Cantò di Durholde di Hallan che aveva liberato i prigionieri di Korhalt, al tempo del Signore Rosso, oltre le paludi di Born; e quando ebbe descritto la stirpe di ciascun guerriero che aveva preso parte alla battaglia, nonché ciascun colpo da lui sferrato, attaccò con la liberazione della gente di Tolen e con l'incendio della Torre di Plenot, con la torcia dell'Errante che ardeva in mezzo a una pioggia di frecce, con il possente colpo inferto da Mogien erede di Hallan, con la lancia scagliata nel vento che raggiungeva il suo bersaglio come l'infallibile lancia di Hendin nei giorni antichi.
Semiubriaco, soddisfatto, Rocannon si lasciò portare dal fiume del canto, ormai convinto di essere totalmente legato, con un patto sancito dal sangue versato quel giorno, al pianeta dove si trovava: un mondo su cui era giunto come uno straniero, dall'abisso della notte. Solo di tanto in tanto, accanto a lui, percepiva la presenza del piccolo Fian, sorridente, estraneo, sereno.
CAPITOLO QUARTO
Sul mare scendeva una pioggia battente, e l'acqua aveva l'aspetto di una distesa di lunghe onde coperte di vapore. Il mondo aveva perso ogni tono di calore.
Due destrieri, con le ali legate e incatenati alla poppa della nave, gemevano e ululavano; dalle onde gonfie del mare, attraverso la pioggia e la nebbia, giungeva, come un'eco dolorosa, lo stesso tipo di suoni, proveniente dall'altra imbarcazione.
Avevano trascorso vari giorni a Tolen, aspettando la guarigione della gamba di Rocannon e aspettando che il grifone nero fosse nuovamente in grado di volare. Sebbene si trattasse di valide ragioni per attendere, la verità era che Mogien provava riluttanza a partire, ad attraversare il mare che pur doveva valicare. Vagava per la sabbia grigia, tra le lagune sotto Tolen, completamente solo, forse per liberarsi della premonizione avuta da sua madre Haldre. A Rocannon poteva solamente dire che la vista e il suono del mare rendevano pesante il suo cuore.
Quando infine il destriero nero fu pienamente guarito, decise improvvisamente di rimandarlo a Hallan, affidato a Bien, come se volesse salvare dal pericolo almeno una cosa preziosa. Avevano anche deciso di lasciare al vecchio Signore di Tolen e ai suoi nipoti le due bestie da soma e la maggior parte del carico, per aiutarli a rimettere in sesto il castello male in arnese. Così, ora, a bordo delle due navi con le teste di drago sogghignanti scolpite sulla prua, c'erano soltanto sei viaggiatori e cinque grifoni, tutti bagnati fino all'osso, e quasi tutti intenti a lamentarsi.
Due pescatori di Tolen, dall'aria ottusa, governavano la nave. Yahan cercava di consolare le due bestie incatenate cantando loro una ballata, lunga e monotona, in elegia di un Signore morto nel lontano passato; Rocannon e il Fian, con un mantello sulle spalle e con il cappuccio sulla testa, erano a prua.
— Kyo, una volta mi hai parlato di montagne che sorgevano a sud.
— Sì — disse il piccolo uomo, lanciando un rapido sguardo al nord, in direzione della costa dell'Angien da cui si erano staccati.
— Sai qualcosa delle popolazioni che abitano nel continente sud… nel Fiern?
La sua Guida gli dava poco aiuto; del resto, la sua squadra era giunta sul pianeta proprio per riempire le lacune della Guida stessa. Si supponeva che esistessero cinque forme di vita a intelligenza elevata sul pianeta, ma la Guida ne descriveva solo tre: gli Angyar/Olgyior; i Fiia e gli Gdemiar; e una specie non umanoide scoperta sul grande Continente Orientale, sull'altra faccia del pianeta. Le note dei geografi sulle altre specie del Continente Sudoccidentale erano semplici voci: Specie non confermata 4?: Grandi umanoidi che abiterebbero città di grande estensione (?). Specie non confermata 5?: Marsupiali alati. Complessivamente, la sua utilità non superava quella di Kyo, che spesso pareva convinto che Rocannon conoscesse già la risposta, tutte le volte che gli faceva una domanda.
