Un gufo mandò il suo richiamo, e a lui tornò in mente la piccola sveglia ronzante che sua madre aveva accanto al letto nella casa nuova. Al mattino presto la suoneria echeggiava, e suo padre doveva alzarsi. Quando vivevano nella casa vecchia e suo padre aveva un sacco di lavoro da fare, la sveglia non gli serviva. I gufi dovevano essere le vere sveglie, e quando essi avrebbero fatto il loro verso lui si sarebbe risvegliato in una casa vera.
S’addormentò. Poi si trovò di nuovo desto, ma non vedeva niente. — Meglio che mangi qualcosa — disse Nitty. — Ieri sera non hai messo niente nello stomaco; ti sei appisolato e ho preferito non svegliarti. — Gli mise in mano un panino. — Non è molto fresco — disse, — ma è buono.
— Prenderemo un altro treno?
— Il treno non va a Martinsburg. Purtroppo non abbiamo stoviglie, ma questo te lo metto in un pezzo di carta. Bada a non farlo cadere in terra.
Little Tib stiracchiò le gambe. Era affamato, e s’accorse che da un bel po’ di tempo non provava vero appetito. Domandò: — Dovremo camminare?
— È troppo lontano; faremo l’autostop. Mettiti seduto, così te lo appoggio sulle gambe. — Little Tib sentì la mano di lui deporgli un involto in grembo. Lo toccò e avvertì il contatto del prosciutto. Attorno c’era ancora l’involto, ma era stato tagliato in due. — L’ho arrostito sul fuoco ieri sera — disse Nitty. — C’è anche una salsiccia che ho tenuto da parte per te. Non fartela scivolare.
Little Tib prese la salsiccia in una mano come un cono gelato, e tolse la pelle con l’altra. Era morbida e calda, ma croccante all’esterno. Ne mangiò un poco con il pane, di gusto, e dopo qualche boccone gli venne sete.
— Ci siamo procurati questa roba a casa di una donna piuttosto povera — disse Nitty. — È lì che bisogna andare se si desidera un boccone di pane. I ricchi hanno paura e non aprono. Mr. Parker e io non possiamo comprare niente. Non abbiamo ancora ottenuto credito per il mese di settembre… speravamo di averlo una volta a Macon.
— Per me non daranno nulla — disse Little Tib. — Mamma doveva darmi del suo da mangiare.
— Questo perché non avevano il tuo disegno retinico. Comunque, che differenza farebbe? Ti spetterebbe un credito così piccolo che sarebbe quasi come non avere niente. Mr. Parker riceve più di me perché quando lavoravamo la sua paga era maggiore, ma anche questo è pressoché il minimo bastante per sopravvivere.
— Dov’è Mr. Parker?
È un po’ più giù, si sta lavando. Vedi, l’autostop è difficile se non sei ben pulito. Nessuno ti prende su. Ieri sera abbiamo trovato un rasoio ancora buono, e adesso lui si fa la barba.
— Vuoi che mi lavi?
— Non ti farebbe male — disse Nitty. — Ieri sera hai pianto, e sulla polvere che hai in faccia sono rimaste delle strisce. — Prese per mano Little Tib e lo condusse lungo un sentiero liscio delimitato da alte erbe. La vegetazione era bagnata di rugiada, fredda come il ghiaccio. Sul bordo del ruscello trovarono Mr. Parker. Little Tib si tolse le scarpe e i vestiti ed entrò con i piedi nell’acqua. Era fredda, anche se non quanto le gocce di rugiada. Nitty gli venne accanto, lo spruzzò, gli versò acqua sul capo con le mani e poi lo costrinse a immergersi del tutto (non senza avergli raccomandato di trattenere il fiato) per lavargli anche i capelli. Fatto ciò lavarono i vestiti alla meglio e li appesero sui cespugli ad asciugare.
— Stamattina sarà duro fare l’autostop — disse Nitty.
Little Tib gli chiese perché.
— Siamo in troppi. Quanti più siamo, tanto più è difficile avere un passaggio.
— Potremmo separarci — suggerì Mr. Parker. — Faremo a chi tira la paglia più lunga per decidere chi deve stare con George.
— No.
— Per me non ci sono difficoltà. Mi sento bene.
