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«Mon Dieu, il piccolo ammiraglio» esclamò tutta allegra. «Cosa ci fa qui?»

Ignorando il grido angosciato del suo cervello, Miles assunse un’espressione educatamente perplessa. «Come dice, signora?»

«Ammiraglio Naismith o…» nei suoi occhi si accese una luce di interesse quando vide l’uniforme che indossava. «Si tratta forse di una missione segreta dei mercenari, ammiraglio?»

Passò un istante. Poi Miles spalancò gli occhi e lasciò che la sua mano si appoggiasse sull’esterno dei pantaloni della sua uniforme, alla ricerca di un’arma che non c’era. «Mio Dio» esclamò con voce soffocata dall’orrore (quello non era difficile imitarlo), «intende forse dire che l’ammiraglio Naismith è stato visto sulla Terra?»

La giornalista sollevò il mento e dischiuse le labbra in un sorrisetto incredulo. «Nel suo specchio, di certo.»

Si vedevano molto le strinature sulle sopracciglia? E la mano sinistra era ancora fasciata. Non è un’ustione, madame, pensò fuori di sé, me la sono tagliata facendomi la barba…

Di colpo si mise sull’attenti, facendo sbattere i tacchi dei lustri stivali e le rivolse un piccolo inchino formale. Poi, con un pesante e caricato accento barrayarano, disse: «C’è un errore, signora. Io sono Lord Miles Vorkosigan di Barrayar, tenente del Servizio Imperiale. Non che non aspiri al grado di cui mi ha gratificato, ma mi sembra un tantino prematuro.»

«Le sue ustioni sono guarite, signore?» proseguì lei imperterrita con il più dolce dei suoi sorrisi.

Miles inarcò le sopracciglia (No, non avrebbe dovuto metterle in mostra). «Naismith si è ustionato? Lo ha visto? Quando? Le spiace se ne parliamo? L’uomo a cui ha accennato riveste un interesse particolare per la Sicurezza Imperiale Barrayarana.»

Lei lo squadrò da capo a piedi. «Non mi meraviglio, visto che siete la stessa persona.»

«La prego, venga, venga da questa parte» E adesso come avrebbe fatto a cavarsela? La prese per un braccio e la condusse verso un angolino appartato. «Certo che siamo la stessa persona: l’ammiraglio Naismith dei Mercenari Dendarii è il mio…» gemello legittimo? No, questa non poteva proprio funzionare. Ma l’illuminazione non sorge piano come il sole, è piuttosto un lampo a ciel sereno: «… clone» terminò tranquillo.

«Che cosa?» La sua certezza si stava incrinando. Lo guardò con rinnovato interesse.

«Il mio clone» ripeté Miles con voce più ferma. «È una creazione straordinaria. Noi pensiamo, anche se non siamo mai stati in grado di averne conferma, che Naismith sia il risultato di un’azione cetagandana che doveva restare segreta e che invece gli è del tutto sfuggita dalle mani. E comunque la scienza medica cetagandana è assolutamente in grado di creare un clone. I particolari reali dei loro esperimenti genetici militari la farebbero inorridire.» Miles si interruppe: almeno quell’ultima affermazione era vera. «A proposito, lei chi è?»

«Lise Vallerie» rispose lei mostrandogli il tesserino-stampa. «Della rete Euronews.»

Il fatto stesso che avesse ritenuto di doversi presentare di nuovo, disse a Miles che aveva scelto la strada giusta. «Ah» esclamò ritraendosi di un passo, «la televisione. Non me ne ero reso conto. La prego di scusarmi, signora, ma non posso parlarle senza il permesso dei miei superiori.» E fece per voltarsi.

«No, aspetti… ah… Lord Vorkosigan, oh… non sarà mica parente di quel Vorkosigan, vero?»

Miles sollevò il mento, cercando di assumere un’aria severa. «È mio padre.»

«Oh» sussurrò lei nel tono di chi ha ricevuto l’illuminazione. «Questo spiega tutto.»

Infatti pensavo che sarebbe stato così, pensò Miles allegro. Poi fece ancora il gesto di andarsene e la giornalista gli si aggrappò come un edera. «No, la prego… se non sarà lei a darmi i particolari, stia pur certo che indagherò per conto mio.»

