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Sandy la fissò con disprezzo. — Questo è impossibile!

— No — ribatté prontamente Marguery. — È solo, forse, un poco difficile.

— Non ti credo — ribatté Sandy con rabbia. — Perché tutti quanti mi raccontano solo menzogne? Persino MyThara mi ha mentito, per tutti quegli anni! — Si prese il volto fra le mani, e vi scoprì qualcosa di caldo e bagnato. Scostò le mani per guardarle, e si ritrovò a ridere. — Almeno sono abbastanza umano da piangere — disse con voce rotta.

— Sei abbastanza umano per me — rispose Marguery, ma lui scosse il capo con fare scoraggiato. — Sandy? — continuò Marguery dopo un attimo di riflessione. — Quando eravamo sull’aereo, non hai detto che avresti scritto una poesia?

Sandy assunse un’espressione perplessa per un istante, poi prese a frugare in una tasca. — Ce l’ho qui — disse. — Tanto vale che tu la veda, credo.

— Certo, vorrei senz’altro vederla, ma ciò che volevo dirti era un’altra cosa…

Sandy non la stava nemmeno ascoltando. Aveva tirato fuori il foglietto dalla tasca e glielo stava porgendo. Era tutto pieghettato e strappato, ma quando Marguery lo spiegò rimase a bocca aperta. — Sarebbe una bara questa? — domandò.

— Sarebbe una poesia — disse Sandy cupo. — Sai cos’è una poesia? È come ti senti, messo su carta, nero su bianco. E quella rappresenta il modo in cui mi sentivo in quel momento.

— Sì, questo lo capisco, Sandy caro, ma…

— Non c’è bisogno che tu la legga, se non hai voglia di farlo — la interruppe Sandy sempre più abbattuto. — E in ogni caso non so nemmeno se ne vale la pena.

Marguery rinunciò a ulteriori discussioni. Raddrizzò bene il foglio e lesse la poesia con attenzione.

Marguery tornò ad abbassare lo sguardo su Sandy, uno sguardo a metà fra l’arrabbiato e il divertito. — Sandy, questa poesia è realmente triste. Chi mai potrebbe scrivere una roba del genere?

— Chiunque si guardasse attorno con un minimo di attenzione lo farebbe! È un mondo triste, Marguery, non te ne sei accorta? Guarda un po’ quella gente! — Indicò con un gesto sconsolato le figure che gesticolavano sullo schermo.

Marguery guardò, e rimase perplessa. Boyle stava agitando le mani sopra la testa, come se si trovasse in uno stadio e volesse attirare l’attenzione del venditore di bibite. — Che cosa sta facendo Boyle? — domandò. — Forse vuole parlarti.

Sandy scosse il capo. — A che scopo? È inutile che parli con me. Devono parlare fra loro, ma non hanno alcuna intenzione di farlo. — La navetta ebbe un leggero sussulto, dopodiché si ritrovarono a galleggiare in assenza di gravità. Lisandro diede una rapida occhiata alla console. — Siamo entrati nell’orbita di avvicinamento — disse. — Durerà per un’ora circa, ma farai meglio a sederti e ad allacciarti le cinture con un certo anticipo, perché poco prima che si riaccendano i propulsori la navetta si girerà su se stessa per decelerare. — Marguery emise un piccolo suono indecifrabile. Sandy alzò lo sguardo verso di lei con una smorfia. — Che cosa c’è?

— Credevo che tu avessi intenzione di speronare la nave hakh’hli — disse.

La fissò per un istante con aria incredula, poi scoppiò a ridere. — E perché mai dovrei fare una cosa del genere? — domandò. — Moriremmo entrambi.

— Sandy caro — disse Marguery con tono sincero — non sai quanto sono felice di sentirtelo dire. Ma allora per quale motivo hai rubato la navetta?

— Per impedire a voi di fare la stessa cosa, naturalmente — rispose sorpreso. — Pensavo di andare alla nave e tentare di ragionare con i Grandi Anziani.

— Assieme a me?

— Io non volevo portarti, Marguery — disse — ma tu hai voluto venire lo stesso…

A quel punto Marguery iniziò a essere nuovamente preoccupata. — E adesso?

— Che altro possiamo fare? Magari in due riusciamo a inculcare in loro un po’ di buon senso. Inoltre, sarebbe una grande avventura per te, non è vero? Non ti piacerebbe essere il primo essere umano… cioè, il primo essere umano nativo della Terra, a salire a bordo della grande nave interstellare degli hakh’hli?

