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— Oh, smettetela una buona volta — disse Sandy con tono rassegnato. — È proprio questa la funzione degli ambasciatori. Altrimenti, non vi sono dubbi sul fatto che entrambe le parti mentirebbero e non rispetterebbero gli accordi. — Annuì con espressione saputa. — Naturalmente, siete entrambi molto esperti nell’inganno. Mi avete mentito troppe volte perché io possa credere in qualsiasi cosa mi diciate adesso.

— Noi non ti abbiamo esattamente mentito… — si difese Boyle dalla parte inferiore dello schermo.

Sandy si produsse in una risata selvaggia. — Esattamente! — ripeté. — Anche questa stessa parola è una menzogna! Boyle, lo so benissimo che menti. So benissimo che gli esseri umani sanno mentire molto bene e con grande facilità, perché io stesso ho imparato a farlo molto rapidamente.

— Ma tu non sei… — iniziò Boyle, ma poi si interruppe. All’interno della navetta, Marguery si portò la mano alla bocca.

Sandy la fissò, poi tornò a guardare lo schermo. — Vedo che ci sono altre menzogne che non sono state ancora rivelate — disse cupo. — Di che si tratta, ChinTekki-tho?

Il grande hakh’hli rigirò i pollici con fare impaziente. — Domandalo alla tua femmina terrestre, e non a me — borbottò in hakh’hli.

— Lo sto domandando a te! E voglio la risposta in inglese!

— Sarà meglio per te se lo dico in hakh’hli — disse ChinTekki-tho serio. — Puoi credermi in questo.

— Dimmelo ugualmente in inglese! Non avete trovato i miei genitori vivi su un’astronave. Non sono figlio di una donna americana. Gli unici astronauti nello spazio in quel momento erano russi, ed erano entrambi di sesso maschile!

— È vero, Lisandro — confermò ChinTekki-tho con tono gentile. — Ed erano anche entrambi morti da tempo. Inoltre nella loro nave non vi era più ossigeno, e di conseguenza vi era ben poco tessuto umano da utilizzare.

Sandy trasalì ma cercò di non dare segni di nervosismo. Sentirselo dire di persona era realmente terribile, ma del resto si era aspettato una cosa del genere fin da quando aveva scoperto il fatto degli astronauti russi da Marguery. — Ciò che stai cercando di dirmi — disse con tono teso — è che sono un hakh’hli. Che mi avete alterato geneticamente per farmi apparire come un essere umano. È così?

Ma ChinTekki-tho stava scuotendo il capo in un gesto di negazione. — No, Lisandro — disse. — Tu non sei un hakh’hli.

Alle sua spalle, ormai quasi dimenticata, Marguery sussurrò, — No, Sandy. Non sei nemmeno un hakh’hli.

Da quando Sandy la conosceva, Marguery Darp non si era mai espressa con un simile tono di voce. — È vero? — le domandò Sandy con voce sempre più tesa scrutandole il volto. — E tu l’hai sempre saputo?

Marguery annuì. Con tristezza. Teneramente. — Ce ne siamo resi conto non appena abbiamo compiuto qualche esame sui tuoi tessuti. Prima abbiamo controllato le tue escrezioni, incanalando i tubi di scarico del tuo bagno. Poi l’esame che hai fatto in ospedale, assieme a quello del tuo sperma, ha confermato che…

— Nessuno finora ha mai preso un campione del mio sperma!

Marguery riuscì ad abbozzare un sorriso. — Qualcuno lo ha preso, Sandy. Sono stata io. — Sandy non poté fare a meno di arrossire, nonostante la gravità del momento. — Non appena gli esperti hanno iniziato a esaminare il tuo DNA — continuò Marguery — si sono resi conto che non era del tutto umano. Naturalmente abbiamo subito fatto un confronto con le cellule hakh’hli del corpo di Obie, ma non risultava esserci alcuna analogia, anche se vi era qualche similitudine. Abbiamo anche fatto un riscontro con il DNA delle api-falco che siamo riusciti a catturare, ma naturalmente non aveva nulla a che vedere, come del resto era prevedibile. Poi però abbiamo provato a fare un paragone con altri campioni di tessuto…

— Non potevate avere altri campioni di tessuto — intervenne Sandy seccamente. — Non c’era nessun altro essere vivente a bordo della navetta!

