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— Credi che io non riconosca un orso? Si è alzato e ci ha salutati.

— Sul serio, Nitty?

— Be’, non come farebbe un uomo. Non ha mica gridato buongiorno o ehilà. Però ha sollevato una delle sue grosse vecchie zampe. — Nitty prese un braccio di Little Tib e glielo alzò.

Una voce strana, che a Little Tib parve la voce di una donna, disse: — Ehi, voi laggiù! — Sentì dei tonfi come se qualcuno avanzasse sul pavimento del vagone, poi i tonfi delle scarpe di qualcun altro.

— No, un momento! Un momento, vi dico! — esclamò Nitty.

— Stai calmo — disse la voce di un’altra donna.

— Non vorrete buttarci giù dal treno, eh? Io ho un bambino qui con me, un bambino cieco. Non può saltare giù da nessun treno.

— Che sta succedendo, Nitty? — disse Mr. Parker.

— Polizia ferroviaria, Mr. Parker. Sembra che ci butteranno giù da questo treno.

Little Tib poté udire il fruscio che Mr. Parker fece nell’alzarsi, e si chiese se fosse un uomo grosso oppure piccolo, e che età avesse. Di Nitty s’era fatto un’idea, ma di Mr. Parker non era certo, anche se stava cominciando a pensare che fosse molto giovane. Decise che doveva essere di media statura.

— Lasciate che io mi presenti — disse Mr. Parker. — Come sovrintendente, ho sotto di me tre scuole nella zona di Martinsburg.

— Ah, sì? — disse una delle donne.

— Ho cominciato dai gradi più bassi, come tutti i nostri nuovi insegnanti, del resto. Ma con l’anzianità potrò salire di grado. Voi che scuole avete fatto?

— Ci stai prendendo in giro?

— È solo che non ha capito bene — intervenne Nitty. — Si è appena svegliato; lo avete svegliato voi.

— Già.

— Volete buttarci giù dal treno?

— Dove state andando?

— Soltanto fino a Howard. Non più lontano, giuro. Adesso ascoltate, questo bambino è cieco e anche malato. Vogliamo portarlo da un dottore, a Howard… è scappato da casa.

Mr. Parker disse: — Non lascerò questa scuola finché non sarò pronto. Io sono in carica in tutto il distretto.

— Mr. Parker non è del tutto in sé — spiegò Nitty alle due donne.

— Che gli prende?

— Ogni tanto è così. Non sempre.

— Parla come se avesse il permesso di viaggiare gratis.

Little Tib domandò: — Come vi chiamate?

— Dico — tossicchiò Nitty, — il ragazzo ha ragione. Le persone educate si presentano.

— Io sono Alice — disse una delle donne.

— Micky — si presentò l’altra.

— Ma noi non vogliamo sapere i vostri nomi — proseguì Alice. — Vedi, supponi che si scopra che voi eravate sul treno: noi dovremmo riferire come vi chiamate.

— E dove state andando — aggiunse Micky.

— Siete simpatiche, voialtre. Perché vi siete messe nella polizia ferroviaria?

Alice rise. — Cosa fa una ragazza per bene come te in un posto come questo, eh? Ho già sentito altre volte questa domanda.

— Bada, Alice — disse Micky. — Questo cerca di farti la corte.

— Viaggiate insieme voi tre? — chiese Alice.

— Io sono in compagnia di Mr. Parker. Abbiamo incontrato il bambino per caso. È fuggito di casa perché la parte dei suoi occhi di cui prendono la foto è stata distrutta, e i suoi genitori non potevano ottenere l’assistenza governativa. Almeno, questo è ciò che credo. È così, George?

Mr. Parker disse: — Vi presenterò alle vostre nuove classi fra un momento, ragazze.

— Him ed io lavoravamo nella scuola — si affrettò a spiegare Nitty. — Era un buon lavoro, o così ci sembrava. Poi un giorno quel grosso computer, in città, ha detto: «Qui non c’è più bisogno di voi». E ce ne siamo andati.

— Non dovete giustificarvi con noi — disse Micky.

— È un sollievo sentirglielo dire. Lo faccio per Mr. Parker: a volte non si sente molto bene.

— Qual era il tuo lavoro.

