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Danio ci rifletté. «Idioti» sbottò alla fine.

«In ogni caso» disse Miles in tono severo, «devo prenderle e riportarle sulla nave.» Guardò dietro il banco. L’uomo sul pavimento, doveva essere Yalen probabilmente, teneva in mano una lama d’acciaio lunga quanto bastava per macellare un bue intero, se mai gli fosse capitato di incontrarne uno che muggiva per le strade sopraelevate e tra i grattacieli di Londra. Rifletté e ordinò: «Portami quel coltello, soldato Danio.»

Danio strappò la lama dalle mani del compagno. «Nooo…» si ribellò quello in posizione orizzontale.

Quando ebbe in suo possesso entrambe le armi, Miles respirò più liberamente. «E adesso in fretta, Danio, perché quelli là fuori stanno diventando nervosi: cos’è successo esattamente qui?»

«Be’, signore, stavamo facendo una festa, avevamo affittato una stanza.» Indicò con la testa l’uomo semi-svestito che si era avvicinato per sentire. «Ci siamo trovati a corto di rifornimenti e siamo venuti qui a comprarne, perché era il posto più vicino. Avevamo preso tutto e portato alla cassa, quando quella puttana si è rifiutata di prendere il nostro credito! Buon credito dendarii!»

«La puttana…?» Miles si guardò intorno, scavalcando l’ormai disarmato Yalen. Oh, signore, è vero… L’impiegata del negozio, una donna grassoccia, di mezza età era sdraiata su un fianco all’altra estremità del banco, imbavagliata e legata con la giacca e i pantaloni del soldato seminudo.

Miles estrasse il coltello dalla cintura e si diresse verso di lei. La donna emise una serie di gorgoglii isterici dietro il bavaglio.

«Io non la slegherei, se fossi in lei» lo ammonì il soldato nudo. «Fa un sacco di rumore.»

Miles si fermò e osservò la donna: aveva i capelli grigi scarmigliati e ritti, tranne che sul collo e sulla fronte, dove erano appiccicati per via del sudore e roteava selvaggiamente gli occhi contorcendosi tra i legami.

«Mmm.» Miles si rimise il coltello nella cintura e in quel mentre lesse sulla giacca il nome del soldato seminudo, che gli riportò alla mente sgraditi pensieri. «Xaveria. Sì, adesso mi ricordo di lei. Si è comportato bene su Dagoola.» Xaveria raddrizzò le spalle.

Maledizione, con questo andava in fumo l’idea che aveva cominciato a frullargli per la testa: cioè di consegnarli tutti alle autorità locali, pregando che fossero ancora in carcere quando la flotta usciva dall’orbita. Chissà se poteva separare Xaveria da quegli indegni compagni? Ma ahimè, sembrava proprio che ci fossero coinvolti tutti insieme.

«Così non ha accettato le vostre carte di credito. Dimmi Xaveria, cosa è successo, dopo?»

«Ehm… sono stati scambiati degli insulti, signore.»

«E poi?»

«Gli animi si sono riscaldati. Sono state lanciate delle bottiglie. È stata chiamata la polizia. Lei è stata messa fuori combattimento con un pugno.» Xaveria lanciò un’occhiata guardinga a Danio.

Miles rifletté sull’assenza di soggetti nella sintassi di Xaveria. «E poi?»

«E poi è arrivata la polizia e noi li abbiamo minacciati di far saltare in aria questo posto se cercavano di entrare.»

«E avete effettivamente i mezzi per mettere in atto quella minaccia, soldato semplice Xaveria?»

«No, signore: è stato solo un bluff. Io stavo cercando di pensare… be’… a cosa avrebbe fatto lei in questa situazione, signore.»

Questo è un po’ troppo osservatore, anche quando è ubriaco fradicio, pensò amaramente Miles, sospirando e passandosi una mano tra i capelli. «Perché non ha accettato le vostre carte di credito? Non erano quelle Universali terrestri che vi sono state consegnate all’attracco? Non stavate per caso cercando di usare quelle rimaste da Mahata Solaris, vero?»

