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Non si preoccupò di cercare la finestra da cui era entrato: ne aprì un’altra e chiamò Nitty e Mr. Parker, aspirando l’aria fresca e odorosa della sera. Dalle sbarre consegnò loro le chiavi, poi scivolò fra esse. Prima ancora d’esser fuori del tutto sentì che Mr. Parker stava aprendo la porticina laterale.

— Ci hai messo molto — disse Nitty. — È stato brutto essere lì dentro da solo?

— Non era da solo — disse Little Tib.

— Non voglio neanche chiederti cosa significa. Sono sempre stato una testa dura, ma ci sono cose che preferisco non capire. Vuoi ancora andare al raduno del Dr. Prithivi?

— Lui desidera che andiamo, no?

— Tu sei la stella dello spettacolo, l’attrazione principale. Se non partecipi, sarà come un picnic senza le patatine salate.

In silenzio s’incamminarono di nuovo verso il motel. La musica di flauto che avevano già udito risuonava ora più forte e più ritmata, con vivaci clangori di gong che la sottolineavano. Little Tib restò in piedi su un tappetino mentre Nitty lo spogliava e gli avvolgeva poi una pezza di stoffa attorno ai fianchi. Un’altra gli fu arrotolata intorno alla testa, ebbe una collana da mettersi al collo, quindi qualcosa gli venne dipinto in mezzo alla fronte.

— Ecco qua. Non sei mai stato più elegante — disse Nitty.

— Mi sento strano — commentò lui.

Nitty affermò che non importava. Uscirono dai motel e camminarono per alcuni isolati. Agli orecchi di Little Tib giunsero la musica e il mormorio di una piccola folla, quindi sentì il familiare odore dolciastro dell’autobus del Dr. Prithivi, Domandò a Nitty se la gente l’avesse già visto, e lui rispose che tutti stavano guardando qualcosa sul palco montato di fianco al veicolo.

— Ah! — disse il Dr. Prithivi. — Eccovi qui. Siete arrivati appena in tempo.

Nitty volle sapere se Little Tib avesse l’aspetto giusto.

— Certo, proprio quello che ci vuole. Ma adesso deve avere anche il suo strumento. — Mise in mano a Little Tib un bastone lungo e leggero. Su di esso c’erano molti fori, comunque lui fu lieto di averlo e rifletté che se fosse stato necessario avrebbe potuto usarlo per tastare la strada.

— Ora è il momento che tu incontri i tuoi compagni di scena — disse il Dr. Prithivi. — Ragazzo Krishna, questo è il Dio Indra. Indra, ho il grande privilegio di presentarti il Dio Krishna, la più attraente incarnazione di Vishnù.

— Salve — disse una voce baritonale.

— Senza dubbio avete già una certa familiarità con la storia, ma ve la ripeterò di nuovo per rinfrescarvi la memoria prima che saliate sul mio piccolo palcoscenico. Krishna è il figlio della Regina Devaki, e questa signora è la sorella del malvagio Re Kamsa, che uccide tutti i figli di lei appena nascono. Per salvare Krishna la buona Regina lo nasconde fra gli abitanti di un villaggio; qui egli offende Indra, che sopraggiunge per distruggerlo…

Little Tib ascoltò con un orecchio solo, sicuro che non avrebbe mai potuto ricordare l’intera storia. Aveva già dimenticato il nome della Regina. Il legno del flauto era liscio e fresco fra le sue dita, l’aria dell’autobus sembrava più calda e pesante che mai, gravida di strani e soporiferi odori.

— Io sono il Re Kamsa — stava dicendo il Dr. Prithivi, — e prima di entrare in questo personaggio sarò un mandriano, così potrò dirvi cosa dovete fare. Attento a non abbattere la montagna quando ti arrampicherai su di essa.

— Starò attento — disse Little Tib, nel tono che aveva imparato a scuola.

— Ora io andrò avanti e preparerò il tuo ingresso. Quando sentirai il grosso gong battere tre colpi vieni fuori» Il tuo amico sarà li in attesa di portarti sul palco.

Little Tib sentì la portiera dell’autobus aprirsi e richiudersi. — Dov’è Nitty? — chiese.

La voce profonda di Indra (una voce che a lui parve dura e secca) disse: — Sta dando una mano.

