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Tuttavia c'era uno che lo trattava come un uomo. Lady Ganye, nuora ed erede del vecchio Signore del castello, era vedova da alcuni mesi, e il suo figlioletto dai capelli biondi trascorreva con lei la maggior parte della giornata. Anche se era un po' intimidito, il bambino non aveva paura di Rocannon: era assai attratto da lui, e gli piaceva fargli domande sulle montagne, sul continente settentrionale e sul mare. Rocannon rispondeva a tutto. La madre ascoltava, serena e cortese come la luce del sole, ogni tanto volgeva sorridendo verso Rocannon quel viso che egli ricordava già, anche quando l'aveva visto la prima volta.

Infine le chiese cosa pensassero di lui al Castello di Breygna, ed ella gli rispose candidamente: — Pensano che tu sia un dio.

Era la parola che Rocannon aveva notato molto tempo prima, al villaggio di Tolen: «pedan».

— Non lo sono — disse lui, severo.

La donna rise.

— Perché pensano questo? — domandò ancora. — Gli dèi dei Liuar hanno i capelli grigi e le mani paralizzate?

Il raggio laser dell'elicottero l'aveva colpito sul polso destro, ed egli aveva perso quasi completamente l'uso della mano.

— Perché no? — domandò Ganye con il suo sorriso candido e orgoglioso. — Comunque, il motivo è un altro: è che tu sei sceso dalla montagna.

Rocannon rifletté su queste parole. — Dimmi, Lady Ganye — chiese infine, — voi conoscete l'esistenza del… guardiano della sorgente?

A queste parole, il viso della donna si fece grave. — Conosciamo soltanto leggende su quel popolo. È passato molto tempo, nove generazioni dei Signori di Breygna, da quando Iollt il Grande salì fino alle cime e ritornò a noi cambiato. Noi sappiamo che tu li hai incontrati, i Più Antichi.

— Come lo avete saputo?

— Nel sonno, quando eri febbricitante, hai sempre parlato del prezzo, del dono che ti è stato fatto e del suo prezzo. Anche Iollt ha dovuto pagare… Il costo è la tua mano destra, Signore Olhor? — domandò con improvvisa timidezza, fissandolo negli occhi.

— No. Avrei dato entrambe le mani per salvare ciò che ho perduto.

Si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra della torre, posando gli occhi sull'ampia regione che si stendeva tra le montagne e il mare lontano. Dalla montagna dove sorgeva il Castello di Breygna scendeva un fiume che si allargava lucente tra le basse colline, per poi svanire nella distanza azzurrina, tra le forme indistinte di villaggi, campi, castelli, e infine per riapparire tra lividi scrosci di pioggia e raggi di sole.

— Questo è il più bel paese che ho visto — disse Rocannon. Pensava ancora a Mogien, che non aveva potuto vederlo.

— Per me non è più bello come lo era una volta.

— Perché, Lady Ganye?

— Per colpa degli Stranieri!

— Parlami di loro, Signora.

— Sono giunti lo scorso inverno, a stagione già inoltrata. Erano in molti e cavalcavano grandi navi del vento, munite di armi che bruciano. Nessuno sa da quale parte vengano; non c'è nessuna leggenda che palli di loro. Oggi tutta la terra fra il fiume Viarn e il mare appartiene a loro. Hanno ucciso o fatto fuggire tutta la gente di otto province. Noi, qui sulle montagne, siamo come prigionieri; non osiamo neppure scendere ai nostri antichi pascoli con le greggi.

«In un primo tempo abbiamo combattuto contro gli Stranieri. Mio marito Ganhing è stato ucciso dalle loro armi che bruciano. — Per un istante, il suo sguardo corse alla mano bruciata e paralizzata di Rocannon; per quell'istante, tacque. — Al… al tempo del primo disgelo è stato ucciso, e ancora la vendetta tarda ad arrivare. Noi chiniamo la testa ed evitiamo le loro regioni, noi, i Signori del Mondo! E non c'è nessun uomo che sia in grado di far pagare a questi Stranieri la morte di Ganhing.

O adorabile collera, pensò Rocannon, che negli accenti di Ganye sentiva echeggiare le lontane trombe di Hallan. — Pagheranno, Lady Ganye; pagheranno a caro prezzo. Anche se sapevi che non ero un dio, mi hai preso forse per un uomo qualunque?

— No, Signore — rispose lei. — Tutt'altro che qualunque.

I giorni trascorsero, i lunghi giorni di quell'estate che durava un anno. Le bianche pendici delle montagne sopra Breygna divennero azzurre, il grano dei campi intorno a Breygna maturò, fu mietuto e seminato una seconda volta, e stava di nuovo maturando allorché un pomeriggio Rocannon sedette accanto a Yahan nel cortile dove venivano addestrati al volo un paio di giovani grifoni. — Io parto per il sud, Yahan. Tu resta qui.

