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Morgon scosse la testa. Si strinse il braccio sulla ferita con l’altra mano e si alzò, mentre in distanza i corvi sembravano deridere anche il suo doloroso vacillare. Astrin gli passò un braccio intorno alla cintura. Il suo volto, già pallidissimo per natura, nella pioggia che lo rigava appariva cadaverico.

— Pensi di farcela a tornare a casa?

Lui annuì, si lasciò aiutare a salire sul cavallo e prese le redini. Ma sulla piana la vista gli si confuse nuovamente.

Riprese conoscenza mentre Astrin, che smontava dietro di lui, lo tirava con cautela giù dalla groppa del cavallo per condurlo in casa. L’uomo spalancò la porta con un piede, e Xel, comparso sulla soglia ad annusarli, mandò un miagolio stridente. Morgon piombò privo di forze sul giaciglio, e Astrin prese a tagliare la sua tunica col coltello, ignorando la sua muta opposizione. Quando vide la ferita, che dalla morbida carne dell’ascella scendeva mettendo a nudo tre costole, sussurrò qualcosa in tono fra sgomento e compassionevole.

In quel momento bussarono alla porta. Astrin ruotò di scatto su se stesso, allungando la mano ad impugnare la spada, e balzò in piedi. Per alcuni secondi indugiò dietro il battente, quindi lo spalancò e con lo stesso movimento puntò la lama insanguinata sullo sterno dell’uomo che stava in piedi dinnanzi alla soglia. Si trattava di un mercante.

— Signore… — La voce del visitatore s’incrinò in un farfugliare sbigottito alla vista dell’arma.

— Cosa vuoi?

Il mercante era alto, abbigliato con le vesti larghe di Herun, barbuto e dall’aria mite. Fece un passo indietro. — Ho un messaggio da… — Ma di nuovo la voce gli morì in gola, perché Astrin aveva sollevato la spada puntandogliela dritta in faccia. In un sussurro concluse: — Da Rork Umber. Signore, voi mi conoscete…

— Ti conosco.

Morgon sollevò la testa con uno sforzo e vide il suo compagno rigido come un serpente pronto a colpire. Astrin disse gelidamente: — Ti conosco, e questo è il solo motivo per cui, se ti volti e te ne vai immediatamente, ti concederò di lasciare vivo questo luogo.

— Ma Signore… — Gli occhi dell’uomo abbandonarono quelli di Astrin e frugando nell’interno della casupola incontrarono lo sguardo di Morgon. Si lasciò sfuggire un’esclamazione. E Morgon vide lampeggiare il proprio nome sul volto stupefatto di lui. Il mercante deglutì saliva. — Che cosa gli è successo?

— Vattene! — La voce rauca di Astrin s’incrinò in una nota disperata che stupì perfino Morgon. Il mercante, benché fosse impallidito, rimase testardamente dov’era.

— Ma l’arpista del Supremo, a Caerweddin, ha scoperto…

— Ho appena ammazzato due mercanti e, nel nome del Supremo, giuro che ne spedirò all’inferno un terzo se non te ne vai da qui!

Il mercante si allontanò sul sentiero sabbioso. Astrin attese finché lo scalpiccio dei suoi passi non si udì più. Poi, con mano che tremava ancora, appese la spada dietro la porta e tornò a inginocchiarsi accanto a Morgon.

— Va tutto bene — sussurrò. — Ora riposa. Io farò quel che potrò.

Due giorni più tardi l’uomo fu però costretto a lasciar solo Morgon per cercare aiuto dalla moglie di un vecchio pescatore di Loor, che si intendeva di erbe medicinali e acconsentì di vegliare accanto al ferito mentre Astrin era fuori a caccia o dormiva. Cinque giorni dopo la donna poté tornare a casa sua, con in mano alcuni dei pezzi d’oro recuperati nella città dei Signori della Terra; e Morgon, sebbene troppo debole per camminare, riuscì a sedersi a tavola e a scaldarsi il brodo da solo.

Astrin era spossato per le notti quasi insonni e le preoccupazioni. Dopo una mezza giornata di cupo silenzio mormorò, come se fosse giunto a una travagliata decisione: — E va bene. Non puoi stare qui. Non me la sento di portarti a Caithnard o a Caerweddin. Ti condurrò a Ùmber. E là Rork potrà mandare ad avvertire Deth. Ho bisogno di aiuto.

