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— Se questo è vero, allora egli sa chi è lei. — Esitò. — No. Lui potrebbe aver agito quando Hereu si sposò, il che sarebbe stato più semplice. I figli di lei saranno gli Eredi di Ymris; se lei fosse davvero così potente, così senza legge, di certo il Supremo avrebbe agito a quel tempo. Astrin dev’essere in errore. Io devo aver sognato, quella notte. E tuttavia… — Scosse il capo, passandosi una mano sugli occhi. — Io non lo so. Sono felice che tutta questa faccenda non sia affar mio.

La dottoressa del Re tornò a visitarlo, gli proibì di metter piede fuori dal letto, e quella sera gli diede un’inebriante mistura bollente di vino e erbe che lo fece scivolare in un sonno senza sogni. Si svegliò soltanto una volta, nel mezzo della notte, e vide Rork Umber che accendeva il fuoco. I lucidi capelli dell’Alto Nobile ondeggiavano sullo sfondo delle fiamme quando gli occhi di Morgon tornarono a chiudersi nel sonno.

Hereu ed Eriel vennero a fargli visita il pomeriggio successivo. Astrin, che aveva rilevato Rork, andò alla finestra e si mise a osservare la città; Morgon notò che gli occhi del Re e del suo Erede s’erano incontrati un istante, privi di ogni espressione. Hereu avvicinò due poltroncine al letto e si sedette.

La sua voce suonò stanca: — Morgon, Anoth mi ha ordinato di non disturbarvi, ma ci sono costretto. Meroc Tor ha messo sotto assedio l’Alto Nobile di Meremont; entro due giorni io dovrò partire con un esercito radunato in Ruhn, Caerweddin e Umber, per contrastarlo. Mi è giunta notizia che sulla costa di Meremont c’è una flotta di navi da guerra, pronte a salpare per Caerweddin se Meremont dovesse cadere. Se queste navi sbarcassero truppe intorno a Caerweddin, voi rischiereste di restare bloccato qui indefinitamente. Per la vostra sicurezza, penso che dovreste essere portato più a nord, alla dimora dell’Alto Nobile di Marcher.

Per qualche momento Morgon non rispose. Poi disse, lentamente: — Hereu, io vi sono grato per avermi fatto curare, e per la vostra cortesia. Ma preferisco non allontanarmi da Hed più di quanto lo sia già. Potete fare a meno di una nave e rimandarmi a casa?

Il volto cupo dell’uomo si schiarì un poco. — Sì, posso. Ma credevo che avreste fatto obiezioni a tornare a Hed via mare, da qui. Posso mandarvi con una delle mie stesse navi mercantili, e sotto scorta. Conosco bene i miei mercanti, ho navigato con loro.

— Avete navigato?

— Ad Anuin, Caithnard, perfino a Kraal… — Al ricordo sorrise. — Questo fu quand’ero più giovane, e mio padre era ancora vivo. Astrin andò a studiare a Caithnard, ma io decisi di apprendere com’era il mondo fuori da Ymris in un modo diverso. Mi piaceva, ma da quando ho assunto il governo di Ymris ho viaggiato di rado.

— È stato allora che avete conosciuto mio padre? In uno dei vostri viaggi?

Hereu scosse la testa. — No. Ho incontrato i vostri genitori solo la primavera scorsa, quando Eriel ed io visitammo Caithnard.

— La primavera scorsa. — Gli sfuggì un sospiro. — Non sapevo che li aveste incontrati allora.

— Non potevate saperlo — disse Eriel sottovoce, e Astrin, alla finestra, si volse. Le sue soffici sopracciglia parvero corrucciarsi ansiosamente, ma lei proseguì: — Ci accadde d’incontrarli quando… quando Hereu piombò addosso a vostra madre, Spring, in una strada affollatissima, e mandò in pezzi una coppa di cristallo che lei aveva in mano. E lei allora… le vennero le lacrime agli occhi. Credo che fosse intimorita da tutta quella ressa, e dal frastuono. Vostro padre cercò di consolarla, anzi ci provammo tutti, ma lei s’era coperta il viso con le mani e ci volle del bello e del buono per riconfortarla. Fu così che avemmo occasione di parlare un poco. Ci presentammo, e poi vostro padre cominciò a parlarci di voi, dicendo che eravate stato a scuola là. Era molto orgoglioso di voi. E com’era naturale, vostra madre finalmente dimenticò ogni sconforto, perché stavamo parlando di suo figlio. — Sorrise un attimo al ricordo. Poi corrugò ancora le sopracciglia e distolse lo sguardo dal suo. — Cenammo assieme, e quella sera parlammo a lungo. Vostra madre… io avevo… avevo avuto un bambino, che purtroppo era morto pochi mesi prima, e non era più riuscita a parlare di questo con nessuno fino a quella sera, con lei. Così quando fummo tornati a Caerweddin e sentimmo ciò che era loro accaduto, io provai… fui profondamente addolorata.

