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Mark saltò nel tunnel di discesa, senza voltargli le spalle. «PERCHÉ NO?» urlò all’improvviso, perplesso e furioso.

Miles gettò indietro la testa e rise. «Scoprilo da te!» gridò.

Il campo di discesa del tunnel afferrò Mark, che svanì, ingoiato dalla terra.

Miles tornò dagli amici che lo stavano aspettando.

«Credi che sia stata una cosa furba?» chiese Elli preoccupata, interrompendo il rapido resoconto di Ivan. «Lasciarlo andare in quel modo?»

«Non lo so» sospirò Miles. «Se non puoi aiutare, almeno non intralciare. Io non posso aiutarlo, Galen lo ha reso troppo poco stabile. Io sono la sua ossessione e temo che lo sarò sempre. Io so tutto delle ossessioni. La cosa migliore che posso fare è non restargli tra i piedi. Col tempo forse si calmerà, non essendo costretto a reagire alla mia presenza. Col tempo potrà… salvarsi.»

Lo sfinimento lo sommerse. Il corpo di Elli accanto al suo era caldo, e lui era contento, contento di averla lì. La presenza della ragazza gli rammentò un’altra cosa: accese il comunicatore e congedò Nim e la sua pattuglia, ordinando loro di tornare allo spazioporto.

«Bene» disse Ivan dopo un intero minuto di silenzio, «dove andiamo adesso? Voi due volete che vi porti allo spazioporto?»

«Sì» sospirò Miles, «per fuggire dal pianeta… la diserzione è poco pratica, temo, perché tanto, presto o tardi, Destang mi ritroverebbe. Tanto vale che torniamo all’ambasciata a fare rapporto. Un rapporto vero. Non c’è rimasto più nulla per cui mentire, no?» Chiuse gli occhi, cercando di pensare.

«Per quello che mi riguarda, non c’è nulla» borbottò Galeni. «E poi non mi piacciono i rapporti edulcorati. Alla fine diventano storia. Peccati sepolti.»

«Lei… lei sa che non avrei voluto che le cose andassero in questo modo» gli disse Miles dopo un attimo di silenzio. «Lo scontro della notte scorsa.» Era un ben povero modo di scusarsi per aver fatto ammazzare il padre di un uomo…

«Immagina di essere stato lei l’artefice? Onnisciente e onnipotente? Nessuno l’ha nominata Dio, Vorkosigan.» Il fantasma di un sorriso gli comparve agli angoli della bocca. «Sono sicuro che si è trattato di un incidente.» Si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi.

Miles si schiarì la gola. «Allora torniamo all’ambasciata, Ivan. E… senza fretta, guida piano. Non mi spiacerebbe dare un’ultima occhiata a Londra, eh?» Si appoggiò a Elli e guardò l’alba estiva sorgere lenta sulla città, il tempo e le epoche che si mischiavano e si sovrapponevano come le luci e le ombre tra una strada e l’altra.

Quando si misero tutti in fila nell’ufficio di Galeni all’ambasciata, a Miles vennero in mente le statuette di porcellana cinese a forma di scimmia che il capo di stato maggiore Tung teneva su uno scaffale nel suo alloggio. Ivan era senza dubbio quella del "Io non vedo", mentre Galeni, per il modo in cui stringeva le mascelle rispondendo allo sguardo inferocito di Destang, era senz’altro quella del "Io non parlo". Il che lasciava a Miles, in piedi tra i due, la parte del "Io non sento"… ma forse mettersi le mani sulle orecchie non lo avrebbe aiutato molto.

Si era aspettato di trovare Destang furibondo, ma il commodoro sembrava solo disgustato. Rispose ai loro saluti e si appoggiò allo schienale della poltrona di Galeni e quando posò lo sguardo su Miles, la sua bocca assunse una piega particolarmente contorta.

«Vorkosigan.» Quel nome restò sospeso in aria come una cosa visibile, che Destang osservò senza particolare favore prima di proseguire. «Quando ho finito di trattare con un certo investigatore Reed delle Assise Municipali di Londra alle 07.00 di questa mattina, ero deciso a far sì che solo un intervento divino l’avrebbe salvata dalla mia ira. E l’intervento divino è arrivato alle 09.00 sotto forma di un corriere speciale del QG Imperiale.» Destang prese un dischetto contrassegnato dal marchio imperiale e lo tenne tra il pollice e l’indice. «Questi sono i nuovi e urgenti ordini per i suoi irregolari dendarii.»