— Si sente bene adesso.
Mr. Parker si sporse in avanti. Little Tib lo capì perché il vestito di lui frusciò e la sua voce si fece più vicina. — Nitty, chi è il capo, qui?
— Lei, Mr. Parker. Solo che, se cominciasse a uscire di sentimento, potrei diventare matto per la preoccupazione. Cosa le ho mai fatto che voglia mettermi addosso quell’ansia?
Mr. Parker rise. — Va bene. Ti dirò io cosa faremo. Tenteremo insieme fino alle dieci. Se per allora non avremo trovato un passaggio io non andrò più avanti di mezzo miglio, e lascerò a voi due la prima possibilità d’esser presi su da chi arriva. — Little Tib lo sentì alzarsi. — Credi che i vestiti di George si siano asciugati?
— Sono ancora un po’ umidi.
— Posso mettermeli — affermò Little Tib. Aveva già portato indumenti bagnati dopo che un acquazzone gli era passato addosso.
— Questo è proprio un bravo ragazzo. Aiutalo a vestirsi, Nitty.
Quando furono in cammino sulla strada, e comprese che Mr. Parker era a una certa distanza davanti a loro, Little Tib domandò a Nitty se pensava che avrebbero trovato un passaggio prima delle dieci.
— So che lo troveremo — disse lui.
— E come fai a saperlo?
— Perché ho pregato molto, e quando io prego molto per avere una cosa la ottengo sempre.
Little Tib rifletté su quel pensiero. — Potresti pregare per trovare un lavoro — disse, ricordando che Nitty gli aveva detto quanto desiderasse un lavoro.
— L’ho fatto, subito dopo aver perso l’ultimo. Poi ho incontrato Mr. Parker e ho visto in che condizioni era, così ho deciso di andare con lui per tenergli dietro. Di conseguenza ebbi un lavoro… ed è quello che faccio adesso. È Mr. Parker quello che non ha un lavoro.
— Ma non vieni pagato — osservò Little Tib in tono pratico.
— Abbiamo l’introito dell’assistenza. E io li uso, il mio e il suo, per quello che ci occorre. Ma ora stai quieto… siamo sulla strada.
Rimasero fermi sul bordo a lungo. Ogni tanto passavano una macchina o un autocarro. Little Tib cominciò a chiedersi se Nitty e Mr. Parker alzavano il pollice. Ricordava d’aver visto gente che alzava il pollice, quando lui e i suoi genitori erano partiti dalla vecchia casa. Rifletté ancora su quel che Nitty aveva detto della preghiera e cominciò a pregare anche lui, pensando a Dio e chiedendogli che la prossima auto si fermasse.
Per un bel po’ di tempo nessuna rallentò neppure. Little Tib immaginò che si fermasse un autocarro carico di bestiame e disse a Dio che era disposto a sedere anche sulla schiena di una mucca. Immaginò che a fermarsi fosse un camion della spazzatura, e disse a Dio che si sarebbe seduto perfino sui rifiuti. Poi sentì qualcosa avvicinarsi. Doveva essere un veicolo vecchio e malconcio, e il motore emetteva strani ciottoli che avrebbero preoccupato qualsiasi conducente. — Ha l’aria di uno di quegli antichi autobus della scuola — borbottò Nitty. — Guardi un po’ che buffi disegni ha sulla carrozzeria.
— Si sta fermando — disse Mr. Parker, e Little Tib sentì il cigolio dello sportello anteriore che si apriva.
Una voce sconosciuta, alta per appartenere a un uomo e capace di parlare in fretta, disse: — Andate da questa parte? Potete salire. Tutti sono i benvenuti nel tempio di Deva.
Mr. Parker salì, e Nitty issò Little Tib sugli scalini. Lo sportello si chiuse dietro di loro. Nell’aria c’era un odore singolare.
— Avete con voi un ragazzino. Ottimo. Al Dio piacciono molto i ragazzini e gli anziani. I bambini e le bambine hanno l’innocenza; gli anziani hanno la tranquillità e la saggezza. Queste sono doti che compiacciono il Dio. Dovremmo lottare per mantenere in noi l’innocenza, e per raggiungere la tranquillità e la saggezza il più presto possibile.
— Proprio così — disse Nitty.