— Tanto non ci riesco comunque…
— È logico che tu non sia in grado di farlo, adesso — ammise Sandy. — Ma dovrai rimanere al tuo posto anche quando ci troveremo in orbita, quando spegnerò i propulsori.
— Altrimenti mi sparerai?
— Oh no, Marguery. Tanto ormai non puoi più impedirmi di decollare, giusto? Tuttavia, se interferisci, può darsi che causi un incidente e che moriamo entrambi sfracellati.
Marguery rimase in silenzio per un istante, continuando a respirare pesantemente. — Mi avresti sparato veramente? — domandò dopo un po’ alzando la voce per superare il rombo dei motori. Sandy non rispose, limitandosi a girarsi verso di lei rivolgendole un sorriso. Marguery allora tentò un’altra strada. — E se devo andare al bagno? — domandò.
— Non esistono bagni in un modulo di atterraggio hakh’hli — rispose Sandy. — Alle tue spalle sulla destra c’è uno sportello con dentro dei sacchetti igienici e delle salviette di materiale spugnoso che possono essere usati per quello scopo, in caso di assoluta necessità. Adesso però ritengo che… ahi! — gridò mentre il velivolo si inclinava improvvisamente da un lato. Si massaggiò una spalla. — Dobbiamo averne appena schivato uno grosso! Significa che stiamo entrando nell’orbita dei relitti, quindi reggiti forte!
Impiegarono oltre un’ora per superare la zona di pericolo, schivando relitti in continuazione a destra e a sinistra. I propulsori erano sempre a pieno regime, e di conseguenza Sandy e Marguery erano sempre appiccicati ai loro sedili. Dato che erano decollati da una zona a nord del pianeta, la densità degli oggetti pericolosi era decisamente inferiore rispetto a quella di qualsiasi altro punto intorno alla Terra. Ciò nonostante, era comunque un volo molto rischioso, e decisamente pieno di inaspettati scossoni. Di tanto in tanto qualche oggetto troppo piccolo per essere schivato si abbatteva sulla pellicola protettiva della navetta, perforandola e spiaccicandosi sotto forma di plasma sullo scafo metallico. Marguery si mordeva il labbro inferiore a ognuno di quei minacciosi tonfi, ma per loro fortuna nessuno di questi portò all’accensione della luce azzurra che segnalava una perdita di pressione all’interno dell’abitacolo.
La rotta a zig-zag della piccola navetta li faceva sobbalzare in continuazione senza pietà. Quando ebbero finalmente superato la fascia principale dei relitti, Marguery emetteva grugniti di dolore e persino Sandy si stava massaggiando tutto il corpo. A quel punto egli calcolò i vettori per convertire la loro orbita polare in quella equatoriale della grande nave hakh’hli e applicò le correzioni del caso. — Ora diminuisco la spinta — gridò alle sue spalle mentre scrutava con divertito interesse il volto familiare, paonazzo e urlante, che era apparso sullo schermo del pilota. — Ora puoi alzarti e “andare in bagno”, se vuoi.
— Grazie tante — replicò Marguery con tono sprezzante. — Chi è quello lì che ci sta guardando dallo schermo?
Sandy fissò il volto con attenzione. — È ChinTekki-tho — disse. — Ma non ci sta guardando. Non ci vede ancora, perché non ho acceso il trasmettitore. Ha un’aria abbastanza arrabbiata, non è vero?
— Sai che sorpresa! — ribatté Marguery. — E adesso che cosa hai intenzione di fare?
Sandy appoggiò la schiena al grosso sedile, continuando a massaggiarsi i lividi. — Fra poco mi metterò in contatto con lui — disse.
— E poi che cosa farai, maledizione?
La fissò con aria pensierosa. — A quel punto — disse — farò ciò che mi va di fare. È una bella novità, non è vero? Non ho avuto molte possibilità di fare una cosa del genere finora. Per gran parte della mia vita ho sempre fatto tutto ciò che mi ordinavano gli hakh’hli, poi ho fatto ciò che mi ordinavate voi. Di conseguenza questa è un’esperienza nuova per me, e vi sono buone probabilità che io fallisca. Ma ho intenzione di provarci comunque.