Adesso il Fian rispose, in tono da scolaretto: — Nel Fiern abitano le Razze Antiche, vero? — Rocannon doveva limitarsi a guardare verso sud, attraverso la nebbia che nascondeva il continente sconosciuto, mentre le grandi bestie legate ululavano e la pioggia gelida gli scivolava lungo la schiena.
Una volta, durante la traversata, gli parve di udire il rumore di un elicottero che passava sopra di loro, e si rallegrò del fatto che la nebbia li nascondesse; ma poi alzò le spalle. Perché nascondersi? L'esercito che usava quel pianeta come base per combattere una guerra tra le stelle non si sarebbe eccessivamente allarmato nel vedere dieci uomini e cinque gatti fuori misura che viaggiavano sotto la pioggia, su due barche piene di buchi…
Continuarono a navigare in un costante succedersi di pioggia e di onde. Dall'acqua si alzava una caligine oscura. Trascorse lentamente una notte fredda. Si alzò infine una luce grigia, che rivelò soltanto nebbia, pioggia, onde.
Poi, all'improvviso, i due taciturni marinai di ciascuna nave si animarono, facendo forza sul timone e fissando ansiosamente davanti a sé. Davanti alle navi, tutt'a un tratto, comparve una scogliera, parzialmente visibile in mezzo alla nebbia. Mentre costeggiavano la sua base, rupi e alberi resi deformi dal vento si protesero sulle loro vele.
Yahan interrogò uno dei marinai. — Dice che qui troveremo la foce di un grande fiume, che dovremo superarla, e che dall'altra parte c'è l'unico possibile approdo, per un lungo tratto di costa.
Mentre riferiva le parole del marinaio, le alte rocce vennero nuovamente inghiottite dalla nebbia, e la barca venne avvolta da una foschia più densa; si udì il cigolio del legno, investito da una nuova corrente subacquea. La minacciosa testa di drago, a prua, ondeggiò e si voltò. L'aria era bianca e opaca; l'acqua che s'infrangeva e turbinava contro la carena della nave era opaca e rossa. I marinai si gridavano qualcosa l'un l'altro, dall'una all'altra nave.
— Il fiume è in piena — disse Yahan. — Cercano di virare di bordo… Tenetevi forte!
Rocannon afferrò il braccio di Kyo mentre la nave beccheggiava, si sollevava e ruotava su se stessa, controcorrente, compiendo una sorta di pazza danza e i marinai lottavano per mantenerla sulla rotta, con la nebbia che nascondeva l'acqua e con i destrieri che si agitavano per liberare le ali, ringhiando atterriti.
La testa di drago parve nuovamente avanzare sicura, quando a causa di un soffio del vento carico di nebbia, la barca poco maneggevole s'impuntò e si inclinò. La vela toccò l'acqua con uno schiaffo, rimase trattenuta come se fosse caduta nella colla, e non permise alla barca di raddrizzarsi. Un'acqua rossa e tiepida giunse lentamente fino alla faccia di Rocannon, gli riempì la bocca e gli occhi. Egli si afferrò a tutto ciò che aveva tra le mani, e si dibatté per trovare di nuovo l'aria. Ciò che aveva afferrato era il braccio di Kyo, ed entrambi si dimenavano nel mare mosso, tiepido come sangue, che li faceva girare su se stessi e li portava lontano dalla nave rovesciata. Rocannon gridò aiuto, e la sua voce si spense nel silenzio della nebbia che ricopriva le acque. C'era una spiaggia? Da che parte, e quanto era lontana? Nuotò verso la sagoma indistinta della nave, con Kyo aggrappato al suo braccio.
— Rokanan!
Nel bianco caos apparve sogghignando la testa di drago dell'altra nave. Mogien si era lanciato in acqua, lottava contro la corrente, accanto a lui, gli metteva in mano una cima e la passava intorno al petto di Kyo. Rocannon vide distintamente la faccia di Mogien, le sopracciglia arcuate, i capelli gialli resi più scuri dall'acqua. Vennero issati sulla nave. Mogien per ultimo.