«Dev’essere Deborah», dissi. Credo che nella mia voce si leggesse chiaro il mio desiderio di salvezza. Mi alzai e andai alla porta, la aprii e vidi una bella donna robusta con lunghi capelli biondi.
«Oh», disse. «Tu devi essere… ehm… c’è Rita?»
Be’, se io dovevo essere «ehm», non me ne ero accorto fino ad allora. Chiamai Rita e lei arrivò, sorridente. «Kathy!» esclamò. «Che piacere. Come stanno i ragazzi? Kathy abita nella casa accanto», mi spiegò.
«Aha», dissi. Conoscevo molti bambini nella zona, ma non i loro genitori. Anche se questa doveva essere la mamma dello sgradevole bambino undicenne della porta accanto e del fratello più grande, che non si vedeva spesso. Questo significava che Kathy non era venuta a mettere una bomba nell’automobile o a consegnarci una fialetta di antrace, così sorrisi e tornai a tavola con Cody e Astor.
«Jason è in campeggio», spiegò. «E Nick ciondola per casa aspettando che gli crescano i baffi.»
«Mio Dio», esclamò Rita.
«Nicky è un viscidone», sussurrò Astor. «Voleva che mi abbassassi le mutandine per guardare.» Cody aveva mescolato il suo semifreddo trasformandolo in una specie di pudding.
«Senti, Rita, mi spiace disturbarti all’ora di cena», si scusò Kathy.
«Abbiamo appena finito. Vuoi un caffè?»
«Oh, no, non posso berne più di uno al giorno», rifiutò Kathy. «Ordini del medico. Piuttosto volevo dirti del nostro cane… per caso hai visto Rascal? Sono due giorni che non si fa vivo e Nicky è così preoccupato.»
«Io non l’ho visto. Aspetta… chiedo ai ragazzi», rispose Rita. Ma non appena si voltò verso di loro, Cody mi guardò, si alzò senza dire nulla e uscì dalla stanza. Anche Astor si alzò.
«Noi non l’abbiamo visto», rispose. «È dalla scorsa settimana, quando ha rovesciato la pattumiera.» E seguì Cody fuori dalla stanza. Lasciarono i dolci sul tavolo, mangiati a metà.
Rita li guardò allontanarsi a bocca aperta, poi si rivolse alla vicina. «Mi spiace, Kathy. Nessuno l’ha visto. Ma ci staremo attenti, okay? Sono certa che salterà fuori, puoi dire a Nick di stare tranquillo.» Scambiò ancora due parole con la vicina, mentre io osservavo il semifreddo, chiedendomi il senso della scena a cui avevo appena assistito.
Rita chiuse la porta e tornò al caffè ormai quasi freddo. «Kathy è una brava persona», disse. «Ma i suoi figli sono delle pesti. Sai, è divorziata, il suo ex ha comprato una casa a Islamorada, dev’essere un avvocato. Però abita qui vicino e Kathy deve badare ai ragazzini e a volte mi sembra un po’ insicura. Fa l’infermiera da un podologo.»
«E il suo numero di scarpe?» domandai.
«Sto parlando troppo?» fece Rita. «Mi dispiace. È che ero solo un po’ in ansia… sono sicura che…» Scosse il capo e mi guardò. «Dexter. Senti…»
Non scoprii che cosa dovevo sentire perché squillò il cellulare. «Scusami», la interruppi e mi diressi al tavolo dell’ingresso dove l’avevo posato.
«Ha appena chiamato Doakes», mi comunicò Deborah, senza nemmeno salutare. «Il tipo con cui doveva parlare ha tagliato la corda. Doakes lo sta seguendo per capire dove va, ma ha bisogno della nostra collaborazione.»
«Presto, Watson, è tempo d’andare», dichiarai, ma Deborah non era in vena di battute letterarie.
«Passo a prenderti tra cinque minuti», disse.
19
Mi congedai da Rita accampando una scusa e uscii ad aspettare. Deborah fu di parola e nel giro di cinque minuti e mezzo eravamo sulla Dixie Highway diretti a nord.
«Sono fuori da Miami Beach», mi spiegò. «Doakes mi ha detto di aver avvicinato quel tipo, Oscar, e di avergli spiegato la faccenda. Lui gli ha risposto ’fammi pensare’, Doakes ha detto ’va bene, ti richiamo’. Però era giù in strada che teneva d’occhio la casa: dieci minuti dopo il tipo saltava in macchina con una ventiquattrore.»
«Perché dovrebbe scappare proprio adesso?»