Dal momento che Miles aveva incrociato il corriere al bar dell’ambasciata, quella notizia non gli giunse del tutto inaspettata. Represse il desiderio di sporgersi e disse in tono invitante.

«Sì, signore?»

«Sembra che una certa flotta di mercenari che operava nel lontano settore IV, a quanto pare sotto contratto con un governo subplanetario, abbia oltrepassato il limite tra guerriglia e pirateria dichiarata. Il blocco che avevano posto alla distorsione galattica si è trasformato da perquisizione delle navi in transito alle confisca.»

«Tre settimane fa, hanno sequestrato un’astronave passeggeri battente bandiera tau cetana e l’hanno trasformata in un trasporto truppe. E fin qui tutto bene, senonché a qualche mente brillante è venuta l’idea geniale di aumentare la paga trattenendo i passeggeri e rilasciandoli dietro pagamento di un riscatto. Parecchi governi planetari i cui cittadini si trovano attualmente nelle mani dei sequestratori hanno formato una delegazione per negoziare, capeggiata dai tau cetani.»

«E qual è il nostro ruolo, signore?» Il Settore IV era decisamente lontano da Barrayar, ma Miles non faceva fatica ad indovinare il seguito. Ivan era curiosissimo.

«Tra i passeggeri c’erano undici sudditi barrayarani, compresa la moglie del Ministro dell’Industria Pesante, Lord Vorvane e i loro tre figli. Poiché i passeggeri barrayarani sono solo una minoranza dei duecentosedici passeggeri tenuti in ostaggio, Barrayar non ha potuto ottenere il comando della delegazione. I governi interessati, per nulla amichevoli, hanno negato alla nostra flotta il permesso di passaggio nei tre corridoi di transito che costituivano la rotta più corta tra Barrayar e il Settore IV. L’altra via più breve richiede diciotto settimane. Dalla Terra i suoi dendarii possono arrivare in quell’area in meno di due settimane.» Destang corrugò la fronte; Ivan era assolutamente affascinato.

«I vostri ordini sono naturalmente di liberare vivi i sudditi dell’Imperatore e il maggior numero possibile di altri cittadini planetari, intraprendendo tutte le misure punitive compatibili con il raggiungimento dell’obiettivo primario e sufficienti a dissuadere i pirati dal ripetere un atto simile. Poiché tra Barrayar e Tau Ceti sono in corso delicati negoziati per un trattato, non vogliamo assolutamente che, se qualcosa va storto, i tau cetani abbiano sentore del mandante di questo tentativo unilaterale di salvataggio. Il mezzo per raggiungere questo scopo sembra sia lasciato totalmente alla sua discrezione. Qui dentro troverà tutti i particolari della situazione in possesso del QG fino ad otto giorni fa.»

Finalmente tese il dischetto, che Miles prese con dita che prudevano. L’espressione di Ivan era adesso di invidia completa.

Destang trasse un altro oggetto che porse a Miles con l’aria di un uomo che si stesse strappando il fegato. «Il corriere ha consegnato un’altra nota di credito per diciotto milioni di marchi. Per coprire le spese dei prossimi sei mesi di operazioni.»

«Grazie, signore!»

«Ah. A operazione ultimata, farà rapporto direttamente al commodoro Rivik al quartier generale del Settore IV. Con un po’ di fortuna, per allora io sarò già in pensione» terminò Destang.

«Sissignore. Grazie signore.»

Lo sguardo di Destang si posò su Ivan. «Tenente Vorpatril.»

«Signore?» Ivan si mise sull’attenti con l’aria più entusiasta che gli riuscì di trovare, mentre Miles si preparava a protestare che Ivan era innocente, completamente all’oscuro di tutto, era una vittima… ma non ne ebbe bisogno; Destang si limitò a osservarlo in silenzio per qualche istante e poi sospirò.

«Non importa.»

A quel punto si rivolse a Galeni, che era in piedi rigido e immobile. Essendo riusciti ad arrivare prima di Destang, entrambi gli ufficiali dell’ambasciata avevano potuto lavarsi e indossare uniformi pulite e redigere un laconico rapporto, che il commodoro aveva appena finito di leggere. Ma nessuno aveva ancora potuto dormire. Quanto fango avrebbe ancora potuto sopportare Galeni prima di raggiungere il punto di esplosione?