«Be’…» Miles si interruppe. «Dal nostro punto di vista è storia vecchia. Però immagino di poterle dare delle informazioni, dal momento che la cosa riguarda espressamente me. Ma quanto le dirò non dovrà essere divulgato al pubblico. Prima deve darmi la sua parola che non lo farà.»

«La parola di un Lord Vor barrayarano è sacra, vero?» rispose lei. «Io non rivelo mai le mie fonti.»

«Molto bene» disse Miles, fingendo di credere che avesse promesso, anche se in realtà le sue parole non avevano detto nulla di simile. Afferrò un paio di sedie e si sedettero lontani dai roboservi che stavano sparecchiando il tavolo del banchetto. Poi Miles si schiarì la gola e si lanciò.

«Il costrutto biologico che si fa chiamare ammiraglio Naismith è forse… l’uomo più pericoloso della galassia. Astuto, intrepido, sia il servizio segreto cetagandano che quello barrayarano hanno cercato di assassinarlo, in passato, ma senza successo. Lui si è costruito una base potente, con la Flotta dei Dendarii e ancora non sappiamo cosa intenda farne, anche se è certo che deve avere un piano.»

Vallerie si portò la mano alle labbra, con aria dubbiosa. «Mi è parso… molto gradevole, quando gli ho parlato. Date le circostanze, naturalmente, e di certo un uomo coraggioso.»

«Ah, proprio quella è la genialità e la meraviglia di quell’uomo» esclamò Miles e poi decise di abbassare un tantino il tono. «Il carisma. Di certo i cetagandani, se sono stati loro, intendevano farne qualcosa di straordinario. È un genio militare, sa?»

«Aspetti un attimo» lo interruppe. «Lei dice che è un clone vero, non una semplice copia esteriore? E allora deve essere ancor più giovane di lei.»

«Sì. La sua crescita e la sua istruzione sono state accelerate artificialmente, fino ai limiti consentiti dal processo, pare. Ma lei dove lo ha visto?»

«Qui a Londra» rispose e fu sul punto di aggiungere altro, ma si trattenne. «Ma lei dice che Barrayar sta cercando di ucciderlo?» Si scostò impercettibilmente. «Credo che sia meglio che glielo lasci rintracciare da solo.»

«No, adesso non più» rispose Miles con un risatina secca, «adesso non vogliamo ucciderlo, ma ci limitiamo a seguire le sue tracce. E negli ultimi tempi lo avevamo perso di vista, cosa che rende molto nervosi gli addetti alla mia sicurezza. È chiaro che all’inizio era stato creato per sostituirmi, per un complotto che aveva mio padre come bersaglio ultimo. Ma sette anni fa è sfuggito ai suoi creatori-secondini e ha cominciato a lavorare in proprio. Noi… Barrayar, intendo, adesso ne sappiamo troppo sul suo conto perché cerchi di nuovo di sostituirsi a me.»

«Però potrebbe farlo» disse lei osservandolo attentamente. «Potrebbe davvero.»

«Forse sì» rispose Miles con un sorriso cupo. «Ma se mai dovessimo trovarci insieme nella stessa stanza, si accorgerebbe che io sono più alto di almeno due centimetri. Ho avuto una crescita tardiva, dovuta alle cure di ormoni…» tutta quella panzana doveva finire in fretta… ma continuò a blaterare.

«Però i cetagandani stanno sempre cercando di ucciderlo. Fino ad ora questa è la prova migliore che abbiamo a conferma che Naismith sia una loro creazione. È chiaro che lui deve sapere molte cose che a noi sono oscure, e ci piacerebbe moltissimo averlo nelle nostre mani.» E le rivolse un invitante sorriso canino, orrendamente falso. La giornalista si ritrasse di qualche altro centimetro.

Miles strinse i pugni, furente. «La cosa più irritante di quell’uomo è la sua sfrontatezza. Avrebbe potuto almeno scegliersi un altro nome, e invece ostenta il mio. Forse ci si è abituato mentre lo addestravano a diventare la mia copia. Parla con accento betano e ha preso il cognome betano da signorina di mia madre, come si usa su Beta e lo sa perché?»

Già, perché, perché…

Lei scosse il capo e lo fissò affascinata e inorridita.