Marguery ci rifletté sopra. — L’idea mi spaventa un poco — disse infine — ma credo che mi piacerebbe, se potessi farlo assieme a te.

Sandy sbatté le palpebre. — Vedi — continuò Marguery — quando ti ho parlato della poesia, poco fa, non volevo che tu mi mostrassi la tua. Stavo solo cercando di dirti che anche io ne ho scritta una per te.

— Ma tu non mi hai mai detto che scrivevi poesie.

Marguery scoppiò a ridere. — Forse non le so scrivere veramente. Leggila, e dimmi cosa ne pensi.

Sandy abbassò lo sguardo incredulo sul foglio di carta che gli stava porgendo, poi lo sollevò verso il viso di Marguery. — Oh, mio Dio — disse.

— Leggila, maledizione! Sandy ubbidì.

— Ne sei sicura? — domandò Sandy con il cuore in gola.

— Sciocco — rispose lei con tono amorevole. — Non fare domande. Baciami.

Solo dopo che si furono baciati, diverse volte, l’occhio di Marguery colse per un attimo lo schermo. A quanto pareva, i personaggi sullo schermo non stavano più discutendo fra loro. Hamilton Boyle aveva entrambi i pollici sollevati. ChinTekki-tho stava secernendo lacrime di felicità e Demetrio e Chiappa, ridacchiando fra loro, stavano stringendosi la mano a vicenda in maniera teatrale.

— Sandy — domandò Marguery con voce tremante. — Vedi anche tu quel che vedo io? Credi che sia possibile che stiano cercando di dirci che si sono messi d’accordo sul da farsi?

Sandy non mollò la presa sulla sua compagna, ma allungò il collo, producendosi in una smorfia di stupore. — Non posso crederci — disse, ma nella sua voce vi era un velo di incertezza.

— Che altro può essere? Sicuramente stanno cercando di dirci qualcosa.

— È assolutamente impossibile che mi capitino due cose così belle nello stesso giorno — disse Sandy serio. — Non posso credere che abbiano deciso di cooperare.

— Sciocco — lo rimproverò lei in tono affettuoso. — Invece è possibile. Perché non alzi il volume così lo scopriamo?

Sandy scosse il capo. — È impossibile — disse con cocciutaggine. Poi però alzò il volume… E scoprì che era proprio così.

25

John William Washington, spesso chiamato “Sandy” o “Lisandro”, e sua moglie, Marguery Phyllis Darp, non più chiamata “tenente”, fanno attualmente parte dei 54 rappresentanti della razza umana a bordo della grande nave hakh’hli, in orbita attorno al pianeta Marte. Sulla superficie del pianeta sta già prendendo forma il primo insediamento. Le prime dodici dozzine di dozzine di uova congelate si sono già schiuse, e come favore speciale per i rappresentanti terrestri, sei di queste appartengono alla progenie di Oberon. Marguery e Lisandro sono tornati sulla Terra per ben due volte. La prima volta è stata solo una rapida puntata, giusto per sbrigare le pratiche del divorzio di Marguery e per celebrare il loro matrimonio. La seconda volta invece sono andati per due motivi; uno era chiudere l’appartamento di Marguery e liberarsi della mobilia e di altre cose di valore, poiché non faranno più ritorno sulla Terra per molti anni, e l’altro era per farsi assistere in un loro personale progetto di procreazione. (Hanno avuto bisogno di un certo aiuto dal punto di vista biologico, ma sono assolutamente sicuri che ne varrà la pena.) Sulla Terra, i primi due trampolini orbitali sono già operativi. Il progetto per la pulizia dell’orbita terrestre sta avendo un grande successo, e il prossimo passo sarà quello di lanciare in orbita dei satelliti equipaggiati con repulsori magnetici di tipo hakh’hli per eliminare anche i relitti più piccoli. Superare la vecchia fascia di relitti rimane tuttora un’impresa piuttosto pericolosa sia per gli hakh’hli sia per gli umani, tanto che le finestre polari rimangono ancora le uniche porte di accesso sicure per dei fragili esseri viventi, ma per il resto qualsiasi tipo di oggetto può essere catapultato aldilà della barriera grazie ai trampolini orbitali. Ormai si intravede già un’epoca in cui la quarantena spaziale autoimposta dai terrestri sarà solo uno sgradevole ricordo. In quanto a Marguery e Lisandro, hanno una vita molto intensa. Sono molto occupati. Sono utili. Sono pieni di speranze. Sono fiduciosi, e in più sono anche un’altra cosa. Sono felici.