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«Non possiamo essere d’accordo con la mentalità dei Falconieri, ma come combattenti noi Guardie li consideriamo con rispetto, e quando li abbiamo incontrati in passato non vi sono mai stati dissidi tra noi. Le Guardie di Estcarp ed i Falconieri sono in pace. Inoltre…» aggiunse, gettando via lo stecco da cui aveva staccato a morsi l’ultimo pezzo di pesce, «forse presto verrà un giorno in cui questo sarà utile per tutti.»

«Questo è vero!» disse Tunston, in tono concitato. «Karsten ha combattuto contro di loro. E piaccia o no alla Guardiana, se Karsten marcerà contro Estcarp, i Falconieri si troveranno in mezzo. Ma noi lo sappiamo bene, e in quest’ultimo anno la Guardiana ha fatto finta di non vedere, quando c’è stata la Grande Nevicata e grano e bestiame sono stati portati a sud, ai villaggi dei Falconieri.»

«C’erano donne e bambini che soffrivano la fame, in quei villaggi,» disse Jivin.

«Sì. Ma le vettovaglie erano abbondanti, più di quanto avrebbero potuto consumare gli abitanti dei villaggi,» ribatté Tunston.

«Il Falcone!» Jivin indicò il cielo: videro il rapace bianco e nero veleggiare nell’aria sopra di loro. Questa volta, era l’avanguardia di un gruppetto d’uomini a cavallo, che apparvero e si fermarono ad osservare le Guardie.

I cavalli erano piccoli, con il vello ruvido, e Simon giudicò che dovevano essere abbastanza agili per percorrere gli stretti sentieri di montagna. Le selle erano semplicissime, ma con il corno biforcuto: su ognuno di essi stava appollaiato uno dei falconi; l’uccello che li aveva guidati fin lì andò a posarsi sulla sella del capo.

Come le guardie e gli uomini di Forte Sulcar, indossavano usberghi di maglia metallica e portavano sulle spalle piccoli scudi rombici. Ma gli elmi erano modellati ad imitazione delle teste degli uccelli che addestravano. E sebbene sapesse che erano occhi umani, quelli che li scrutavano dietro le visiere, Simon giudicò inquietante quella foggia bizzarra.

«Io sono Koris, al servizio di Estcarp.»

Koris, con la grande ascia appoggiata sull’avambraccio, si alzò di fronte ai quattro uomini taciturni.

L’uomo il cui falcone era appena tornato a posarsi alzò la destra in un gesto universale, antico quanto il tempo.

«Nalin delle montagne esterne.» La sua voce echeggiò cavernosa dietro la visiera.

«Tra noi vi è pace.» Koris tenne un tono quasi interrogativo a quelle parole.

«Tra noi vi è pace. Il Signore delle Ali schiude il Nido al Capitano di Estcarp.»

Simon temeva che quei cavallini non avrebbero potuto trasportare un doppio carico. Ma quando montò dietro uno dei Falconieri, si accorse che l’animale procedeva sicuro, anche sul sentiero più pericoloso, e che il peso supplementare di un altro cavaliere non sembrava infastidirlo.

Le piste del territorio dei Falconieri non erano fatte certamente per attirare un comune viaggiatore. Simon tenne gli occhi aperti con uno sforzo di volontà, mentre procedevano lungo le cengie, costeggiando strapiombi che preferiva non misurare.

Di tanto in tanto, uno dei falconi s’involava per precedere il gruppo, scrutando le valli strette che caratterizzavano quella regione, e più tardi ritornava dal suo padrone. Simon avrebbe voluto chiedere informazioni su quello strano accordo tra uomini e rapaci, perché sembrava che gli esploratori alati avessero un loro modo di fare rapporto.

Scesero da un pendio, su una strada pianeggiante, ma l’attraversarono e ripresero a salire sul terreno accidentato. Simon si azzardò a parlare all’uomo dietro al quale cavalcava.

«Non conosco questa terra meridionale… Quella non è una via che attraversa le montagne?»

«È una delle strade dei mercanti. Noi gliele manteniamo aperte, e c’è guadagno per tutti. Dunque tu sei lo straniero che è entrato nelle Guardie?»