Morgon deglutì un groppo di saliva nell’udire il suo tono. Gettò uno sguardo ad Astrin, ma gli occhi bianchi di lui erano insondabili. Hereu le prese una mano, gliela strinse dolcemente. Disse: — Morgon, vostro padre mi riferì una cosa che mi è tornata in mente solo questa notte. Disse che aveva acquistato un’arpa per voi, uno strumento molto bello e dalla linea antica, che era certo vi sarebbe piaciuto. Non l’aveva pagata quasi niente, perché il mercante girovago di Lungold da cui la trovò diceva che era maledetta, e che non suonava. Vostro padre dichiarò che nessun uomo pratico crede nelle maledizioni. Io gli chiesi allora in che modo voi avreste potuto suonarla; egli sorrise e disse che secondo lui ne sareste stato capace. Non poté mostrarmela perché era già imballata con altre cose sulla nave. Solo adesso capisco che vostro padre doveva sapere che potevate suonare quell’arpa perché aveva su di sé le tre stelle, le stesse che portate in fronte.

Morgon cercò di parlare, ma s’accorse di non avere voce. Di scatto si alzò dal letto, vacillò, si fermò dinnanzi al camino con gli occhi fissi nella fiamma, dimentico di tutto fuorché di un sospetto terribile. — Questo è accaduto, dunque? Qualcuno aveva visto quelle tre stelle, e mandò per loro una nave della morte, il cui equipaggio svanì, li lasciò soli e senza aiuto, con lo scafo che si spaccava sotto di loro, senza che sapessero, senza che capissero il perché? È così che morirono? È stato per… — Si volse bruscamente, vide la brocca del vino sul tavolino accanto al camino, i calici d’oro e di cristallo, e con un pugno furibondo li spazzò via mandandoli a fracassarsi sul muro. Dopo qualche istante la vista dei frammenti e del liquido sparso sul pavimento lo fece tornare in sé. Pallidissimo, ansante, mormorò: — Scusatemi, io non… io non faccio che spaccare oggetti, qui.

Hereu si era alzato; prese Morgon per le spalle con fermezza e la sua voce suonò distante: — Avrei dovuto pensare un momento, prima di parlarvene… sì, avrei dovuto pensarci. — Poi cambiò tono. — Tornate a stendervi, prima di far del male a voi stesso. Io chiamerò Anoth.

Morgon li udì appena andar via. Si coprì la faccia con le mani, sentendosi gli occhi colmi di lacrime brucianti come il salmastro.

Si svegliò più tardi, poco per volta, al mormorio di due voci basse e intense: Astrin ed Hereu. Il tono angosciato della voce del Re spazzò via il confuso intreccio dei suoi sogni come una folata d’aria gelida.

— Pensi che io sia uno sciocco, Astrin? Non ho certo bisogno di domandare dove siete tu e Rork Umber, o anche l’arpista del Supremo, neppure nel mezzo della notte. Ciò che fa Deth è affare del Supremo; ma se tu e Rork occupaste il vostro tempo interessandovi della nostra situazione, invece di consumare le vostre energie in questa stanza a far la guardia contro un’illusione, io mi sentirei più tranquillo sulla sorte di Caerweddin.

La voce di Astrin gli replicò, fredda e tesa: — In questa terra ci sono molte illusioni identiche alla donna che hai sposato. Chiunque potrebbe entrare qui, mostrarci una faccia così familiare che nessuno di noi penserebbe di guardare dietro di essa…

— Che cosa vuoi che faccia? Che diffidi di ogni uomo e donna della mia corte? È questo che ti ha fatto fuggire nell’angolo più lontano di Ymris… un sospetto così terribile? Ho visto come la guardi, come le parli. Provi gelosia nei confronti dei suoi figli non ancora nati? Desideri il governo così pervicacemente? Ho udito anche chiacchiere di questo genere, ma non mi sono mai degnato di crederle vere prima d’ora.