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Morgon, che indugiava a studiare i loro volti mentre la Morgol serviva l’arpista, fu distolto dai suoi pensieri da Lyra: — Il tuo piatto sta diventando freddo. Dunque lui non te lo ha detto?

— Che cosa? No. — Assaggiò un fungo color verde oliva. — Almeno, non in parole. L’ho intuito da quella canzone. Non so perché me ne sono sorpreso. Ora capisco meglio perché ti ha permesso di condurci qui.

Lei annuì. — Voleva venire. Però la scelta doveva essere tua, naturalmente.

— E lo è stata? Come ha fatto la Morgol a sapere quale fosse l’unica cosa che mi avrebbe convinto a venire a Herun?

Lyra sorrise. — Tu sei un Maestro degli Enigmi. Disse che saresti corso dietro a un enigma come un cane da fiuto su una pista.

— Come poteva sapere questo?

— Quando Mathom di An stava cercando l’uomo che aveva conquistato la corona di Peven, i suoi messaggeri, vennero anche a Herun con quella storia. E così, essendo curiosa, lei volle incaricarsi di scoprire chi era costui.

— Ma lo sapevano in pochissimi: Deth, Rood di An, i Maestri…

— E anche i mercanti che viaggiarono con voi da Hed a Caithnard. La Morgol ha un vero talento per scoprire le cose.

— Già. — Spostò il suo boccale di un pollice sulla superficie del tavolo, fissandolo accigliato; poi si volse alla Morgol, attese che ella avesse terminato quel che stava dicendo a Deth. — El… — Gli occhi d’oro di lei si spostarono verso di lui. Morgon si schiarì la voce e chiese: — Dove avete appreso l’enigma che mi avete proposto? Non è annoverato negli elenchi dei Maestri, eppure dovrebbe esserlo.

— Dovrebbe, Morgon? Sembra che sia un enigma così pericoloso che un solo uomo potrebbe tentare di trovare la risposta. Che cosa se ne sarebbero fatti, i Maestri?

— Avrebbero cercato la risposta. Questo è il loro compito. Gli enigmi sono spesso pericolosi, ma un enigma senza risposta può essere mortale.

— Vero, come Dhairrhuwyth scoprì a sue spese… e questa sembra una ragione in più per tenerlo segreto.

— No — disse lui. — L’ignoranza è mortale. Vi prego. Dove lo avete trovato? Io ho… ho dovuto venire a Herun per trovare il mio nome. Perché?

Lei abbassò lo sguardo, come a nascondergli gli occhi per un momento. Lentamente disse: — Ho trovato l’enigma anni fa, in un vecchio libro che il Morgol Rhu lasciò come diario dei suoi viaggi. Il libro era stato chiuso a voce dal mago Iff l’Innominabile, che a quell’epoca era di servizio a Herun. Ho avuto qualche difficoltà ad aprire il libro. Iff lo aveva chiuso col suo nome.

— E voi lo avete pronunciato?

— Sì. Un vecchio studioso della mia corte suggerì che forse il nome di Iff avrebbe potuto essere suonato, invece che pronunciato, e lavorammo insieme molte ore per trovare le note musicali che suonassero come le sillabe del suo nome. Finalmente, aiutata dalla fortuna, riuscii a suonare il nome nel modo giusto, quasi come se a parlare fosse stata una voce umana, e il libro si aprì. L’ultimo appunto che il Morgol aveva scritto riguardava l’enigma, e la sua decisione di partire per cercarne la risposta: l’enigma del Portatore di Stelle. Scrisse che si sarebbe recato al Monte Erlenstar. Danan trovò il suo cadavere a Isig e lo riportò a casa. Lo studioso che mi aiutò è morto, e io… senza una vera ragione, a parte l’istinto, tenni l’enigma solo per me.

— Perché?

— Oh… perché è pericoloso; perché avevo sentito dire dai mercanti che a Hed era nato un bambino con tre stelle sulla fronte; e perché chiesi a un Maestro di Caithnard se sapeva qualcosa di tre stelle, ed egli disse di non averne mai sentito parlare; e perché il nome di quel Maestro era Ohm.

— Il Maestro Ohm? — si stupì lui. — È stato un mio insegnante. Perché il suo nome bastò a fermarvi?

— Una piccolezza, forse, ma scatenò nella mia mente una ridda di pensieri. Io… vidi nel suo nome una tipica abbreviazione di un nome di Herun: Ghisteslwchlohm.