«Infatti.»

«Le Guardie non sono scudi senza stemma. E il loro Capitano è un valoroso. Ma sembra che il mare vi abbia conciati male.»

«Nessun uomo può vincere le tempeste,» rispose evasivamente Simon. «Siamo vivi… e questa è una fortuna.»

«Ed è una fortuna anche più grande che non siate stati spinti più a sud. I saccheggiatori di Verlaine raccolgono molte cose dal mare. Ma non amano gli uomini vivi. Un giorno,» aggiunse, in tono più tagliente, «forse Verlaine scoprirà che le sue scogliere non basteranno a salvarla. Quando il Duca imporrà il suo dominio su quel luogo, non sarà più un piccolo fuoco per ingannare i viaggiatori, ma una fornace ardente!»

«Verlaine appartiene a Karsten?» chiese Simon. Cercava di raccogliere notizie appena poteva, e le aggiungeva, frammento per frammento, per ricostruire l’enorme rompicapo di quel mondo.

«La figlia di Verlaine sta per sposare il Duca, secondo le consuetudini di quegli stranieri. Infatti, credono che una femmina possa avere diritti sulle terre! E grazie a questo diritto assurdo, il Duca pretenderà Verlaine, per i ricchi tesori strappati al mare in tempesta: e forse ingrandirà la trappola per catturare tutte le navi dirette verso la costa. Da molto tempo abbiamo messo le nostre spade al servizio dei mercanti, anche se il mare non è il nostro campo di battaglia prediletto: quindi forse verremo chiamati, quando Verlaine dovrà essere spazzata via.»

«Gli uomini di Forte Sulcar sono tra coloro che sareste disposti ad aiutare?»

L’uomo annuì vigorosamente, scuotendo l’elmo a forma di testa d’uccello. «Fu a bordo di navi di Sulcar che scampammo al sangue, alla morte ed al fuoco, Guardia! Sulcar ha la prima opzione nei nostri confronti, da quel giorno!»

«Non l’avrà più.» Simon non sapeva perché avesse detto questo, e subito se ne pentì.

«Porti qualche notizia, Guardia? I nostri falchi volano lontano, ma non si spingono fino ai promontori settentrionali. Che è accaduto a Forte Sulcar?»

L’esitazione di Simon si prolungò, mentre tutti i falchi volteggiavano nel cielo, lanciando strida.

«Lasciami andare e scendi!» ordinò bruscamente il cavaliere. Simon obbedì; e le quattro Guardie restarono sul sentiero, mentre i cavalli avanzavano ad un’andatura temeraria, per quella zona. Koris accennò ai compagni di proseguire.

«C’è una sortita.» Cominciò a correre dietro ai cavalli, con l’ascia sulle spalle, procedendo ad un trotto forzato che soltanto Simon riuscì ad eguagliare.

Da lontano giungevano grida e clangore di metallo contro metallo.

«Forze di Karsten?» chiese ansimante Simon, mentre raggiungeva il Capitano.

«Non credo. Vi sono fuorilegge tra queste montagne, e Nalin ha detto che diventano sempre più sfrontati. Secondo me, è solo una piccola parte della verità. Alizon minaccia dal nord, Kolder avanza da occidente, le bande di fuorilegge diventano irrequiete, e Karsten si agita. Da molto tempo i lupi e i rapaci notturni sognano di spolpare le ossa di Estcarp, anche se finiranno per azzuffarsi tra loro per la spartizione della preda. Alcuni uomini vivono nella sera e sprofondano nelle tenebre difendendo i resti di ciò che venerano.»

«E questa è la sera per Estcarp?» chiese Simon, stentando a trovare il fiato.

«Chi può dirlo? Ah… sono banditi!»

Videro, dall’alto, una delle strade dei mercanti. E vi infuriava una battaglia. I cavalieri dagli elmi a testa di falcone smontarono, poiché il terreno pianeggiante era troppo limitato per offrire un vantaggio alla cavalleria, e avanzarono all’unisono, abbattendo coloro che si erano lasciati indurre ad uscire allo scoperto. Ma c’erano cecchini nascosti tra cespugli e rocce, ed i loro dardi causavano perdite tra i Falconieri.