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E volarono veloci, giungendo a Hallan la sera del secondo giorno. Ormai le grotte del Popolo d'Argilla sembravano soltanto un brutto sogno, mentre il destriero veleggiava sui mille gradini di Hallan e sul Ponte sull'Abisso, dove la foresta scendeva a precipizio per trecento braccia. Nella luce dorata della sera, nella corte del volo, Semley smontò di sella e salì a piedi gli ultimi gradini, passando in mezzo alle rigide figure scolpite degli eroi del passato. I due guardiani della porta si inchinarono davanti a lei, fissando a occhi aperti la bellissima gemma lucente che portava al collo.

Nella Prima Sala fermò una ragazza che passava: una giovane molto graziosa, che dall'aspetto sembrava una parente di Durhal, anche se Semley non l'aveva mai vista. — Mi riconosci, ragazza? Sono Semley, moglie di Durhal. Puoi andare dalla nobile Durossa, avvertendola del mio ritorno?

Per il momento, Semley preferiva non entrare, per non correre il rischio di trovarsi di fronte a Durhal da sola; voleva l'appoggio di Durossa.

La ragazza continuava a fissarla con un'espressione imbambolata sulla faccia. Infine mormorò un: — Sì, Signora — e sfrecciò via, in direzione della Torre.

Semley rimase ad attendere nella sala cadente, carica di antichi stucchi dorati. Non giungeva nessuno; che fossero tutti a tavola, nella Sala dei Banchetti? Il silenzio cominciava a preoccuparla. Dopo qualche minuto, si avviò verso la scala della Torre. Ma una vecchia stava già dirigendosi verso di lei, sul pavimento di pietra. La nuova venuta piangeva e tendeva le braccia.

— Oh Semley, Semley!

Lei non aveva mai visto quella donna dai capelli grigi, e si ritrasse.

— Mia Signora, chi sei?

— Semley! Sono Durossa.

Lei rimase immobile, senza parlare, mentre Durossa l'abbracciava e piangeva, chiedendole se era vero che gli Uomini d'Argilla l'avevano catturata, imprigionandola sotto un incantesimo per tutti quegli anni. O erano stati i Fiia, con le loro strane arti? Poi, indietreggiando di un passo, Durossa smise di piangere.

— Sei ancora giovane, Semley. Giovane come il giorno che ci lasciasti. E porti al collo la collana che…

— Ho portato la mia dote a mio marito Durhal. Dov'è?

— Durhal è morto.

Semley rimase immobile.

— Tuo marito, mio fratello, Durhal Signore di Hallan, fu ucciso sette anni fa in battaglia. Da nove anni eri partita. I Signori delle Stelle non erano più venuti a raccogliere il tributo, e noi avevamo ripreso a combattere con i Castelli Orientali, con gli Angyar di Log e di Hul-Orren. In battaglia, Durhal fu ucciso dalla lancia di un plebeo, poiché il suo corpo aveva un'armatura insufficiente, e il suo spirito non ne aveva nessuna. Ora è sepolto nei campi sopra la Palude di Orren.

Semley si voltò. — Allora andrò a raggiungerlo — disse, posando la mano sulla catena d'oro che le pesava al collo. — Gli porterò il mio dono.

— Aspetta, Semley! La figlia di Durhal, tua figlia, guardala ora: Haldre la Bella!

Era la ragazza con cui aveva parlato al suo arrivo, quella che era andata a cercare Durossa. Una ragazza sui diciannove anni, con occhi simili a quelli di Durhal, di un intenso colore azzurro. Stava a fianco di Durossa e guardava con temiezza la nuova venuta che era sua madre, Semley, e che aveva la sua stessa età. L'età era uguale, e uguali erano anche le chiome d'oro, e la bellezza. L'unica differenza era che Semley era un poco più alta, e che portava al collo la pietra azzurra.

— Prendila, prendila. È per Durhal e Haldre che la sono andata a prendere, all'altro capo della lunga notte! — Semley gridò queste parole, piegando la testa per sfilare la pesante catena. Lasciò scivolare a terra il gioiello, che cadde sulle lastre di pietra del pavimento con un rumore leggero, freddo e liquido. — Prendila, Haldre! — gridò ancora, e poi, piangendo a gran voce, si voltò e fuggì da Hallan, oltre il ponte e ancora più avanti, per la lunga e ampia scalinata, e correndo verso oriente nella foresta che copriva il fianco della montagna, come un animale selvatico in fuga, infine scomparve.