— No, Olhor, fammi venire con te…

Yahan s'interruppe, forse pensando alla spiaggia nebbiosa dove, per il suo desiderio di avventure, aveva disobbedito a Mogien. Rocannon sorrise e disse: — Farò più in fretta viaggiando da solo. Non ci vorrà molto tempo, qualunque sia l'esito del viaggio.

— Ma io sono il tuo servitore, legato a te da un giuramento, Olhor! Ti prego, fammi venire.

— I giuramenti si rompono quando i nomi si perdono. Tu hai giurato di servire Rokanan, sull'altro versante di queste montagne. In questa terra non ci sono servitori, e non c'è nessun uomo chiamato Rokanan.

«Come amico ti chiedo, Yahan, di non dire altro, né a me né ad altre persone qui, ma di sellarmi il destriero di Hallan domattina all'alba.

Fedelmente, l'indomani, prima del levar del sole, Yahan era ad attenderlo nella corte del volo, tenendo alla briglia l'unico destriero rimasto di quanti erano partiti da Hallan, quello dal manto grigio a strisce. Era giunto a Breygna un paio di giorni dopo di loro, affamato e semiassiderato. Adesso era di nuovo lustro e baldanzoso, ringhiava e agitava la lunga coda.

— Hai indossato la Seconda Pelle, Olhor? — domandò Yahan, in un sussurro, mentre affibbiava le cinghie da battaglia intorno alle cosce di Rocannon. — Si dice che gli Stranieri scaglino fuoco contro qualsiasi uomo che si avvicini alle loro terre.

— La indosso.

— E nessuna spada?

— No. Nessuna spada. Ascolta, Yahan, se non dovessi ritornare, guarda nella bisaccia che ho lasciato nella mia camera. Contiene del tessuto, con… segni e dipinti della regione; se qualcuno della mia gente dovesse venire qui, in futuro, ti prego di consegnarlo a lui. E c'è anche la collana. — Aggrottò la fronte e distolse lo sguardo per un attimo. — Donala a Lady Ganye. Se non ritornerò indietro per farlo io. Arrivederci, Yahan; augurami buona fortuna.

— Che il tuo nemico possa morire senza figli — disse Yahan, in tono feroce, con le lacrime agli occhi, e lasciò partire il grifone. L'animale s'innalzò nel cielo caldo e leggermente rosato dell'alba estiva, compì un giro con un ampio, rumoroso battito d'ali, e, facendosi trasportare dal vento del nord, svanì dietro le alture. Yahan rimase fermo a osservare. Da una finestra in cima alla Torre di Breygna, anche un viso dolce e bruno rimase a scrutare per lungo tempo l'orizzonte, dopo che Rocannon fu scomparso e che il sole si fu levato.

Fu uno strano viaggio, quello di Rocannon, diretto verso un luogo che non aveva mai visto, ma che conosceva internamente ed esternamente attraverso le mutevoli impressioni di centinaia di menti diverse. Perché, sebbene il suo nuovo senso mentale non fosse una vera vista, esso forniva sensazioni tattili, la percezione dello spazio e delle relazioni spaziali, del tempo, del moto e della posizione. Prendendo parte a queste sensazioni per ore e ore, in cento giorni di esercizio, mentre sedeva immobile nella sua stanza del Castello di Breygna, Rocannon aveva acquisito una conoscenza esatta, sebbene non visualizzata e non verbalizzata, di ciascun edificio e di ciascuno spazio della base nemica. A partire dalla sensazione diretta, estrapolando da essa, sapeva inoltre che cosa fosse quella base, come entrare al suo interno e dove trovare ciò che cercava.

Ma era molto difficile, dopo il lungo, intenso esercizio, non usare il senso mentale mentre si avvicinava ai nemici: spegnerlo, fermarlo, usando soltanto gli occhi, gli orecchi e l'intelletto. L'incidente sulla montagna gli aveva insegnato che a distanza ravvicinata qualche individuo particolarmente sensibile poteva accorgersi della sua presenza, in modo vago, sotto forma di un presagio o di una premonizione. Egli aveva attirato verso la montagna il pilota dell'elicottero, l'aveva tratto a sé come se l'avesse preso all'amo, anche se probabilmente il pilota non aveva mai compreso che cosa lo spingesse a muoversi in quella direzione, o perché si sentisse costretto ad aprire il fuoco sugli uomini incontrati laggiù. E ora, entrando da solo nella grande base, Rocannon non voleva richiamare su di sé la minima attenzione, assolutamente nessuna, perché si recava laggiù come un ladro nella notte.