— Maledizione, Sandy! — proruppe Marguery con rabbia. Poi cambiò tono. — Sandy, ti prego… Dimmi che intenzioni hai…
— Bene — disse lui in tono ragionevole. — Innanzitutto, mi metterò in rotta verso la nave hakh’hli. Questo significa applicare una serie di correzioni di velocità e di traiettoria, quindi dovrò stare molto attento, perché non abbiamo una grande riserva di carburante. Anzi, no — si corresse subito scuotendo il capo. — La prima cosa da fare è trovare la nave hakh’hli. — Marguery fece per dire qualcosa, ma Sandy la interruppe con tono cortese. — Cara Marguery — disse — ti prego di chiudere la bocca. Devo concentrarmi se voglio fare i calcoli giusti.
Gli ci volle parecchia concentrazione. Dovette compiere una ricerca completa sull’orbita equatoriale prima di individuare finalmente la grande nave interstellare. A quel punto regolò alcuni cursori finché l’immagine della nave non venne a occupare completamente il suo schermo, quindi mise al lavoro il computer affinché ricercasse la rotta esatta.
Emise un sospiro e toccò ancora qualche comando. — Poteva andare peggio — osservò. — Dovremmo raggiungerli nel giro di circa sei ore. Oh, guarda, Marguery! Sta venendo su bene quell’antenna, eh?
— Benissimo — ribatté Marguery con rabbia.
— Mi piacerebbe chiedere a ChinTekki-tho quando sperano di poter captare qualche segnale — disse Lisandro con tono allegro.
— E allora perché non lo fai? A giudicare dalla sua faccia, sembra che muoia dalla voglia di parlarti.
Sandy ebbe un attimo di esitazione, poi accese con una certa riluttanza il trasmettitore della nave. — Salve, ChinTekki-tho — esclamò, rivolgendosi allo schermo. — Come stai?
— John William Washington! — tuonò furioso l’Anziano, parlando in hakh’hli. — Perché stai compiendo questo gesto invece dì compierne uno adeguato? Questo mio dodicesimo era riservato al sonno, e tu mi stai impedendo di prendermi il mio meritato riposo! I Grandi Anziani ti ordinano di cessare immediatamente questa condotta impropria e non pertinente agli ordini ricevuti!
— Parla in inglese — ordinò Lisandro. — Voglio che Marguery capisca tutto ciò che ci diciamo.
ChinTekki-tho si rigirò i pollici in un gesto di furiosa obiezione. — Sarebbe una cosa poco saggia e niente affatto prudente, Lisandro! Questa Marguery Darp non è certo l’unico essere umano in ascolto!
— Ho detto in inglese!
— Benissimo — ribatté ChinTekki-tho con rabbia. — E allora dimmi! Perché stai compiendo questo sciocco gesto? Dove è andata a finire la tua gratitudine nei confronti degli hakh’hli, che ti hanno dato la vita? Noi ti abbiamo salvato!
Sandy scosse il capo con fermezza. — Non credo proprio di essere in debito con voi per questo. Non lo avete fatto per me, ma solo per voi stessi. In più, mi avete anche mentito in proposito.
— Lisandro! Ti rendi conto che stai mettendo a repentaglio gli importantissimi piani dei Grandi Anziani per la nostra progenie? Pensa ai 73 milioni di uova che sono ancora nei nostri congelatori!
— Sto pensando — ribatté Sandy con tono duro — a 73 milioni di hakh’hli che invadono il continente africano, ChinTekki.
Tralasciò volutamente il “tho”, la forma di rispetto. Il Tutore trasalì visibilmente. — Di che cosa stai parlando? — domandò.
— Dei vostri piani per invadere la Terra!
— No, no — replicò immediatamente ChinTekki-tho. — Non abbiamo alcuna intenzione di “invadere” la Terra! Perché usi questa parola?
— Allora come chiameresti ciò che avete intenzione di fare in Africa?
ChinTekki-tho si guardò attorno con fare nervoso, come se stesse cercando di individuare qualche occhio umano puntato su di sé. — Non faremo nulla di male in Africa — disse infine leccandosi le labbra. — C’è un sacco di spazio in Africa, e i terrestri non ne fanno alcun uso.