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«Uno strappo muscolare» sentenziò freddo il medico della flotta dopo averlo visitato. «Resti disteso per una settimana.»

Miles promise, sapendo di promettere il falso e uscì stringendo un tubetto di pillole nella mano bendata. Era sicuro che la diagnosi fosse esatta, perché adesso che si trovava a bordo della sua ammiraglia, il dolore cominciava ad attenuarsi. O almeno, sentiva la tensione nei muscoli del collo che si allentava e sperava che la cosa si sarebbe estesa al resto del suo corpo. E stava anche cominciando a svanire l’effetto della scarica di adrenalina che lo aveva tenuto in piedi… forse era meglio sbrigare le faccende sulla nave finché era ancora in grado di parlare e camminare allo stesso tempo.

Raddrizzò la giacca, fece un futile tentativo di spazzolare via le macchie bianche e raddrizzando il mento, si diresse al sancta sanctorum dell’ufficiale pagatore della flotta.

Era sera, sulla nave, con una sola ora di differenza rispetto all’ora di Londra sulla Terra, ma la contabile mercenaria era ancora al lavoro. Vicki Bone era una donna di mezza età, puntigliosa e robusta, decisamente un tecnico e non un soldato, il cui tono di voce era normalmente basso e strascicato. Quando però lo vide entrare, raddrizzò la sedia e squittì: «Oh, signore! Ha avuto il trasferimento di crediti…?» Si accorse del suo aspetto e abbassò la voce al timbro consueto. «Buon Dio! Cosa le è successo?» E poi, ripensandoci, eseguì il saluto.

«È quello che sono venuto a scoprire, tenente Bone.» Agganciò una seconda sedia agli anelli nel pavimento e la girò per potersi sedere con le braccia sollevate sopra lo schienale. E poi, anche lui in ritardo, ricambiò il saluto. «Credevo che mi avesse detto nel suo rapporto di ieri che tutti gli ordini di rifornimento non essenziali per il supporto vitale in orbita erano stati sospesi e che il credito sulla Terra era sotto controllo.»

«Temporaneamente sotto controllo» replicò Bone. «Quattordici giorni fa mi ha detto che avremmo avuto il trasferimento di credito in dieci giorni e io ho cercato di dilazionare il più possibile tutte le spese dopo quella data. Quattro giorni fa lei mi ha detto che ci sarebbero voluti altri dieci giorni…»

«A dir poco» confermò Miles cupo.

«Ho di nuovo rimandato tutto il rimandabile, ma qualcosa ho dovuto comunque pagare, per ottenere un’estensione di credito per un’altra settimana. Dopo Mahata Solaris abbiamo attinto pericolosamente ai nostri fondi di riserva.»

Miles sfregò un dito sullo schienale, con un gesto stanco. «Già, forse avremmo dovuto andare direttamente su Tau Ceti.» Adesso era troppo tardi. Se solo fosse stato lui personalmente a trattare con il QG della Sicurezza del Settore II…

«Avremmo comunque dovuto lasciare tre quarti della flotta sulla Terra, Signore.»

«E io invece non volevo dividere le nostre forze, lo so. Se restiamo qui troppo, nessuno potrà più andarsene… un buco nero finanziario… Senta, inserisca i suoi programmi e mi dica cosa è successo al conto di credito del personale sulla Terra intorno alle 16.00, ora di Londra.»

«Hmmm?» Una serie di dati incomprensibili e colorati comparvero sull’olovideo. «Oh santo cielo! Non sarebbe dovuto succedere. Dov’è finito il denaro…? Ah, annullamento diretto. Questo spiega tutto.»

«Le dispiace spiegarlo anche a me?» la incitò Miles.

«Be’, naturalmente quando la flotta è di stanza per un tempo abbastanza lungo in un qualunque posto provvisto di una rete finanziaria, noi non lasciamo fermi i nostri liquidi.»

«No?»

«No, no. Tutto quello che non serve effettivamente per pagamenti immediati, viene impiegato il più a lungo possibile in investimenti a breve termine che diano degli utili. Così su tutti i nostri conti c’è solo il minimo legale. Quando arriva un conto, lo passo al computer e trasferisco quanto basta per coprirlo dal conto di investimento al conto di credito.»