— Non mi va di stare qui da solo.

— Non sei solo — disse Indra. — Ci sono io con te.

— Va bene.

— Ti è piaciuta la storia di Krishna e di Indra? Te ne racconterò un’altra. Una volta, in un villaggio non molto lontano da qui…

— Tu non sei di queste parti, vero? — chiese Little Tib. — Lo sento dalla parlata. Qui tutti parlano come Nitty e Mr. Parker, salvo il Dr. Prithivi che viene dall’India. Posso toccare la tua faccia?

— No, io non sono di qui — disse Indra. — Vengo da Niagara. Sai che cos’è?

— No — disse Little Tib.

— È la capitale di questa nazione… la sede del governo. Qua, tocca pure la mia faccia.

Little Tib allungò le mani. Ma il volto di Indra era legno, liscio e freddo come quello del flauto. — Tu non hai faccia — disse.

— Questo è perché indosso la maschera di Indra. Una volta, in un villaggio non molto lontano da qui, c’erano moltissime donne le quali volevano fare qualcosa di buono per il mondo intero. Così offrirono i loro corpi per certi esperimenti. Sai che cos’è un esperimento?

— No — disse Little Tib.

— I biologi presero piccole particelle dai corpi di queste donne… particelle che più tardi sarebbero diventate ragazze e ragazzi. E operarono nell’interno di queste particelle per fare dei cambiamenti.

— Che genere di cambiamenti? — chiese Little Tib.

— Cose che avrebbero fatto diventare i ragazzi e le ragazze più intelligenti, più forti e più sani… cambiamenti di questo tipo. Ora devi sapere che queste brave donne erano quasi tutte insegnanti in una scuola, o mogli di insegnanti.

— Capisco — disse Little Tib. Fuori la gente stava cantando.

— Dunque, quando queste ragazze e questi ragazzi furono nati, i biologi decisero di aver bisogno di altri bambini da studiare… bambini che fossero stati migliorati, cosicché potessero paragonarli a quelli che lo erano stati.

— Devono essere stati molti, questi bambini — azzardò Little Tib.

— I biologi offrirono denaro alla gente che avrebbe portato i suoi figli per lasciarli studiare, e molte furono le persone che io fecero: contadini, allevatori, gente del posto, e alcuni anche dalle città vicine. — Indra fece una pausa. Little Tib pensò che profumasse d’acqua di colonia, ma insieme anche d’olio e di ferro. Era ormai convinto che la storia fosse tutta lì quando Indra ricominciò a parlare:

— Tutto andò liscio, finché quei bambini e quelle bambine ebbero sei anni. Poi, al centro (gli esperimenti venivano fatti al centro medico di Houston) strane cose cominciarono a succedere. Cose pericolose; cose che nessuno riusciva a spiegare. — Indra tacque, come se aspettasse che lui chiedesse quali fossero state queste cose inesplicabili; ma Little Tib non disse nulla.

Infine Indra continuò: — Nei corridoi e nelle stanze adibite alla terapia furono viste persone e animali (talvolta anche dei mostri) che nessuno aveva visto entrare, e che neppure furono visti uscire. Animali da esperimento vennero liberati… apparentemente senza che le loro gabbie fossero state aperte. Parecchi mobili furono modificati, e in numerose occasioni grandi quantità di cibo di provenienza ignota furono trovate nelle sale di riposo.

«Quando fu chiaro che questi non erano casi isolati, bensì parti di un disegno predeterminato, furono codificati e introdotti in un computer… insieme a tutti gli altri eventi registrati nelle schede del centro medico. Fu subito evidente che essi coincidevano con gli esami periodici eseguiti sui bambini geneticamente migliorati.

— Io non sono uno di quelli — disse Little Tib.

— I bambini furono esaminati con cura. Migliaia di ore lavorative vennero spese per scoprire in loro abilità paranormali. Non ne fu trovata nessuna. Si decise di portare al centro soltanto metà del gruppo ogni volta. Sono certo che tu capisci il principio che c’era dietro ciò: se le attività paranormali si fossero verificate mentre c’era una delle due metà, essa poteva venire ancora dimezzata restringendo con questo metodo il numero dei soggetti sospettati. Ma non funzionò. I fenomeni accadevano durante la presenza di ambedue i gruppi.