Quando Simon si avvicinò, Tunston inarcò un sopracciglio. «Scegli pure,» disse, indicando il pesce. «Non è il vitto della mensa, ma per ora può andare.»
Simon aveva allungato la mano quando l’improvvisa tensione di Tunston lo indusse a seguire Io sguardo dell’ufficiale. Sopra le loro teste volteggiava un uccello dal piumaggio nero, segnato da una grande V bianca sul petto.
«Un falcone!» Tunston mormorò quella parola come se riassumesse un pericolo non meno grande di un’imboscata dei Kolder.
Capitolo secondo
Il nido del falcone
Il grosso uccello, con l’arte tipica dei rapaci, planava sopra di loro ad ali spiegate. Simon vide i nastri o i geti rossovivi che svolazzavano tra le zampe, e capì che non era un animale selvatico.
«Capitano!» Tunston andò a svegliare Koris, che si sollevò a sedere, stropicciandosi gli occhi con i pugni, in un gesto quasi infantile.
«Capitano, i Falconieri!»
Koris alzò la testa di scatto, poi si alzò in piedi, schermandosi gli occhi con la mano, e seguì i lenti volteggi dell’uccello. Fischiò un richiamo che salì, in note squillanti. Il falcone smise di volteggiare, e Simon assistette ad un miracolo di fulminea precisione… la discesa. Il rapace venne a posarsi sul manico dell’ascia di Volt, che giaceva seminascosta tra l’erba del piccolo prato. Il becco adunco si aprì, lanciando un grido aspro.
Il Capitano s’inginocchiò accanto all’uccello. Cautamente, sollevò una delle cordicelle annodate alle zampe, e un minuscolo ciondolo metallico balenò nel sole, mentre l’uomo lo esaminava.
«Nalin. Deve essere una delle sentinelle. Vai, guerriero alato,» disse Koris, rivolgendosi all’uccello irrequieto. «Noi siamo della stessa razza del tuo padrone, e c’è pace tra noi.»
«Peccato, Capitano, che le tue parole non possano giungere alle orecchie di questo Nalin.» commentò Tunston. «I Falconieri usano prima difendere i loro confini e poi fare domande, se resta ancora in vita qualche invasore da interrogare.»
«Proprio così, vagabondo!»
Quelle parole risuonarono dietro di loro. Si voltarono quasi all’unisono, e scorsero soltanto le rocce e l’erba. Era stato l’uccello a parlare? Jivin scrutò dubbioso il rapace, ma Simon rifiutò di accettare quella magia… o quell’illusione. Toccò la sua unica arma, il coltello che portava infilato nella cintura quando era giunto a riva.
Koris e Tunston non si mostrarono sorpresi. Evidentemente, si aspettavano quella sfida. Il Capitano alzò la testa e parlò all’aria, lentamente, come se le sue parole dovessero convincere l’ascoltatore invisibile.
«Io sono Koris, Capitano di Estcarp, spinto su questa terra da una tempesta. E costoro sono Guardie di Estcarp: Tunston, ufficiale del Grande Forte, Jivin e Simon Tregarth, uno straniero entrato al servizio della Guardiana. Per il Giuramento della Spada e dello Scudo, del Sangue e del Pane, ti chiedo l’ospitalità concessa quando due non si fanno guerra, ma vivono delle loro armi!»
L’eco fioca delle sue parole ondeggiò nell’aria e svanì. Poi il rapace lanciò di nuovo quel grido stridulo e si sollevò. Tunston sogghignò ironicamente.
«Ed ora, immagino, dobbiamo attendere una guida o un dardo nella schiena?»
«Un nemico invisibile?» chiese Simon.
Koris scrollò le spalle. «Ogni comandante ha i suoi misteri. E i Falconieri ne hanno molti. Se manderanno una guida, saremo veramente fortunati.» Fiutò l’aria. «Ed è inutile soffrire la fame durante l’attesa.»
Simon mangiò il pesce, ma continuò a sorvegliare il piccolo prato tagliato dal ruscello. I suoi compagni sembravano rassegnati al futuro, e lui non immaginava come fosse stato compiuto quel trucco con la voce. Ma aveva imparato a considerare Koris come una specie di strumento di misura, quando si presentava una situazione nuova. Se il Capitano della Guardia era disposto ad attendere, forse non sarebbero stati costretti a combattere, dopotutto. D’altra parte, gli sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sul conto dei suoi possibili ospiti.