— Manutenzione della scuola. Io mi occupavo dell’impianto di riscaldamento, facevo servizi per gli insegnanti, pulivo le apparecchiature e riparavo gli impianti elettrici in genere.

— Nitty! — chiamò Little Tib.

— Sono qui, ragazzo mio. Non me ne vado.

— Be’, noi dobbiamo proseguire — disse Micky. — Ci farebbero passare dei guai se non ispezionassimo questo treno. Voialtri non dimenticate che avete promesso di scendere a Howard. E non fatevi vedere da nessuno.

— Potete contare sulla nostra collaborazione — disse Mr. Parker.

Little Tib sentì lo scalpiccio delle due donne che si allontanavano verso il fondo del vagone, e il lieve grugnito con cui Alice sì aggrappò alla scaletta esterna per tirarsi su. Poi ci fu uno schiocco, come se qualcuno avesse stappato una bottiglia, e ad esso seguì il tonfo di qualcosa che rotolava sul pavimento accanto a loro.

D’un tratto nel naso e in bocca e nei polmoni gli entrò qualcosa che bruciava come il fuoco. Un groppo di catarro lo soffocò e gemendo lo spuntacchiò fuori. Desiderò disperatamente fuggire, e pensò al posto di quel mattino dove il ruscello tagliava le canne e i cespugli, freddo come il ghiaccio. Nitty stava gridando: — Gettala fuori! Gettala fuori! — E qualcuno, che gli parve Mr. Parker, corse a precipizio lungo un lato del vagone urtando nella parete. Little Tib era di nuovo sull’altura presso il ruscello e guardava giù nell’acqua scura e opaca, oltre le cime delle canne scosse dal vento dell’ovest.

Tornò a sedersi sul pavimento del vagone. Mr. Parker non doveva essersi fatto troppo male, e così anche Nitty, perché li sentì muoversi attorno.

— L’ha buttata fuori, Mr. Parker? — ansimò Nitty. — Meno male!

— Dev’essere stato il ragazzo, Nitty…

— Sì, Mr. Parker.

— Noi… noi siamo su un treno. E la polizia ferroviaria ci ha gettato una bomba a gas per farci saltare giù. È esatto?

— Proprio così. Esatto, Mr. Parker.

— Ho fatto un sogno strano. Ero nel corridoio centrale della Grovehurst School, con la schiena appoggiata agli armadietti. Potevo sentirli.

— Già.

— Stavo parlando a due nuovi insegnanti…

— Lo so. — Little Tib sentì le dita di Nitty sul volto e la voce di lui che mormorava: — Stai bene?

— … e tenevo loro il solito discorso orientativo. Poi qualcosa ha fatto un rumore sibilante, come un mortaretto. Mi sono girato e ho visto che uno dei ragazzi aveva tirato una bomba puzzolente… mi è passata davanti, lasciando una scia di fumo. Le sono corso dietro come correvo dietro alla palla quand’ero nella squadra della scuola, e ho urtato dritto nella parete.

— Può scommetterci che ci ha sbattuto. La sua faccia sembra conciata male, Mr. Parker.

— Mi sono ferito. Guarda, eccola qui!

— Vedo. Nessuno l’ha buttata fuori, allora.

— No. Toccala… senti? È ancora calda. Suppongo che il gas sia generato da una reazione chimica.

— Vuoi sentirla anche tu, George? Ecco, puoi prenderla in mano.

Little Tib avvertì il contatto di un cilindro metallico contro le dita, caldo e liscio. Sembrava un barattolo di Coca-Cola, con una strana protuberanza sulla cima.

— Mi chiedo cosa sia successo a tutto il gas — disse Nitty.

— Si è disperso fuori — disse Mr. Parker.

— Non può essersi disperso fuori. L’hanno tirata bene: giusto in fondo al vagone. Impossibile che sia uscito dal portello. E questi affari continuano a emettere gas per parecchio tempo.

— Dev’essere difettosa — osservò Mr. Parker.

— Forse. — La voce di Nitty era inespressiva.

— L’hanno tirata quelle donne? — chiese Little Tib.

— Proprio così. Hanno fatto finta di essere amichevoli, e poi vanno a giocarci uno sporco tiro come questo.