Da quel momento non lo lasciò più solo. Mentre Morgon recuperava le forze, essi trascorsero ore ed ore ingegnandosi a rimettere insieme i frammenti di cristallo color porpora rosso che Morgon stesso aveva trovato. L’oggetto che cominciò a prender forma era una fragile coppa splendidamente incisa, e quelle che erano parse soltanto striature divennero le figure di un’istoriazione circolare che narrava di un antico avvenimento. Eccitato Morgon usò ancora la penna sul margine di un libro d’incantesimi di Aloil, per comunicare i suoi pensieri ad Astrin, e lo convinse a ricercare i frammenti che ancora mancavano. Trascorsero una giornata fra le rovine della città, rinvennero altri tre pezzi, e quando tornarono incontrarono la moglie del pescatore che li attendeva sulla soglia della casupola di Astrin. La donna aveva portato un cestello di pesce fresco; incitò Morgon a mettersi a letto, rimproverò Astrin e poi cucinò la cena per loro.

Il mattino dopo essi completarono la ricostruzione della coppa. Astrin incastrò al suo posto con cura l’ultimo frammento, con Morgon che senza quasi tirare il fiato lo osservava da sopra la spalla. Le figure rosse dell’incisione sembravano muoversi sullo sfondo di porpora, intente a una misteriosa occupazione. Astrin era così assorto nel tentativo di decifrarne il significato, senza toccare la colla ancora fresca, che quando sentì bussare alla porta emise un brontolio spazientito. Poi il suo volto s’irrigidì. Andò a prendere la spada e tenendola davanti a sé aprì lentamente la porta. Esclamò: — Rork…! — E non fu capace di dir altro.

Tre uomini oltrepassarono Astrin ed entrarono in casa. Indossavano armature argentee sotto pesanti e bellissimi mantelli ricamati, e al fianco avevano spade appese a cinturoni adorni di gemme.

Uno di essi, il mercante che Astrin aveva cacciato via giorni addietro, indicò Morgon e disse: — Eccolo. Il Principe di Hed. Guardatelo, è ferito. E non può parlare. Non mi ha neppure riconosciuto, sebbene io abbia acquistato grano e pecore da lui appena cinque settimane fa. Conoscevo bene suo padre.

Morgon si alzò lentamente. Altri individui entrarono: un uomo alto dai capelli rossi, riccamente vestito e dall’espressione altera, un soldato, un arpista dai capelli candidi. Morgon fissò il volto di Astrin in quella confusione di altri volti, e vide in lui lo stesso incredulo sgomento che c’era negli occhi dei nuovi venuti.

Astrin ebbe un ansito. — Rork, non è possibile! Io l’ho trovato sulla riva, sbattuto a terra dal mare in burrasca… non poteva parlare, e non è riuscito a…

Lo sguardo dell’Alto Nobile di Umber si volse a interrogare l’arpista, ebbe in risposta un cenno d’assenso e disse stancamente: — Egli è il Principe di Hed. — Si scostò i capelli dalla fronte con un sospiro e continuò: — Lo avevate voi, dunque. Deth lo ha cercato per cinque settimane, e infine ecco che questo mercante si precipita a corte, a Caerweddin, e riferisce al Re che voi avete assassinato due mercanti, che avete ferito il Principe di Hed e che lo tenete imprigionato, e che in qualche modo… con un incantesimo probabilmente, gli avete rubato la voce. Potete immaginare cos’abbia pensato Hereu? Fra i nobili della costa, a Meremont e Tor, sta prendendo forma una strana rivolta della quale neppure l’Alto Nobile riesce a comprendere le ragioni. Siamo costretti a prendere le armi per la seconda volta in un anno, e al culmine di questa tensione ecco che l’Erede di Ymris viene accusato di omicidio e di aver imprigionato un sovrano. Il Re ha mandato questi soldati nel caso che vogliate opporre resistenza; il Supremo ha inviato il suo arpista per mettervi sotto condanna se tenterete di fuggire, e io sono venuto… sono venuto per ascoltare quel che avete da dire.

Astrin si coprì gli occhi con una mano. Morgon, che stava fissando attonito quei volti, nell’udire il nome che gli apparteneva e di cui tuttavia non aveva il ricordo emise un gemito.

Il mercante trasse un gran respiro. — Ascoltatelo. Cinque settimane fa poteva parlare benissimo. Quando io venni qui e lo vidi era disteso sul giaciglio e si lamentava, con un fianco lordo di sangue. E il Nobile Astrin era sulla soglia con una spada insanguinata in mano, e minacciava di uccidermi. Ma ora tutto è finito — aggiunse rivolto a Morgon. — Ora voi siete salvo.