PARTE PRIMA

Il signore delle stelle

CAPITOLO PRIMO

Così termina la prima parte della leggenda; e tutto ciò che dice corrisponde al vero. Ora alcuni dati, altrettanto veritieri, tratti dal Manuale dell'Ottava Area Galattica, pubblicato dalla Lega di Tutti i Mondi.

Numero 62: FOMALHAUT II.

Tipo VT (Vecchia Terra), vita a base carbonio. Pianeta con nucleo in ferro, diametro 10.500 km, con atmosfera densa e ricca di ossigeno. Rivoluzione: 800 gt (giorni terrestri), 8 h, 11 m, 42 s. Rotazione: 29 h, 51 m, 02 s. Distanza media dal sole: 3,2 UA (unità astronomiche), leggera eccentricità orbitale. Inclinazione sull'eclittica 27° 20' 20", con conseguenti notevoli escursioni stagionali. Gravità 0,86 st (standard terrestre).

Quattro continenti: Nordoccidentale, Sudoccidentale. Orientale e Antartico. Terre emerse: 38% della superficie planetaria.

Quattro satelliti (tipo: Perner, Loklit, R-2 e Phobos). La Compagna dì Fomalhaut è visibile come stella superluminosa.

Mondo della Lega più vicino: Nuova Georgia del Sud, capitale Kerguelen (distanza 7,88 anni luce).

Dati storici: il pianeta è stato scoperto dalla spedizione Elieson del 202, ispezionato da una nave sonda automatica nel 218.

Prima spedizione geografica, anni 235–36. Direttore: J. Kiolaf. I continenti sono stati cartografati su fotografie aeree (vedi cartine 3114a, b, c, 3II5a, b). Gli atterraggi, gli studi geologici e biologici e i contatti con le forme di vita a intelligenza elevata hanno interessato soltanto i continenti Orientale e Nordoccidentale (per la descrizione delle specie intelligenti vedi oltre).

Missione per l'Incremento Tecnologico: specie I-A/ anni 252–54. Direttore J. Kiolaf (solamente il Continente Nordoccidentale).

Missioni erariali e di controllo sulle specie I-A e II eseguite sotto l'egida della Fondazione Area Ottava di Kerguelen, N. Ge. S., negli anni 254, 258, 262, 266, 270: nel 275 il pianeta venne Interdetto da parte dell'Ente Universale per le Forme Intelligenti, in attesa di un più approfondito esame delle sue specie a intelligenza elevata.

Prima spedizione etnologica, 321. Direttore: G. Rocannon.

Un albero altissimo di accecante luce bianca spuntò improvvisamente al di là della Catena Meridionale, e si alzò con rapidità, senza rumore, nel cielo. Le sentinelle poste di vedetta sulle torri del Castello di Hallan lanciarono un grido, si misero a battere la spada contro lo scudo. Le loro minuscole voci e i clangori dell'allarme vennero poi inghiottiti dal ruggito del suono, dal colpo di maglio del vento, dal fremito della foresta.

Mogien di Hallan incontrò il suo ospite, il Signore delle Stelle, mentre questi si precipitava di corsa verso la corte del volo. — Signore delle Stelle, la tua nave era dietro la Catena Meridionale?

Con la faccia molto pallida, ma nel suo solito tono pacato, l'altro rispose: — Era laggiù.

— Vieni con me. — Mogien fece salire l'ospite sulla sella a postiglione del destriero del vento che attendeva, già pronto per il volo, nel cortile. Poi planarono sui mille scalini, sul Ponte sull'Abisso, sulla foresta digradante che circondava il Castello di Hallan: il destriero volò come una foglia grigia trasportata dal vento.

Quando giunsero sulla Catena Meridionale, i cavalieri videro un filo di fumo azzurrino che s'innalzava nell'aria, attraverso i dorati raggi radenti dell'alba. L'incendio stava ancora consumando il sottobosco umido e fresco, vicino al letto di un torrente.

Poi, d'improvviso, videro spalancarsi sotto di loro un grosso foro, che deturpava il fianco della montagna: un pozzo oscuro, pieno di polvere nera e fumante. Sull'orlo del vasto cerchio di distruzione giacevano alberi ormai ridotti a lunghe aste di carbone: le cime cadute si allontanavano dal pozzo oscuro, su tutta la circonferenza.