Simon girò la testa di scatto. La strega gli aveva letto nella mente, o si trattava di un’informazione che prima non aveva inteso rivelare?
«Lo sapevi?»
«Non so leggere nelle menti, Simon. Ma noi lo sappiamo da molto tempo. Sì, sono venuti qui… come sei venuto tu… Ma, credo, per motivi diversi.»
«Erano in fuga, e volevano scampare da un disastro provocato da loro stessi, poiché avevano scatenato le fiamme nella loro patria. Non credo che abbiano osato lasciare aperta quella porta alle loro spalle, ma dobbiamo accertarcene. Il problema più assillante è ciò che si trova qui.»
«E tu credi che se c’impadroniremo della loro sapienza, il male che essa racchiude possa corromperci. Non so. Estcarp ha vissuto sicura a lungo, grazie al suo Potere.»
«Signora, qualunque sia la decisione, non credo che Estcarp rimarrà com’è. Deve partecipare pienamente alla vita attiva, o accontentarsi di ritrarsene, piombando nella stagnazione, che è una forma di morte.»
Era come se fossero soli, in quella sala, e Briant e Koris non avessero parte nel futuro di cui discutevano. La strega lo incontrò, mente a mente, in un’eguaglianza che Simon non aveva mai sentito in nessun’altra donna.
«Ciò che dici è vero, Simon. Forse l’antica solidità del mio popolo dovrà spezzarsi. Vi saranno coloro che aspireranno alla vita ed a un mondo nuovo, e coloro che rifuggiranno da un mutamento. Ma questo dissidio appartiene al futuro, ed è solo una conseguenza di questa guerra. Cosa si dovrebbe fare di Gorm, secondo te?»
Simon sorrise stancamente. «Io sono un uomo d’azione. Andrò in cerca della porta usata dai Kolder, e cercherò di renderla inoffensiva. Dammi gli ordini, signora: e verranno eseguiti. Ma per il momento, io sigillerei questo luogo, in attesa che sia possibile prendere una decisione. Altri potrebbero tentare di portar via ciò che si trova qui.»
«Sì. Karsten ed Alizon sarebbero felici di saccheggiare Sippar.» La strega annuì, vivacemente. Si portò la mano sul petto, e strinse la gemma del Potere.
«Questa è la mia autorità, Capitano,» disse, rivolta a Koris. «Sia come ha detto Simon. Questa cittadella d’una scienza aliena deve venire sigillata, e il resto di Gorm deve essere ripulito perché possa venirvi insediata una guarnigione, in attesa del momento in cui potremo decidere il futuro di ciò che si trova qui.» Sorrise al giovane ufficiale. «Lascio l’isola al tuo comando, Sire Difensore di Gorm.»
Capitolo settimo
L’avventura del nuovo inizio
Un rossore cupo salì dal collo di Koris, fino all’attaccatura dei capelli chiari. Poi rispose: le linee amare incise intorno alla bocca ben modellata erano profonde, e lo facevano sembrare più vecchio.
«Tu dimentichi, signora,» disse, battendo l’Ascia di Volt sul piano del tavolo, di piatto, «che molto tempo fa Koris il Deforme fu cacciato da queste rive?»
«E cosa avvenne poi a Gorm, ed a coloro che ti scacciarono?» chiese la strega, quietamente. «Qualcuno ha mai detto ’il deforme Capitano di Estcarp’?»
La mano di Koris si contrasse sul manico dell’arma, e le nocche spiccarono bianche. «Trova un altro Sire Difensore per Gorm, signora. Ho giurato per Nornan che non sarei mai ritornato qui. Per me, questo è un luogo doppiamente maledetto. Credo che Estcarp non abbia motivo di lagnarsi del suo Capitano; e non credo che questa guerra sia già vinta.»
«In questo ha ragione, sai,» intervenne Simon. «I Kolder sono probabilmente pochi, e può darsi che siano quasi tutti imprigionati dentro le navi, nella caverna. Ma noi dobbiamo risalire fino alla loro Porta, e assicurarci che non radunino le forze disperse per lanciare una seconda offensiva. Ed Yle? E hanno una guarnigione a Forte Sulcar? Fino a che punto sono infiltrati in Karsten ed Alizon? Forse siamo all’inizio di una lunga guerra, e non stringiamo in pugno la vittoria definitiva.»
