Koris sedette sull’orlo di un tavolo, facendo dondolare lentamente un piede avanti e indietro. «Perché Karsten ti attira?»
«È così e basta!» Simon si sforzò di tradurre in parole ciò che lo trascinava, contro ogni suggerimento della ragione. Non era mai stato molto eloquente, e stava scoprendo che lì era ancora più difficile esprimersi. «Mi sento attratto…»
Il piede di Koris smise di dondolare. Sul bel volto amareggiato era impossibile leggere una qualunque espressione. «Da quando… e com’è cominciato?» La domanda fu brusca ed aspra: la domanda di un ufficiale che esigeva un rapporto.
Simon disse la verità. «Ho fatto un sogno, e poi mi sono svegliato. Quando ho guardato le valli di Karsten ho compreso che la mia strada conduce là.»
«E il sogno?»
«Era un sogno di pericolo: non ricordo altro.»
Koris batté un pugno sul palmo dell’altra mano. «Così sia! Vorrei che tu avessi maggior potere… o meno. Ma se ti senti attirato, andremo a sud.»
«Andremo?»
«Tunston e Jivin porteranno nostre notizie ad Estcarp. I Kolder non potranno sfondare la barriera del Potere ancora per diverso tempo. E Tunston può comandare la Guardia. Ascolta, Simon: io sono di Gorm, ed ora Gorm combatte contro la Guardia, anche se forse Gorm è morto e animato da demoni. Ho servito Estcarp meglio che ho potuto, da quando la Guardiana mi ha concesso asilo, e continuerò a servirla. Ma forse è venuto il tempo in cui potrò servirla meglio al di fuori dei ranghi dei suoi guerrieri.
«Come posso…» Gli occhi scuri erano cerchiati d’ombra: occhi stanchi di uno sfinimento che non era fisico. «Come posso sapere se il pericolo non colpirà il cuore stesso di Estcarp per mio tramite, poiché io sono di Gorm? Abbiamo visto ciò che i Kolder hanno fatto ad uomini che conoscevo bene. Che altro potranno fare quegli esseri diabolici? Hanno volato nell’aria per prendere Forte Sulcar.»
«Ma questo potrebbe non essere il risultato di una magia,» l’interruppe Simon. «Nel nostro mondo, il volo aereo è un normale mezzo per viaggiare. Vorrei avere avuto la possibilità di vedere come erano arrivati… potrebbe esserci utile!»
Koris rise sarcasticamente. «Senza dubbio avremo in futuro molte altre occasioni di osservare i loro metodi. Credo, Simon, che se sei attirato verso il sud, questo abbia uno scopo intelligente. E due spade, o meglio,» si corresse con un sorrisetto, «un’ascia e un lanciadardi sono più forti del solo lanciadardi. Il fatto stesso che tu sia stato chiamato è un buon segno: deve significare che colei che è venuta con noi a Forte Sulcar è ancora viva, e agisce in favore della nostra causa.»
«Ma come possiamo sapere che si tratta di lei? E perché?» Anche Simon aveva avuto quel sospetto: e la conferma da parte di Koris gli pareva decisiva.
«Come? Perché? Coloro che hanno il Potere possono lanciarlo lungo certe vie della mente, come i Falconieri inviano i loro rapaci attraverso l’aria. E se incontrano qualcuno della loro specie, possono chiamare o avvertire. In quanto al perché… sono convinto, Simon, che sia la dama che tu hai salvato dai cacciatori di Alizon, poiché sarebbe facilmente in grado di comunicare con qualcuno che conosce.
«Tu non sei sangue del nostro sangue, ossa delle nostre ossa, Simon Tregarth: e si direbbe che nel tuo mondo il Potere non sia esclusivamente nelle mani delle donne. Non avevi fiutato l’imboscata sulla strada costiera, esattamente come avrebbe potuto fare una strega? Sì, verrò a Karsten affidandomi alle prove che mi hai dato, poiché conosco il Potere e perché, Simon, ho combattuto al tuo fianco. Lasciami il tempo di dare a Tunston le istruzioni ed un messaggio per la Guardiana, e andremo a gettare le reti in acque turbolente, in cerca di grossi pesci.»
Partirono a cavallo verso il sud, equipaggiati con gli usberghi e le armi tolti ai nemici uccisi, gli scudi senza stemma per indicare che erano mercenari disposti ad accettare un ingaggio. La guardia confinaria dei Falconieri li scortò fino al limitare delle montagne, dove passava la strada dei mercanti che portava a Kars.