Marguery scosse il capo. — Non ho detto che si trattava di tessuto di un essere vivente, Sandy. Gli altri campioni di tessuto erano quelli del cibo che Polly e gli altri avevano avanzato. La… la carne — concluse sconsolata.

Sandy la fissò con aria incredula per un secondo, poi si rivolse allo schermo. — Ti prego, ChinTekki-tho — disse con tono di supplica.

— È vero, Lisandro — rispose il vecchio tutore hakh’hli. — Abbiamo dovuto usare altre fonti di DNA. È stato molto difficile dividere i geni mantenendo tutte le possibili caratteristiche umane, e poi abbiamo avuto bisogno di una madre sostitutiva per farti venire alla luce. Lisandro, per crearti abbiamo dovuto prendere in prestito del materiale genetico dagli hoo’hik. Quando sei nato, sei venuto fuori dal ventre di un hoo’hik.

24

Se lo si considera come un immobile, il pianeta Marte non è esattamente ciò che si definisce “abitabile”. In termini immobiliari potrebbe rientrare nella categoria degli “appartamenti da ristrutturare”. Ciò nonostante, ha un ottimo potenziale per gli affittuari che sono disposti a darsi un po’ da fare per rimetterlo a posto. Le uniche cose che mancano sono l’aria, l’acqua e il calore. Per il resto, c’è veramente un sacco di spazio. La superficie edificabile è decisamente superiore a quella del pianeta Terra, soprattutto per via del fatto che lo spazio non viene sprecato da mari e oceani. Ed è proprio per questo che il pianeta Marte può risultare molto utile per gli hakh’hli. Grazie ai propulsori a materia anomala della loro grande nave interstellare, gli hakh’hli sono in grado di convogliare sulla superficie del pianeta abbastanza energia da estrarre acqua dalle rocce cristalline, da trasformare gli ossidi in aria, da ottenere metallo da minerali grezzi per costruire tutti gli habitat che desiderano, e persino da vetrificare la pietra affinché lasci penetrare la luce del sole. Gli hakh’hli posseggono energia in abbondanza. E sul pianeta Marte vi è tutto lo spazio necessario per far schiudere, sviluppare e proliferare i loro 73 milioni di uova.

Sandy fissava con espressione vacua il silenzioso schermo della console del modulo di atterraggio. Dalla parte di Sandy vi era silenzio; dall’altro capo del circuito, sia sulla Terra sia sulla nave hakh’hli, era esattamente l’opposto. Gridavano tutti. Sandy non aveva dubbi in proposito, poiché vedeva chiaramente il modo in cui agitavano le braccia e contorcevano labbra e mascelle mentre discutevano fra loro. Non aveva alcuna intenzione di alzare nuovamente il volume.

Marguery non stava nemmeno guardando lo schermo. La sua attenzione era focalizzata unicamente su Sandy. Come primo impulso, le era venuta voglia di gettargli le braccia attorno al collo per confortarlo, poiché se vi era mai stata una persona che aveva bisogno di essere confortata, era proprio Sandy in quel momento. Tuttavia, Marguery non osava farlo. Il volto di Sandy era come un pezzo di granito. Quando gli accarezzò una guancia, sentì il pulsare del muscolo sotto la sua pelle.

Lisandro si allontanò di scatto, girando il viso dal lato opposto. Disse qualcosa, ma con voce talmente bassa che Marguery non si rese nemmeno conto che aveva parlato finché non si voltò nella sua direzione con espressione interrogativa. — Che cosa hai detto, Sandy?

— Che cosa sono, allora? — domandò lui con voce plumbea. — Non posso nemmeno essere considerato un essere umano?

Marguery inspirò profondamente. — Caro Sandy — disse — tu sei John William Washington, e non hai bisogno di essere nient’altro. Secondo i biologi, puoi fare tutto ciò che può fare un essere umano. Puoi pensare, puoi camminare, puoi fare l’amore…

— E farti star male facendolo!

Marguery scosse il capo. — Non se prendo i miei antistaminici. Lo abbiamo già provato, ricordi? Hanno persino detto che… — Ebbe un attimo di esitazione. — Hanno persino detto che potresti mettere al mondo un figlio.