La voce di Mr. Parker intervenne: — Che ne sapete voi due che Dio abbia qualcosa a che fare con questo? — L’uomo s’avvicinò, e sedette sul bordo del letto.
— In ogni cosa c’è la mano di Dio, Mr. Parker — gli rispose il Dr. Prithivi. — Se lei provasse che così non è, sarebbe solo una sua opinione. E un’opinione non sarebbe una prova.
— Certo, certo, questa è una posizione filosofica che non può essere attaccata, visto che nel suo dogma contiene già la replica a ogni attacco. Ma se non può essere confutata, non può neppure essere dimostrata… quindi è soltanto una sua opinione personale. La mia osservazione significava che non è Dio colui di cui state parlando. Lei cercava di scoprire la presenza di una vera e reale Mano di Dio… per prenderGli le impronte digitali. Io sto invece dicendo che esse possono non esserci. Il leone danzante può essere solo un prodotto dell’immaginazione di George… un animale che balla. La levitazione, poiché di questo si è trattato, è stata spesso posta in connessione con altre facoltà paranormali.
— Questo può essere vero — concesse il Dr. Prithivi, — ma dovremmo comunque domandarlo a lui. George, quando ballavi con l’uomo-leone hai avuto l’impressione che fosse il Dio Vishnù?
— No — rispose Little Tib. — Un angelo.
Ma più tardi, dopo che il Dr. Prithivi gli ebbe posto le sue domande importanti e se ne fu andato, Little Tib chiese a Nitty cosa avrebbe fatto quella sera. Non aveva capito quello che il Dr. Prithivi gli aveva detto.
— Dovrai apparire — disse Mr. Parker. — Tu sei il ragazzo-Krishna.
— Basta che tu faccia finta — aggiunse Nitty.
— Suppongo che debba essere una mascherata, più o meno. Il Dr. Prithivi ha chiesto a certa gente, interessata alla sua religione, di recitare nei panni di veri personaggi mitici. Tutti vogliono vedere te, così il momento culminante sarà quando apparirai come Krishna. Ha portato un costume da farti indossare.
— Dov’è? — chiese Little Tib.
— Meglio che tu non te lo metta, per ora. La cosa fondamentale è che, mentre tutti quanti guardano te e Nitty e il Dr. Prithivi e le altre maschere, io avrò l’opportunità di entrare nel municipio della contea e di riprogrammare il computer come ho stabilito.
— L’idea mi sembra funzionante — disse Nitty. — Pensa che riuscirà a metterla in pratica?
— È solo questione di ottenere una copia del programma in chiaro, e di aggiungerci alcune cosette. Adesso il programma prevede la graduale eliminazione del personale umano, là dove i dati indicano che le loro funzioni possono essere svolte con più economia dalle macchine. La mia aggiunta eliminerà dalla lista il lavoro di sovrintendente scolastico.
— E il mio — gli ricordò Nitty.
— Sì, naturalmente. Comunque, è altamente improbabile che ciò possa essere notato nella massa di regolamenti in linguaggio cifrato… o almeno, nessuno lo noterà per parecchi anni, e anche allora chi dovesse esaminare i dati penserà che sono il frutto di una decisione amministrativa.
— Uh-uh!
— Poi aggiungerò un comma grazie al quale saremo riammessi al lavoro, e dati che permetteranno a George d’essere iscritto al programma pro-ciechi della Grovehurst. L’intera faccenda non dovrebbe prendermi più di un paio d’ore al massimo.
— Sa cosa sto pensando? — mormorò Nitty.
— Che cosa?
— Penso che questo ragazzo qui è… quello che lei potrebbe chiamare un operatore di miracoli.
— Ti riferisci alla gamba della bambina. Non c’era nessun leone danzante l’altro ieri.
— Prima ancora. Lei ricorda di quando quelle donne della polizia ferroviaria ci hanno tirato la bomba a gas?
— Piuttosto vagamente a dirti la verità.
(Little Tib s’era alzato. In quel momento aveva già stabilito che il motel era fornito di una cucina, e che Nitty aveva acquistato della Coca Cola da mettere nel frigo. Si chiese se i due lo stessero guardando.)