«E il gioco… eh, vale il rischio?»

«Rischio?! È una pratica basilare comune! Abbiamo guadagnato oltre quattromila crediti federali GSA su interessi e dividendi la settimana scorsa, fino a quando non siamo scesi sotto il minimo di conto.»

«Oh» disse Miles e per un attimo contemplò l’idea di abbandonare la guerra e di darsi alle speculazioni in borsa… Liberi Mercenari Dendarii, Società Finanziaria. Ma ohimè, probabilmente l’Imperatore avrebbe avuto qualcosa da dire al riguardo…

«Ma questi idioti» proseguì il tenente Bone indicando con un gesto la schematica che rappresentava la sua versione delle avventure pomeridiane di Danio, «hanno cercato di attingere al conto direttamente attraverso il suo numero, invece che tramite la Ragioneria Centrale della Flotta, come non ho fatto che ripetere a tutti. E dato che al momento siamo tanto a corto di fondi, la richiesta è stata respinta. A volte ho la sensazione di parlare ai sordi.» Altri grafici minacciosi sgorgarono dalla punta delle sue dita. «Ma io non posso continuare questi passaggi all’infinito, signore! Il conto di investimento adesso è vuoto, quindi non produce denaro extra. Non sono sicura che riusciremo a durare altri sei giorni. E se il trasferimento di credito non arriva…» sollevò le braccia al cielo, «tutta la flotta dendarii finirà in liquidazione forzata, un pezzetto alla volta!»

«Oh» commentò Miles massaggiandosi il collo: si era sbagliato, il mal di testa non stava passando. «Non c’è un modo per far girare il denaro da un conto all’altro in modo da creare… ehm… denaro virtuale? Temporaneamente?»

«Denaro virtuale?» Bone piegò le labbra in una smorfia disgustata.

«Per salvare la flotta. Come in combattimento. Contabilità mercenaria…» unì le mani e le strinse tra le ginocchia, rivolgendole uno sguardo speranzoso. «Naturalmente, se non è in grado di farlo…»

La donna dilatò le narici. «Certo che sono in grado. Ma il giochetto a cui sta pensando lei si basa in massima parte sui ritardi. La rete finanziaria della Terra è totalmente integrata in tempo reale, non ci sono ritardi a meno che non si lavori su base interstellare. Le dico io cosa potrebbe funzionare, però…» si interruppe e poi riprese, «però potrebbe anche non funzionare…»

«Che cosa?»

«Andare in una grande banca e ottenere un prestito a breve termine dando come garanzia, che so, qualche apparecchiatura vitale.» Il suo sguardo vagò lungo le paratie della Triumph, lasciando capire senza ombra di dubbio a quale apparecchiatura vitale stesse pensando. «Certo, non dovremo fare menzione di certe altre garanzie in sospeso e della portata del deprezzamento, per non parlare di qualche piccola ambiguità su quello che è o non è proprietà della flotta in quanto società rispetto ai Capitani-proprietari… ma almeno sarebbe denaro vero.»

E cosa avrebbe detto il commodoro Tung quando avesse scoperto che Miles aveva ipotecato la sua ammiraglia? Ma Tung non c’era, Tung era in licenza e al suo ritorno, tutto sarebbe già stato risolto.

«Dovremo chiedere due o tre volte l’ammontare che ci serve effettivamente, per essere sicuri di ottenere abbastanza» proseguì il tenente Bone. «E sarà lei a dover firmare, in quanto ufficiale superiore.»

Sarebbe stato l’ammiraglio Naismith a dover firmare, corresse Miles, un uomo la cui esistenza legale era strettamente… virtuale, anche se non c’era pericolo che una banca terrestre venisse a sapere una cosa simile. La flotta dendarii sosteneva in modo più che convincente la sua identità. Questa poteva risultare la cosa meno pericolosa che avesse fatto in vita sua. «Proceda pure, tenente Bone. E… hum… dia in garanzia la Triumph, è la cosa più grossa che abbiamo.»

Il tenente annuì e raddrizzò le spalle, ovviamente sollevata e riprese in parte la sua abituale serenità. «Sissignore. Grazie, signore.»