«Sta bene.» La strega accarezzò la gemma. «Poiché tu hai queste idee così precise, diventa governatore di Gorm, Simon.»
Koris si affrettò a parlare prima che Tregarth potesse rispondere. «Sono d’accordo. Tieni Gorm con le mie benedizioni, Simon, e non temere: non cercherò mai di togliertela, in nome della mia eredità.»
Ma Simon stava scuotendo la testa. «Io sono un soldato. E vengo da un altro mondo. Il detto afferma ’cane mangia cane’… la pista dei Kolder è mia.» Si toccò la testa; se avesse chiuso gli occhi avrebbe visto, lo sapeva, non l’oscurità ma una stretta valle in cui uomini furibondi combattevano un’azione di retroguardia.
«Vi spingerete fino ad Yle e Forte Sulcar e non oltre?» Per la prima volta, Briant ruppe il silenzio.
«E dove vorresti che andassimo?» chiese Koris.
«A Karsten!» Se Simon aveva mai giudicato incolore e privo di personalità quel ragazzo, in quel momento dubitò della sua valutazione.
«E cosa c’è, a Karsten, che abbia tanta importanza per noi?» La voce di Koris aveva un tono quasi spavaldo. Eppure c’era qualcosa d’altro che Simon percepiva ma non riusciva ad identificare. Era in corso una partita, ma lui non ne conosceva lo scopo né le regole.
«Yvian!» Quel nome venne lanciato verso il Capitano come una sfida, e Briant fissò Koris come se si aspettasse di vederla raccogliere. Simon guardò i due giovani. Com’era avvenuto prima, quando lui e la strega avevano dialogato attraverso il tavolo, ora questi due duellavano senza preoccuparsi dei presenti.
Per la seconda volta, il rossore colorò le guance di Koris, poi defluì, lasciando il suo volto pallido e deciso, il volto di un uomo impegnato in una lotta che detestava, ma che non osava evitare. Per la prima volta, dimenticò l’Ascia di Volt, girò intorno al tavolo con l’eleganza agile che contrastava sempre con il suo corpo disarmonico.
Briant, animato da una strana espressione di sfida e di speranza, lo attese: restò immobile quando le mani del Capitano si posarono sulle sue spalle in una stretta rabbiosa.
«È questo che vuoi?» Le parole uscirono dalle labbra di Koris come se gli venissero strappate una ad una dalla tortura.
All’ultimo momento, forse, Briant cercò di sfuggirgli. «Voglio la mia libertà,» rispose a voce bassa.
Koris lasciò ricadere le mani. Rise con un’amarezza così straziante che Simon si sentì rabbrividire per il riflesso di quella sofferenza.
«Puoi avere la certezza che l’avrai, a suo tempo!» Il Capitano sarebbe indietreggiato, se Briant non l’avesse afferrato a sua volta per le braccia, con la stessa concitazione dimostrata poco prima dall’altro.
«Voglio la mia libertà soltanto per poter compiere un’altra scelta. E l’ho compiuta… ne dubiti? Oppure c’è un’Aldis che possiede il potere cui non posso aspirare?»
Aldis? Simon ebbe la sensazione di intuire un primo barlume di verità.
Koris strinse con le dita il mento di Briant, sollevando il volto del ragazzo. Una volta tanto, il Capitano poteva guardare qualcuno dall’alto, anziché dal basso.
«Tu propugni il principio ’colpo di spada per colpo di spada’, no?» commentò. «Quindi Yvian ha la sua Aldis: se la godano pure, quei due, finché possono. Ma credo che Yvian abbia fatto una pessima scelta. E poiché un’ascia ha concluso un matrimonio, un’altra ascia può annullarlo!»
«Il matrimonio esiste solo nelle formule blaterate da Siric,» scattò Briant, ancora in tono di sfida, ma senza dibattersi nella nuova stretta del Capitano.
«È necessario che tu dica questo a me,» chiese sorridendo Koris, «Signora di Verlaine?»
«Loyse di Verlaine è morta!» ripeté Briant. «Non ti porterò in dote quell’eredità, Capitano.»
La fronte di Koris si aggrottò leggermente. «Non è necessario neppure che tu mi dica questo. È uno come me, invece, che deve conquistarsi una moglie offrendole gioielli e terre. E poi non potrà mai essere sicuro…»