— Già — disse Nitty. — Be’, prima di questo fatto e per molto tempo, voglio dire prima della bomba a gas, lei era stato piuttosto male. Capisce di cosa sto parlando? Era convinto d’essere ancora il sovrintendente, e si arrabbiava quando qualcuno lo metteva in dubbio.
— Avevo problemi emozionali, causati dalla perdita della mia posizione… forse più gravi di quel che sarebbe accaduto a un altro. Ma ormai li ho superati.
— Le è occorso un bel po’ di tempo.
— Qualche settimana, certo.
(Little Tib aprì lo sportello del frigorifero più in silenzio che poté, e sentì il lieve click della luce interna. Si chiese se non avrebbe dovuto offrirsi di portare qualcosa da bere a Nitty e a Mr. Parker, ma stabilì che era meglio se i due non badavano a lui.)
— Ci ha messo tre anni.
(Le dita di Little Tib trovarono una lattina fredda nello scomparto superiore. Tirò la linguetta e la aprì con un pop soffocato. L’odore era insolito, ma dopo qualche istante capì che si trattava di birra e la depose. Nello scomparto di sotto c’era la Coca Cola. Chiuse il frigorifero.)
— Tre anni!
— All’incirca, sì.
Ci fu una pausa. Little Tib si chiese perché i due uomini avessero smesso di parlare.
— Forse hai ragione. Non riesco a ricordare che anno sia. Posso dirti in che anno sono nato, o la data della mia assunzione alla scuola. Ma non so in che anno siamo adesso: tu lo sai?
Nitty glielo disse. Poi per alcuni lunghi minuti tacquero ancora.
— Ricordo di avere alquanto viaggiato con te, ma non mi sembra che…
Nitty non disse niente.
— In quello che ricordo c’è sempre l’estate. Come posso ricordare soltanto l’estate se sono trascorsi tre anni?
— In inverno eravamo soliti scendere sulla costa del Golfo; Biloxi, Mobile, Pescagoula. Qualche volta siamo andati fino a Panama City e a Tallahassee: è stato due anni fa.
— Be’… adesso sto perfettamente.
— Lo so. Posso vedere che lei sta bene. Sto dicendo però che lei è stato male… per molto tempo. Poi quelle due donne ci hanno tirato la bomba a gas. Il gas è scomparso, e lei è guarito. Le due cose sono successe insieme.
— Ho preso una bella botta in testa quando sono corso dritto contro la parete di quel vagone.
— Non credo che sia stato questo.
— Vuoi dire che pensi che sia stato George? Perché non l’hai domandato a lui?
— Finora è stato troppo malato. Inoltre non sono sicuro che lo sappia. Non ha capito molto di quel che ha fatto alla gamba della bambina, anche se gliel’ho visto fare.
— George, sei stato tu a farmi guarire quando eravamo sul treno? E sei stato tu a far scomparire il gas?
— Non le dispiace se ho preso la Coca Cola, vero?
— No, no. Ma hai fatto tu queste cose, sul treno?
— Non lo so — disse Little Tib. Si chiese se doveva confessare d’aver aperto la lattina di birra.
— Come ti sentivi, sul treno? — domandò Nitty. La sua voce, solitamente gentile, parve più dolce che mai.
— Mi sentivo strano.
— È naturale che si sentisse strano — disse Mr. Parker. — Aveva la febbre.
— Lo stesso Gesù non sempre sapeva. Disse: Chi mi ha toccato? E anche: Sento che il potere mi abbandona.
— Matteo, quattordici; e Luca, diciotto. Certo — borbottò Mr. Parker.
— Non è necessario che lei creda che fosse Dio. Anzi era un uomo, di carne e ossa, eppure fece tutte quelle cose. Curò i malati, e camminò sulle acque.
— Non vide nessun leone ballerino.
— Anche San Pietro camminò sull’acqua: San Pietro Lo vide. Ma quello che mi sto chiedendo è: cosa succederebbe a lei se questo ragazzo se ne andasse?