Poiché non avevano altra guida che quella vaga sensazione, Simon si chiedeva se quella decisione era veramente saggia. Ma il richiamo lo assillava notte e giorno, anche se non aveva più incubi. E ogni mattina si svegliava impaziente di rimettersi in cammino.
Karsten aveva molti villaggi, sempre più grandi e più ricchi via via che i viaggiatori penetravano nelle fertili terre nere, lungo gli ampi fiumi. E c’erano signorotti, insediati nei feudi, che offrivano d’ingaggiare i due guerrieri venuti dal nord. Mentre Koris rideva sprezzante dei salari che venivano loro proposti, accrescendo così il rispetto ispirato da lui e dalla sua ascia, Simon parlava poco, ma osservava tutto attentamente, tracciando le mappe del territorio nella propria mente, annotando le usanze e le leggi del comportamento; e intanto, quando viaggiavano soli, cercava di estorcere al Capitano informazioni sempre nuove.
Il Ducato era stato un tempo un territorio scarsamente popolato da una razza affine all’antica stirpe di Estcarp. E di tanto in tanto un’orgogliosa testa bruna, un volto pallido dai lineamenti fini, ricordavano a Simon gli uomini del nord.
«Qui, fu la maledizione del Potere a finirli,» osservò Koris, quando Simon gliene parlò.
«La maledizione?»
Il Capitano scrollò le spalle. «È a causa della natura del Potere. Coloro che l’usano non si riproducono. Perciò ogni anno, il numero delle donne che si sposano ed hanno figli continua a ridursi. Una fanciulla da marito, a Estcarp, può scegliere tra dieci uomini; tra poco potrà scegliere tra venti. E vi sono molte case senza bambini.
«E così avvenne anche qui. Perciò, quando i barbari vennero d’oltremare e s’insediarono lungo le coste, non incontrarono un’opposizione attiva. S’impadronirono di territori sempre più vasti. Poi, con l’andare del tempo, s’imposero i comandanti militari. Perciò vennero i Duchi, ed ora c’è questo Yvian… che era solo un mercenario, e che ha dato la scalata al trono grazie all’intelligenza e alla forza del suo braccio.»
«E ad Estcarp toccherà la stessa sorte?»
«Forse. Ma c’è stata l’unione con il sangue di Sulcar, l’unico, sembra, che possa dare unioni feconde con Estcarp. Perciò al nord il vecchio sangue si è rinnovato e rinvigorito. Tuttavia, forse Gorm ci inghiottirà prima che si veda qualche risultato. Dimmi, Simon: la cittadina cui ci stiamo avvicinando ti ispira qualcosa? È Gartholm, sul fiume. E più oltre c’è soltanto Kars.»
«Allora andiamo a Kars,» rispose Simon, dopo un lungo istante. «Perché il peso continua ad opprimermi.»
Koris inarcò le sopracciglia, sotto l’elmo senza cimiero. «Allora dovremo procedere con prudenza e guardarci le spalle. Sebbene il Duca non sia di sangue nobile, e venga guardato con disprezzo dalle antiche famiglie, è tutt’altro che stupido. A Kars ci saranno occhi ed orecchi aperti per seguire gli stranieri, e agli scudi senza stemma verranno rivolte molte domande. Soprattutto se non cercheranno di arruolarsi sotto la bandiera del sovrano.»
Simon guardò pensieroso le chiatte fluviali all’ancora lungo il molo.
«Ma il Duca non sarebbe disposto ad arruolare un mutilato. Inoltre, a Karsten non ci sono dottori capaci di curare un uomo ferito in battaglia? Un uomo, diciamo, che in seguito ad un colpo in testa non vede più bene?»
«Quell’uomo sarebbe accompagnato da un camerata, che lo condurrebbe dai famosi dottori di Kars, no?» ridacchiò Koris. «Sì, ottima idea, Simon. E chi è il guerriero ferito?»
«Credo che il ruolo spetti a me. Potrebbe coprire gli eventuali errori che non sfuggirebbero ad un’attenta spia del Duca.»
Koris annuì vigorosamente. «Venderemo i nostri cavalli qui a Gartholm. Sono troppo riconoscibili, e denuncerebbero la nostra provenienza dalle montagne. E in Karsten, i montanari sono sospetti. Possiamo imbarcarci su uno dei battelli fluviali. Un piano eccellente.»