«Tu non lo faresti se sapessi di avere Danco alle calcagna?»
«No», risposi, pensando con gioia a che cosa avrei potuto fare se mi fossi trovato tête-a-tête col dottore. «Gli preparerei una trappola e aspetterei che si avvicinasse.» E poi… pensai, ma non lo dissi forte a Deborah.
«Si vede che Oscar non è come te», commentò lei.
«Pochi lo sono», osservai. «Dov’è diretto?»
Deborah aggrottò le sopracciglia e scosse il capo. «Per ora sta solo girando nei dintorni e Doakes gli sta dietro.»
«Dove credi che ci porterà?» chiesi.
Lei scosse la testa e tagliò la strada a una vecchia Cadillac decappottabile carica di giovani urlanti. «Non importa», brontolò e imboccò la rampa di accesso della Palmetto Expressway con l’acceleratore a tavoletta. «Oscar resta sempre la nostra ultima possibilità. Se prova ad abbandonare la zona lo blocchiamo, altrimenti ci conviene stargli dietro e vedere che cosa succede.»
«Ottimo, un piano davvero perfetto… Esattamente che cosa ci aspettiamo che succeda?»
«Non lo so, Dexter!» saltò su. «Ma sappiamo che prima o poi quest’uomo diventerà un bersaglio, non è così? E ora lo sa anche lui. Forse vuole solo verificare se ha qualcuno che gli sta alle calcagna. Merda!» esclamò, evitando un vecchio autocarro carico di gabbie piene di polli. Il camion andava a poco più di sessanta all’ora, non aveva luci posteriori e seduti sopra c’erano tre uomini che tenevano con una mano il carico e con l’altra il loro cappellaccio. Deborah fece suonare la sirena mentre li sorpassava. Non sembrò avere alcun effetto. Gli uomini seduti in cima non batterono ciglio.
«Comunque», continuò lei, raddrizzando il volante e riprendendo ad accelerare, «Doakes ci vuole dal lato di Miami come rinforzo. Oscar non ha molta scelta. Noi ci muoveremo in parallelo lungo Biscayne Boulevard.»
Aveva senso; finché Oscar restava a Miami Beach, non poteva fuggire in altre direzioni. Se cercava di scappare sulla sopraelevata o dirigersi a nord dal lato opposto di Haulover Park, noi eravamo lì a fermarlo. A meno che non avesse un elicottero da qualche parte, l’avremmo messo spalle al muro. Lasciai guidare Deborah, che puntò rapidamente verso nord senza ammazzare nessuno.
All’aeroporto svoltammo a est sulla 836. Il traffico aumentò leggermente e Deborah si mise a zigzagare, concentrata sulla guida. Non commentai, mentre lei mi dava un saggio dei suoi anni di allenamento nel traffico di Miami ingaggiando un rally temerario. Arrivammo sani e salvi all’interscambio con la I-95 e ci infilammo in Biscayne Boulevard. Sospirai in silenzio, mentre Deborah rallentava tra le automobili e guidava a una velocità normale.
La radio gracchiò e si udì la voce di Doakes. «Morgan, dammi la tua posizione.»
Deborah afferrò il microfono e gliela disse. «Sul Biscayne, vicino alla MacArthur Causeway.»
Si udì una breve pausa, poi Doakes aggiunse: «Sta salendo sul ponte mobile della Venetian Causeway. Coprilo dalla tua parte».
«Dieci-quattro», fece Deborah.
Non le fui d’aiuto quando le dissi: «Mi sento così formale quando parli così».
«In che senso?» chiese.
«Niente, davvero», risposi.
Deborah mi fissò con uno sguardo serio da poliziotto, ma il suo viso era ancora quello di una ragazzina. Per un istante mi ricordai di quando eravamo piccoli e giocavamo a guardie e ladri nell’auto d’ordinanza di Harry… però questa volta dovevo fare il bravo, cosa che mi inquietava non poco.
«Questo non è un gioco, Dexter», ribatté Deb che ovviamente condivideva il mio stesso ricordo. «Stavolta è in ballo la vita di Kyle.» E mentre parlava i suoi lineamenti si trasformarono nella Faccia Seria da Pesce Gatto. «So che forse a te non fa alcun effetto, ma io a quell’uomo ci tengo. Mi fa sentire così… Merda. Stai per sposarti e ancora non capisci.» Eravamo arrivati al semaforo sulla North East 15th Street quando lei svoltò a destra. Quello che restava del centro commerciale Omni lampeggiò alla nostra sinistra, mentre davanti a noi apparve la Venetian Causeway.