«Chi sono i Falconieri?»
«Come Volt,» disse Koris, posando la mano sull’ascia in un gesto carezzevole, «appartengono alla leggenda ed alla storia, ma non solo altrettanto antichi.
«All’inizio erano mercenari, giunti attraverso il mare a bordo di navi di Sulcar, da una terra dove avevano perduto i loro possedimenti in seguito ad un’invasione barbarica. Per qualche tempo servirono i mercanti come guardie delle carovane e fanti di marina. Talvolta si arruolano ancora, quando sono molto giovani. Ma in maggioranza non amavano il mare: erano nati tra le vette, e la nostalgia per le montagne li divorava. Perciò si recarono dalla Guardiana, nella Città di Estcarp e proposero un patto, offrendosi di proteggere i confini meridionali in cambio del diritto d’insediarsi tra i monti.»
«Era una proposta saggia!» interruppe Tunston. «Peccato che la Guardiana non potesse accettare.»
«E perché non poteva?» chiese Simon.
Koris sorrise cupamente. «Non hai abitato ancora abbastanza a lungo in Estcarp, Simon, se non sai che è un matriarcato? Infatti, il Potere che ne garantisce la sicurezza non sta, in primo luogo, nelle spade dei suoi uomini, ma nelle mani delle sue donne. E le detentrici del Potere sono veramente donne.
«D’altra parte, i Falconieri hanno strani costumi, a loro cari quanto i costumi di Estcarp sono cari alle streghe. È un ordine guerriero, formato esclusivamente da maschi. Due volte l’anno, vengono prescelti giovani che si recano nei loro vari villaggi abitati dalle donne, per generare nuova prole, come gli stalloni vengono mandati al pascolo con le giumente. Ma i Falconieri non riconoscono né affetto, né simpatia, né eguaglianza tra uomini e donne. E non ammettono che una donna abbia altra funzione che partorire figli.
«Perciò, agli occhi di Estcarp, apparivano inevitabilmente come selvaggi, le cui usanze corrotte disgustavano la gente civile, e la Guardiana giurò che se si fossero insediati tra le montagne, entro i confini del paese, con il consenso delle streghe, il Potere profanato sarebbe svanito. Perciò fu loro risposto che Estcarp non permetteva di stabilirsi sulle sue frontiere. Tuttavia, fu accordato loro di attraversare in pace il paese, con le provviste necessarie, per andare in cerca di altre montagne. Se fossero stati disposti a crearsi una signoria oltre i confini di Estcarp, le streghe avrebbero augurato loro ogni bene e non li avrebbero attaccati. E così è stato per più di cento anni.»
«E immagino che i Falconieri riuscirono a crearsi una signoria?»
«Infatti.» Fu Tunston a rispondere alla domanda di Simon. «Tanto che per tre volte hanno battuto le orde inviate contro di loro dai Duchi di Karsten. Il territorio che hanno prescelto combatte al loro fianco.»
«Tu hai detto che Estcarp non offrì loro amicizia,» osservò Simon. «E allora, che cosa intendevi quando hai parlato del Giuramento della Spada e dello Scudo, del Sangue e del Pane? Sembrava che aveste veramente una specie di legame.»
Koris s’indaffarò ad estrarre una minuscola lisca dal suo pesce. Poi sorrise, e Tunston rise apertamente. Solo Jivin assunse un’espressione un po’ vergognosa, come se parlassero di cose che era meglio non ricordare.
«I Falconieri sono uomini…»
«Ed anche le Guardie di Estcarp lo sono,» azzardò Simon.
Il sorriso di Koris si allargò, sebbene Jivin stesse aggrottando la fronte. «Non fraintenderci, Simon. Abbiamo la massima reverenza per le Donne del Potere. Ma il loro modo di vivere le divide da noi, e dalle cose che possono motivarci. Infatti, come sai, il Potere abbandona una strega, se diventa veramente donna. Perciò sono doppiamente gelose della loro forza, poiché per detenerla hanno rinunciato ad una parte della loro vita. Inoltre, sono fiere di essere donne. Per loro, i costumi dei Falconieri, che negano quella fierezza ed il Potere, riducendo una donna ad un corpo privo d’intelligenza e di personalità, sono più o meno ispirati dai demoni.