Morgon la fissò a occhi sbarrati. S’era fatto pallido. — Chisteslwchlohm. Chi fu il fondatore di Lungold, e quali sono le nove interpretazioni dei suoi insegnamenti? Ma egli è morto. Settecento anni fa, allorché i maghi scomparvero da Lungold.

— Forse — disse lei. — Ma mi chiedo… — Esitò, poi si distolse da quei pensieri e gli batté una mano su un polso. — Sto disturbando il vostro pranzo con le mie sciocche congetture. Ma sapete, mi accadde una cosa strana che in seguito non mi sono mai spiegata. Io ho la vista totale; posso vedere attraverso tutto ciò che desidero, sebbene generalmente io eviti di vedere attraverso la gente con cui sto parlando: è una cosa che mi distrae troppo. Ma mentre ero col Maestro Ohm, nella Biblioteca dei Maestri, a un certo punto lui si volse a cercare un libro su uno scaffale, e quando lo prese io automaticamente guardai attraverso di lui per vedere il titolo. Però non potei vedere niente. Riuscivo a vedere attraverso i muri della Scuola, attraverso le colline e nel mare… ma la mia visione non passava attraverso il Maestro Ohm.

Morgon deglutì un groppo di saliva. — Voi volete dire… — La voce gli tremò. — Cosa state dicendo, insomma?

— Ebbene, mi occorsero mesi per mettere insieme alcuni pezzi del mosaico. Visto che, come voi, avevo assoluta fiducia nell’integrità dei Maestri di Caithnard. Ma adesso, specialmente da quando voi siete arrivato ed ho potuto unire a quell’enigma un nome e un volto, tendo a credere che forse il Maestro Ohm è Ghisteslwchlohm, il fondatore della Scuola dei Maghi a Lungold, e che fu lui a distruggere Lungold.

Morgon mandò un mormorio inarticolato. Lyra protestò stancamente: — Madre, è impossibile mangiare quando dici cose di questo genere. Perché dovrebbe aver distrutto Lungold, dopo aver affrontato tante difficoltà per fondarla?

— Perché egli fondò la Scuola dei Maghi, un migliaio d’anni fa?

Lyra scosse le spalle. — Per insegnare ai maghi. Lui era il mago più potente nell’intero reame del Supremo, e gli altri maghi erano dei mezzi selvaggi, indisciplinati; essi erano incapaci di usare i loro poteri pienamente. Così, perché Ohm avrebbe dovuto insegnar loro a divenire più potenti se in realtà desiderava solo distruggere il loro potere?

— Lui li riunì là per istruirli? — chiese la Morgol. — Oppure… per controllarli?

Morgon ritrovò la voce. Con le mani artigliate al bordo del tavolo domandò: — Su quali fatti evidenti basate le vostre conclusioni?

La Morgol emise un sospiro. Dinnanzi a tutti loro il cibo era diventato freddo. Deth si limitava ad ascoltare con calma, a capo chino; Morgon non poteva vederlo in faccia. Dai tavoli delle ragazze della Guardia giungevano mormorii di chiacchiere e qualche risatina; il fuoco nel camino circolare ogni tanto schiantava il cuore di un ceppo, estraendone sibili e scoppiettii. — L’unico fatto evidente è un’ignoranza che non mi piace — disse la donna. Strinse le palpebre. — Perché i Maestri non hanno potuto dirvi nulla sulle stelle che avete in fronte?

— Nei loro documenti non sono menzionate.

— E perché?

— Nella storia dei vari regni, nelle loro canzoni e poesie, non se ne fa cenno. I libri dei maghi, che i Maestri hanno preso da Lungold, sono altrettanto muti al riguardo.

— Perché?

Morgon tacque, chiedendosi se c’era una risposta vera e propria. Poi si accigliò. — Iff, almeno, sapeva a quale enigma Rhu stava cercando la risposta — mormorò. — Deve averlo saputo. Egli parla di Rhu e della sua ricerca, nei libri che i Maestri hanno aperto a Caithnard. Ed elencò tutti gli enigmi a cui Rhu riuscì a rispondere, salvo uno…

— Perché?

— Io non… be’, non so il perché. State dicendo che Ohm, o Ghisteslwchlohm, li riunì per controllare le loro conoscenze, per insegnare loro soltanto ciò che voleva che sapessero? Che quanto riguarda le stelle è cosa di cui voleva tenerli nell’ignoranza… o forse perfino scalzarla via dalle loro menti?