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— Il teatro è morto, Thorny. Ci credi adesso?

Ci pensò su un po’ e scosse la testa. Non era morto. Soltanto la forma era cambiata e forse neppure in modo permanente. Ci aveva pensato la prima volta la sera prima, davanti all’icona. C’erano cose che appartenevano al tempo loro e poche altre che erano senza tempo. Il tempo era il risultato di un certo genere di cultura umana; le cose senza tempo erano il risultato di ogni cultura umana: e l’Uomo di Cultura era un Teatrante. Creava delle locandine di cultura per un pubblico di uomini, esponendovi le sue aspirazioni, ideali e mete, e queste esposizioni erano necessarie per la continuità della cultura, per il deliberato orientamento della specie.

Al di là di una siffatta locandina, l’Uomo di Cultura erigeva un altare e ci metteva davanti un prete che cantasse la descrizione liturgica delle ragioni emotive dei suoi tempi. E al di là di un’altra locandina costruiva un palcoscenico e vi sistemava sopra i propri manichini parianti per vivere una sequenza drammatica dei desideri e dei dolori del suo tempo.

È vero, i preti sarebbero cambiati, e la liturgia sarebbe cambiata, e i manichini, e i drammi, e i contenuti… ma le locandine non sarebbero cambiate, no mai… non sarebbero mai state tolte fin tanto che l’Uomo fosse sopravvissuto, perché solo attraverso queste locandine gli uomini transitori avrebbero potuto vedere se stessi contro l’orizzonte di una curva più ampia, vedere l’uomo circondato dall’Uomo. Nessuna prospettiva sarebbe stata possibile senza una locandina.

Il Dramma: antico come l’Uomo civile. Forme, tecniche e applicazioni sopravvissute. Sopravviveva anche all’attuale culto popolare del Grande Dio Meccanismo che era stato temporaneamente custodito mentre era ancora incompreso dal popolo. Come il Grande Dio Commercio di un secolo precedente e il Dio Agricoltura prima di lui.

Improvvisamente scoppiò a ridere. — Se impiegassero oggi attori umani, otterrebbero uno spettacolo che sa di muffa. E neppure realistico, considerati i tempi.

Aveva cominciato a sentirsi molto espansivo ed eroico riguardo a tutto questo, mentre un’altra persona sostava sulla soglia. Quando un leggero colpo di tosse gli fece alzare gli occhi, restò un attimo a guardarla, poi sorrise apertamente e chiamò: — Ohé, Richard! Entra. Qui… siediti. Aiutami a prendere una decisione per una nuova carriera, vuoi? eh, eh… — Agitò la mano e sghignazzò. — Che specie di scatolette nere un vecchio idiota può…

Tacque. L’espressione di Rick era fredda. Non diede segno di voler entrare e dopo un momento disse: — Credo che ci sarà sempre un fesso pronto a riaffrontare questa specie di corsa a staffetta.

— Corsa? — Thorny aggrottò lentamente la fronte.

— Già. Il secolo scorso fu tra un cinese al pallottoliere e una macchina IBM. FU una vera competizione, lo sai?

— Ma, senti un po’…

— E il secolo precedente ci fu una gara tra una segretaria manolesta e una macchina per scrivere.

— Se sei venuto qui a…

— E prima ancora, un tessitore contro un telaio meccanico.

— È stato simpatico vederti, Richard. Uscendo, vuoi dire all’infermiera di…

— Rompete i telai, distruggete le macchine, picchettate gli uffici che hanno macchine per scrivere, tenete fuori dalla Cina le calcolatrici! E dopo? Cercate di essere degli strumenti migliori di uno strumento?

Thorny voltò la testa di lato e fissò torvo il muro. — D’accordo. Ho sbagliato. Che cosa vuoi fare? Prendermi in giro? Farmi la morale?

— No, sono solo curioso. Continua a succedere… uno specialista che tenta di competere con gli strumenti di uno specialista di più alto livello. Perché?

— Più alto livello? — Thorny si tirò su a sedere con un ringhio, gemette, si strinse il fianco e ricadde indietro, ansando.

— Calma, vecchio — disse Rick tranquillamente — Mi dispiace. Volevo dire, di un più alto livello organizzativo. Perché continuate a farlo?

Thorny restò in silenzio per alcuni minuti, poi rispose: — Gelosia di casta. Anche i falchi cercano di cacciare gli altri falchi dai loro territori di caccia. Spirito di competizione.

— Ma tu non sei un falco. E con una macchina non c’è competizione.

— Smettila, Rick. Perché sei venuto?

Rick si guardò la punta di una scarpa, sbuffò leggermente ed entrò nella stanza. — Ho pensato che potresti aver bisogno di aiuto per trovare lavoro — disse. — Quando ti ho visto, dalla porta, steso lì come una specie di re Artù, mi sono sentito di nuovo offeso. — Sedette irrequieto sull’orlo di una sedia e fissò il vecchio con un misto di tristezza, irritazione e affetto.

— Mi aiuteresti… a trovare un lavoro?

— Forse. Un lavoro, non una nicchia permanente.

— È troppo tardi per trovare una nicchia permanente.

— Era già troppo tardi quando sei nato, vecchio! Non esiste una cosa del genere, non è più esistita dal secolo scorso. In qualsiasi cosa tu ti specializzi, un’altra specializzazione ti inghiottirà o troverà un modo per rimpiazzarti. Se ottieni quella che sembra una nicchia sicura, qualcuno verrà a murartici dentro e ci scriverà su un bell’epitaffio. E più una società si specializza, più pericolosa diventa per il puro specialista. Pensi forse che un ingegnere elettronico sia più al sicuro di un attore, o di uno sterratore?

— Non lo so. Non è leale. La carriera di un uomo.

— C’è sempre una specializzazione sicura.

— Quale?

— La specializzazione di creare nuove specializzazioni, continuamente: la tua.

— Ma questa è… — Cominciò a protestare, a dire che un concetto del genere apparteneva ai pochi altamente specializzati, all’élite dei tecnici di quel tempo, e che non era una specializzazione, ma una generalizzazione. Ma perché a pochi? La specializzazione di creare nuove specializzazioni…

— Ma questa è…

— Più o meno una definizione di Uomo, non è vero? — finì per lui Rick. — Ora, per quanto riguarda il lavoro…

— Sì, per quanto riguarda il lavoro…

Così, forse, non incominci proprio dal fondo, dopo tutto, decise. Cominci decisamente più in alto del lèmure, dello scimpanzé, dell’orango, del Maestro, seppure hai mai cominciato.