conseguenza ora non poteva più fidarsi di nessuno!
Boyle ebbe un attimo di esitazione di fronte alla rabbia di Sandy, ma poi disse con tono secco: — Non avevamo altra scelta.
Non negava nulla. Sandy lo ascoltò, letteralmente disgustato da ciò che avevano fatto. Minacciare una femmina hakh’hli usando le sue uova come ostaggio era una crudeltà assolutamente inconcepibile! E come avevano fatto a fertilizzarle, dato che non avevano a disposizione nessun hakh’hli di sesso maschile?
La risposta a quella domanda gli venne fornita da una Marguery dal volto esangue e privo di espressione. — Invece lo avevamo, Sandy. Avevamo il tuo amico Obie.
La faccenda stava diventando sempre più assurda, e sempre più orribile! — Ma Obie è morto! — protestò Sandy.
Marguery annuì. — Si, ma avevamo il suo corpo. Non ti abbiamo raccontato tutta la verità. Non abbiamo affatto cremato il suo corpo. Lo abbiamo consegnato a un laboratorio per delle analisi… anzi, per una dissezione! Che altro potevamo fare? Dovevamo far tesoro di ogni possibile conoscenza in più! — Guardò Sandy con aria di supplica, ma lui non tradiva alcuna emozione. — Insomma — continuò Marguery — abbiamo conservato tutti i campioni di tessuto, congelati. Incluso naturalmente lo sperma. Così, mentre Polly si trovava nel suo periodo di intontimento, l’abbiamo rapita. Poi l’abbiamo portata qui e l’abbiamo inseminata artificialmente.
— Mostragli i nastri — ordinò Boyle.
Gli orrori immaginati in molti casi sono meno orribili di quelli reali. Ciò che Sandy ebbe modo di vedere non appena si accese lo schermo era molto peggio di quanto non avesse immaginato. Dapprincipio le immagini mostrarono Polly che si risvegliava, già gravida. Poi, ancora intontita dal sonno, più sconvolta e confusa che mai, Polly iniziò a deporre le sue uova. Sandy non aveva mai visto una deposizione di uova così infelice in tutta la sua vita.
A quel punto si udì la voce di Boyle, fuori campo, che giungeva a Polly attraverso un microfono. — Ippolita, ascoltami bene. Tu ora sei nostra prigioniera di guerra. Non ti verrà concesso il permesso di lasciare questa stanza. Ti faremo mangiare, ma non potrai uscire di qui e non potrai comunicare con l’esterno.
Sandy staccò gli occhi dallo schermo per fissare nuovamente l’infelice realtà che si trovava al di là del vetro.
— Polly! — gridò. — Sono qui! Non permetterò loro di farti questo!
— Non ti sente — intervenne Boyle con tono freddo.
— E non puoi fare nulla per aiutarla. Ascolta!
Sullo schermo, intanto, Polly stava ribattendo con coraggio: — …la mia gente lo verrà a sapere immediatamente!
— Alla tua gente — rispose la voce registrata di Boyle — diremo che hai insistito per andare a fare delle immersioni nell’oceano e che sei annegata. Se ci chiederanno il tuo corpo, diremo che è andato disperso in mare.
— Non ci crederanno mai!
— Sì, Ippolita, ci crederanno eccome. Ricorderanno quanto è successo a Oberon, e penseranno che anche tu abbia compiuto un gesto sciocco e rischioso.
Lisandro vide Polly sullo schermo che tremava di rabbia e di paura. — Le mie uova! — gridò la hakh’hli in un improvviso impeto di frenesia.
Di nuovo la voce glaciale di Hamilton Boyle: — Accanto al congelatore c’è una riserva di fluido nutritivo. Puoi fare tutto ciò che ritieni necessario per le tue uova, dopodiché potrai metterle nel congelatore. Siamo convinti che il sistema sia efficace quanto quello della vostra nave. Le uova non subiranno alcun danno… se ci dirai ciò che vogliamo sapere.
— Spegnetelo! — gridò Sandy. — Marguery, sei una vera merda! — La fissò con rabbia, il suo sguardo freddo e penetrante. Marguery lo fissò a sua volta senza proferire parola, ma Boyle intervenne subito in sua difesa.
— Ragazzo mio — disse con tono greve — Marguery non è altro che un essere umano. Non lo sei forse anche tu? Non vuoi proteggere anche tu la razza umana?
— Proteggere da che cosa? Gli hakh’hli non hanno nessuna intenzione di farvi del male!
Boyle scosse il capo. — Prima che tu faccia una figura peggiore di quella che già stai facendo, Lisandro, ascolta ciò che dice la tua amica Polly. Marguery, va’ direttamente alla parte più importante.
Le immagini sullo schermo si fecero confuse mentre sfrecciavano avanti. Quando tornarono normali, Sandy ascoltò. Ascoltò con grande attenzione, e con orrore sempre crescente.
Polly non si limitò a confermare quanto di peggio aveva suggerito Marguery Darp, ma andò anche oltre. Sì, confessò, i Grandi Anziani erano decisi a occupare l’Africa e a tenersela, lasciando finalmente schiudere tutte le uova congelate e riempiendo il continente di milioni di nuovi hakh’hli. E se questo non fosse stato possibile, avrebbero costruito una serie di grandi habitat orbitali. Tuttavia, continuò la voce registrata di Polly, quest’ultimo sarebbe stato solo uno stratagemma temporaneo. Una volta che le uova si fossero schiuse e i nuovi hakh’hli fossero cresciuti, come avrebbero fatto gli umani a impedire loro di occupare tutto il territorio che volevano? Tutto ciò era già qualcosa di assolutamente orribile per le orecchie di Sandy…
Ma quando Polly iniziò a parlare delle navette hakh’hli che si stavano preparando per entrare in orbita attorno alla Terra, Sandy si alzò in piedi con espressione sconvolta. Fissò Boyle, sconcertato. — Ma… che cosa hanno intenzione di fare con quelle navette?
— Bombardamento — rispose Boyle in maniera stringata. A quel punto spense lo schermo, aspettando un commento da parte di Sandy.
— Vuoi dire come gli aerei che bombardavano Hiroshima? Ma gli hakh’hli non posseggono bombe! Ne sono sicuro… Quasi sicuro — si corresse.
Boyle scosse il capo. — Non hanno bisogno di bombe, Lisandro. Ne hanno a disposizione quante ne vogliono. Non ti ricordi che abbiamo già preso in considerazione questa possibilità al centro di ricerche scientifiche? Ci sono oltre 18.000 oggetti di grandi dimensioni in orbita, e gli hakh’hli non devono fare altro che spingerli fuori dalle loro orbite al momento giusto per far sì che colpiscano le nostre città.
— Come ad Albuquerque — intervenne Marguery. — Come è quasi avvenuto anche a Perth.
— E se questo non dovesse bastare — continuò Boyle — hanno a disposizione l’intera fascia di asteroidi.
Boyle rimase in silenzio per un attimo, poi sospirò e fissò Sandy direttamente negli occhi. — C’è anche dell’altro, se vuoi sentire.
— Non credo di voler sentire altro — rispose Sandy cupo. — Ho già avuto abbastanza brutte notizie per oggi.