«Nossignore» rispose Xaveria e gli mostrò la carta a conferma delle sue parole. Sembrava a posto. Miles si voltò per controllarla alla consolle, ma scoprì che questa era distrutta. Il buco del colpo di grazia sulla piastra olovideo era un centro preciso, anche se ogni tanto la consolle emetteva ancora degli sfrigolii e degli scoppiettii. Aggiunse anche quel costo alla lista che stava compilando nella mente e rabbrividì.

«In realtà» disse Xaveria schiarendosi la gola, «è stata la macchina a risputarla fuori, signore.»

«Non avrebbe dovuto farlo» cominciò Miles, «a meno che.» a meno che non ci sia qualcosa che non va con il conto centrale. Di colpo, avvertì una sgradevole sensazione di freddo alla bocca dello stomaco. «Controllerò» promise. «Nel frattempo, dobbiamo mettere fine a questa faccenda e cercare di farvi uscire di qui senza che i poliziotti del posto vi friggano il cervello.»

Danio indicò eccitato la pistola che Miles aveva in mano. «Potremmo aprirci la strada dal retro e poi fuggire verso la più vicina stazione della metropolitana.»

Momentaneamente senza parole, Miles prese in considerazione l’idea di sparare a Danio con la sua stessa pistola… ma Danio salvò la pelle solo perché Miles rifletté che il rinculo avrebbe potuto rompergli un braccio… si era fracassato la mano destra su Dagoola e il ricordo del dolore era ancora molto vivo.

«No, Danio» disse quando riuscì a controllare la voce, «noi usciremo di qui attraversando lentamente… molto lentamente… la porta principale e ci arrenderemo.»

«Ma i dendarii non si arrendono mai» protestò Xaveria.

«Questo non è il fronte» spiegò Miles in tono paziente, «questo è un negozio di vini. O meglio, lo era. E oltretutto non è neppure il nostro negozio di vini.» Anche se senza dubbio sarò costretto a comprarlo. «Considerate la polizia londinese non come dei nemici, ma come i vostri più cari amici. E lo sono, sapete. Perché» e fissò Xaveria con uno sguardo gelido, «finché non avranno finito con voi, non potrò cominciare io.»

«Ah» si arrese Xaveria alla fine. Poi toccò il braccio di Danio. «Già. Forse… forse ci conviene lasciare che l’ammiraglio ci riporti a casa, eh, Danio?»

Xaveria rimise in piedi l’ex-proprietario del coltello. Dopo un attimo di riflessione, Miles si portò alle spalle di occhi rossi, tirò fuori lo storditore da tasca e lasciò partire una scarica leggera alla base del cranio. Occhi rossi si afflosciò di lato e Miles pregò con tutto se stesso che quell’ulteriore stimolazione non gli causasse uno shock traumatico. Dio solo sapeva che razza di cocktail chimico avesse ingurgitato… di certo non si era trattato solo di alcol.

«Tu prendilo per la testa» ordinò Miles a Danio, «e tu, Yalen, per i piedi.» Ecco, in questo modo erano efficacemente immobilizzati tutti e tre. «Xaveria, apri la porta, metti le mani sopra la testa e cammina, senza correre, fino alla polizia, dove ti lascerai arrestare senza storie. Danio, tu lo seguirai. È un ordine.»

«Come vorrei che avessimo il resto della truppa» borbottò Danio.

«L’unica truppa che vi serve è un esercito di esperti legali» ribatté Miles. Guardò Xaveria e sospirò: «Ve ne manderò uno.»

«Grazie, signore» rispose Xaveria e si avviò fuori con passo pesante. Stringendo i denti, Miles si mise alla retroguardia.

La luce del sole all’esterno gli ferì gli occhi. La sua piccola pattuglia si arrese alla polizia. Danio non oppose resistenza quando cominciarono a perquisirlo. Il commissario gli si avvicinò, per parlargli.

Dalla porta del negozio si udì uno scoppio sordo e fiamme azzurrine lambirono il marciapiede.

Miles gridò, girò su se stesso e partì di scatto, prendendo un gran respiro e trattenendolo. Si precipitò attraverso le porte del negozio, nell’oscurità trafitta da vampate di calore, e girò intorno al banco. La passatoia intrisa d’alcol aveva preso fuoco e fiammate ondeggianti come steli di grano dorato correvano dappertutto sommerse in nuvole di fumo. L’incendio stava raggiungendo la donna legata sul pavimento e tra un istante i suoi capelli si sarebbero trasformati in una corona solare…